51

1 0 0
                                    

"Il diavolo..." commentai a bassa voce. Quella parola mi aveva sempre provocato i brividi, fin dal giorno in cui mia nonna mi assicurò che se non mi fossi comportato bene, un essere con le corna mi avrebbe preso per le gambe mentre dormivo, trascinandomi nelle fiamme dell'inferno.

"Una figura nota nella vostra religione." mi ricordò Ivana, calcando la parola religione non senza un filo di sarcasmo.

"Ho letto molto sull'argomento." aggiunse Anita. "E ci sono molte affinità con la creatura con cui abbiamo a che fare."

Nonostante non fossi sicuro di ciò che sostenevano, volevo saperne di più. "Quali sono queste affinità? Il potere di rubare le anime di cui avete accennato?

"Beh", intervenne Christopher, "Ti basti sapere che rapisce la nostra gente, siano essi pacifici abitanti dei villaggi o soldati catturati in battaglia e li porta al castello, dove offre loro una possibilità di salvezza."

"Diventare suoi servitori." osservai io.

"Già. Ma come puoi aver capito, nessuno di loro accetta. Almeno inizialmente." aggiunse. "La nostre indole benefica si ribella, ma purtroppo il nostro nemico conosce un metodo molto convincente."

"La tortura."

"E tu ne sai qualcosa, vero?" domandò Ivana, facendomi intuire che stesse ancora leggendo nella mia mente. I brutti ricordi tornano sempre.

"Si, direi di si." minimizzai io.

"Tortura i nostri simili con mezzi atroci."  proseguì Christopher. "E molti di questi metodi li ha imparati proprio da voi umani, studiando il vostro passato."

"Stai dicendo che... è venuto sulla Terra?".

"Già e a quanto pare ha fatto tesoro dei vostri preziosi segreti."

"Smettila, Christopher." lo ammonì Anita. "Non è certo colpa sua."

"Tranquilla, Anita." dissi io. "Vai pure avanti, Christopher."

"Dicevo, molti si rifiutano di collaborare con lui, resistendo stoicamente fino alla fine, ma stiamo parlando di pochi di noi, coloro che hanno una grande forza di volontà. A questi sfortunati – perché tali sono - riserva il trattamento peggiore."

"Strappa loro le ali." - commentai, conoscendo già la risposta.

"Già. E non oso immaginare quanto sia terrificante. Poi vengono gettati nelle sue prigioni e non oso immaginare cosa accada loro ogni giorno."

Lasciai che Christopher si prendesse tutto il tempo necessario. Era evidente come parlare di quell'argomento lo facesse soffrire.

"Gli altri invece cedono." disse poi. "E qui iniziano i guai."

"Quindi per agire.. ha bisogno del loro consenso?" chiesi io.

"Proprio così."

Anita e Ivana, sedute ai rispettivi posti, si limitavano ad ascoltare; chissà quante volte avevano udito quella triste storia.

"A quel punto entra in gioco il suo terrificante potere." affermò, quasi spaventato dalle sue stesse parole. "Con esso estirpa l'anima dal loro corpo e la mette in un luogo in cui nessun potrà mai sottrarla. Il muro della sofferenza."

"Il muro della sofferenza?" chiesi io, convinto di aver già udito quel nome da qualche parte.

"Si, un terribile strumento ha portato con sé da chissà quale mondo. Si tratta di una specie di limbo dove finiscono le anime che cattura. Anime buone, ma costrette a finire in quel luogo buio e oscuro. E per questo motivo dobbiamo liberarli."

"E' terribile" affermai.

"Quel muro è come il vostro inferno." disse Anita, quasi leggendomi nel pensiero.

"Si, ma c'è qualche differenza con la nostra religione."

"E quali?" chiese Ivana, la quale doveva già conoscere le risposte dato che poteva leggermi la mente.

"Il diavolo corrompe le anime. Cerca di far compiere azioni malvagie, meschine, lasciando intendere spesso che sia la cosa giusta. In tal modo contamina l'anima delle persone, la quale diventa corrotta. Invece, il vostro mostro si limita a rubarle."

"Proprio per questo motivo dobbiamo salvarli, Tàmas." disse lui, pronunciando il mio nome quasi volesse farmi sentire parte della "squadra". "Non meritano questa fine."

"Quanti dei vostri ha catturato?"

Scosse la testa. "Milioni. E ogni giorno il numero aumenta."

"E quindi siete costretti a eliminarli."

"Purtroppo a volte non abbiamo altra scelta."

"Se solo potessimo fare diversamente..." affermò timidamente Anita. Dolce ragazzina che cerca sempre di fare la cosa migliore.

"Noi non vorremmo ucciderli." proseguì lui. "Se riuscissimo ad arrivare al muro della sofferenza potremmo liberare le anime, che tornerebbero nei corpi dai quali sono state rubate, come dici tu."

"E se il proprietario del corpo fosse già morto?" chiesi.

"L'anima troverebbe la pace che merita. Per questo dobbiamo agire."

"Racconta tutta la verità, Christopher." intimò la voce gelida di Ivana, la quale era rimasta praticamente in silenzio.

"Come, scusa?".

"Non è solo per il tuo popolo che combatti, vero?".

"Cosa vorresti insinuare?".

Già, cosa voleva insinuare?

"Dillo che il motivo principale per cui vuoi attaccare il castello è trovare tua moglie."

Sullo scalino nascosto nella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora