Giungeva la fine di gennaio e la neve che qualche settimana prima aveva fatto capolino a Budapest era oramai un ricordo. C'era un sole molto caldo, nonostante fossimo in pieno inverno e la piazza centrale del nostro quartiere era colma di famiglie a passeggio. Certo, ero convinto che per molto tempo gli eventi paesani, dopo così poco tempo passato dalla fine della guerra, non sarebbero stati all'ordine del giorno, ma sui volti delle persone che incontravo iniziava a manifestarsi un pizzico di serenità in più.
O forse si trattava solo di un modo per nascondere il loro dolore.
Anita camminava al mio fianco, con le mani in tasca e un buffo copricapo in testa, con la punta che tendeva leggermente a sinistra. Osservava incuriosita la zona circostante e ne approfittai così per raccontarle qualcosa sul quartiere, dalla Chiesa ai negozi e lei mi sorprese ascoltando attentamente e ponendomi alcune domande. Era bello vederla parlare con me così apertamente.
"Il tuo titolare è una persona simpatica?" mi domandò
Sorrisi. "E' come un padre per me. Ti piacerà, vedrai."
Sàndor mi attendeva fuori dalla bottega, con un in mano un pacchetto avvolto da uno strato di carta, ma non sembrava arrabbiato nonostante la tarda ora. Forse le questioni di lavoro di cui doveva parlarmi non erano poi così importanti, pensai. Però avrebbe visto Anita. Cosa avrebbe detto sapendo che avevo accolto... un'orfana? Una trovatella? Forse non avrebbe detto nulla, dal momento che anche lui mi aveva accolto da vagabondo qual ero.
"Scusa per il ritardo Sàndor, davvero..." mi giustificai.
"Non preoccuparti." si limitò a dire, dal momento che il suo sguardo era già stato preso da Anita. "Chi è questa graziosa ragazzina?".
"Mi chiamo Anita. Molto piacere, signore." disse, esibendosi in un elegante inchino.
"Oh, ma guarda." osservò il mio titolare. "Hai un educazione nobiliare."
"Davvero?" chiesi io, che non avevo nemmeno pensato per un secondo a una simile eventualità.
"Da dove vieni?" le domandò Sàndor.
"Da un posto molto lontano." dissi io, usando le stesse parole di Anita. "Non lo conosci di sicuro. L'ho trovata nascosta in un piccolo sgabuzzino. Mi ha detto di non avere più una casa e ho deciso di accoglierla."
Sàndor annuì. "Hai fatto la scelta giusta." poi si rivolse ancora a lei. "Ma dimmi, Anita." proseguì lui, abbassandosi sulla mia nuova inquilina. "Ti sei trovata bene da Tàmas?".
"Benissimo, è stato davvero molto gentile."
"Già." confermò guardandomi. "E' un bravo ragazzo."
Ci fu qualche istante di silenzio, ma Sàndor non voleva prolungarlo. "Ti va una brioche appena sfornata, mia cara?".
"Ma abbiamo appena fatto colazione!" protestai io."
"Non fare il bacchettone!" mi sgridò, poi guardò lei. "Allora che ne dici?".
Anita mi guardò, quasi cercasse la mia approvazione e io le sorrisi. "Ma certo, grazie Signor Sàndor."
"Non chiamarmi signore." le disse prendendola per una spalla dolcemente, conducendola verso il negozio. "Sai ne ho sfornate di vari tipi oggi, puoi scegliere quelle che vuoi..."
Li seguii quasi in disparte, sentendomi una sorta di terzo incomodo, ma non mi sentivo per nulla geloso. Anzi, ero felice che Sàndor l'avesse presa così bene.
Una volta entrata nel negozio, Anita mostrò tutta la sua meraviglia per un luogo che altro non era che una panetteria. Da lavoratore iperattivo quale era sempre stato, Sàndor aveva prodotto qualcosa anche la domenica, forse per regalarli ad amici, vagabondi.... e ad Anita. Le fece fare il giro della bottega, esattamente come aveva fatto con me, poi le mostrò la stanza in cui avevo dormito fino al giorno in cui mi aveva regalato l'appartamento.
L'aveva davvero presa in simpatia.
"Puoi venire qui tutti i giorni." le assicurò. "Così ci fai compagnia e puoi fare merenda."
"In realtà vorrei darvi una mano se è possibile." propose Anita.
"Aiutarci? Ma sei così piccola, troppo per lavorare."
"Insisto. Davvero. Potrei essere molto utile, facendo pulizie o aiutando Tàmas a fare le consegne."
Sàndor si puntò un dito sotto il mento, pensoso, poi guardò me. "Tu che ne pensi?".
"Sei tu il capo." replicai con un filo di sarcasmo.
"Allora è deciso. Abbiamo una piccola aiutante da oggi."
Ebbe così inizio la storia di tre persone, io, Sàndor e Anita. Ovviamente io continuai ad alzarmi presto la mattina per fare il pane, mentre la mia giovane inquilina ci raggiungeva più tardi sulla bicicletta regalatale dal mio titolare. Anita si dimostrò ben più di un semplice aiuto, facendo vedere che era capace di fare tutto, dal pulire, dalle consegne, dal bancone e tutti i clienti iniziarono ad adorarla, ma non quanto Sàndor, il quale non aspettava altro che vederla arrivare la mattina, per parlarle e insegnarle qualcosa di nuovo.
E lei ovviamente ascoltava e imparava. Anche il suo rapporto con me crebbe molto rapidamente; parlavamo molto, ridevamo e scherzavamo, andavamo per musei, le insegnavo a dipingere e ci recavamo spessissimo al parco, da soli o con Sàndor. Presto inizia anche a preoccuparmi della sua istruzione, ma dovetti ricredermi nel momento in cui mi fece intuire che era molto più colta di me in qualsiasi ambito, dalla matematica alla letteratura, materia questa in cui aveva una cultura sconfinata, arrivando a parlarmi di classici di autori che non avevo mai sentito parlare.
E presto avrei scoperto il motivo.
In poco tempo eravamo diventati una vera e propria famiglia, anche se i miei genitori continuavano a farne parte, nonostante non fossero fisicamente presenti. E io cos'ero per Anita? Un fratello maggiore, certamente. E Sàndor? Sicuramente un padre, ma non solo il suo, anche il mio per quanto mi riguardava.
Da quando l'avevo conosciuto non era mai stato così felice e nonostante desiderasse passare molto tempo con noi non si mostrò mai invadente, lasciandoci tutti gli spazi che ci servivano, anche se spesso eravamo proprio noi a cercarlo. Ricordai di quando mi raccontò della sua famiglia perduta e della sua paura, oramai superata di averne un'altra.
Ma quel bel momento non era destinato a durare, in quanto di lì a poco avremmo scoperto che quella nuova vita altro non era che una sorta di ultimo desiderio. Una brutta malattia l'aveva colpito tempo addietro ma lui non ce ne aveva mai parlato. Non ci aveva mai rivelato che gli restava poco tempo per godersi tutto ciò.
Quando il malanno peggiorò era oramai giunta la primavera e non poté più nascondere la verità, la quale ci colpì come un fiume in piena, gettandoci nello sconforto più totale.
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Sullo scalino nascosto nella notte
FantasyIl soldato Tàmas, di ritorno dalla guerra, si imbatte nella giovane Anita, la quale si nasconde ogni notte su una scalinata di una casa apparentemente abbandonata. Tàmas decide di prendersi cura di lei, fino al momento in cui inizia a rendersi cont...