Mi svegliai a causa della forte luce solare resa ancora più fastidiosa dal vetro sopra la mia testa. Faceva molto freddo e la seppur pesante coperta che indossavo non era servita a molto. Mi trovavo in una posizione molto scomoda e, complici il gelo e tutto il resto dormii piuttosto malamente e, nel momento in cui mi resi conto di dove mi trovavo, trasalii.
Ero sulle scale dell'abitazione nella quale mi ero rifugiato per passare la notte. Fortunatamente i proprietari non mi avevano visto, altrimenti mi avrebbero subito denunciato e, dato che dubitavo si fossero limitati a uscire di casa lasciandomi beatamente dormire, decisi di allontanarmi, lanciando un'ultima occhiata alla porta.
Scesi le scale in fretta e furia, cercando di non fare troppo rumore e abbandonai l'edificio inoltrandomi nella piazza di ciottoli, come se nulla fosse successo. C'era un gran sole nel cielo, ma non avevo tempo per godermelo; avevo da fare. Dovevo lanciarmi alla ricerca di un lavoro, approfittando del fatto che quella zona vivesse ancora discretamente anche se, a dire il vero, non nutrivo troppe speranze.
Girai il perimetro per diverso tempo e appurai con mia sorpresa che esistevano ancora molte attività aperte. Mi feci coraggio e entrai in ognuno dei negozi aperti che vidi; di certo mi vergognavo ma non potevo fare altrimenti. Purtroppo non sapevo fare molto se non dipingere portare, il pane e lavorare i campi ma dubitavo che ce ne fossero in centro Budapest.
Difatti, le mie flebili speranze svanirono man mano che il numero dei negozi diminuiva. Girai panetterie, botteghe di vestiti, falegnamerie e locande, ma ognuno dei proprietari assicurarono che non c'era alcuna possibilità di assumere.
"La guerra si è portata via quasi tutto." mi assicurò un locandiere, mentre era intento a riempire una caraffa di vino rosso. "La nostra attività si regge solo grazie ai pochi clienti che abbiamo."
Osservai la clientela del locale. Per essere ancora pomeriggio c'era già molta gente intenta a soffocare il proprio dolore con l'alcool e tra essi v'erano molti miei vecchi commilitoni che però feci finta di non vedere; non avevo affatto voglia di unirmi a loro per un bicchiere e soprattutto volevo restare nell'anonimato. Negli altri negozi alcuni gestori mi risposero gentilmente, altri dispiaciuti, mentre altri mi risposero in malo modo, trattandomi alla stregua di un seccatore qualunque.
Sconsolato, iniziai a camminare senza una meta precisa e, senza accorgermene, mi ritrovai al centro della città. Sopra la mia testa il sole splendeva senza la compagnia delle nuvole, ma per quanto mi riguardava non c'era nessun motivo per essere solare. Mi sedetti sul muretto del monumento distrutto, laddove sostava ancora il clochard conosciuto il giorno prima.
"Com'è andata?" mi domandò, regalandomi nuovamente il suo sdentato sorriso.
"Non bene come speravo, purtroppo." mi limitai a rispondere.
"Devi semplicemente ritentare. Avrai sicuramente fortuna."
"Ne sei certo?".
"Sicuro. Mi sembri un ragazzo in gamba. Sai, mi rivedo un po' in te, quando avevo la tua età. Ma attento a non commettere i miei stessi errori." ridacchiò.
"Seguirò il consiglio.
Non parlammo più e poco dopo aprii il mio zaino e presi l'ultimo pezzo di pane rimasto e lo addentai, parendomi di mordere un macigno. Il barbone mi guardò mostrandomi il tozzo di pane che gli avevo donato il giorno prima e la scenetta mi strappò un sorriso.
Dopo aver consumato il mio magro pranzo ripresi a girare, non sapendo bene dove cercare e tornai nella zona che il clochard mi aveva indicato. Non potevo dormire ancora sulla scalinata come la notte precedente, sarebbe stato prendere in giro la fortuna. Tuttavia l'imbrunire sarebbe giunto di lì a poche ore e i negozi avrebbero chiuso. Dovevo darmi una mossa.
Dopo circa un'ora di cammino scorsi un'insegna di medie dimensioni. Mi avvicinai alla vetrina con le mani in tasca, tremante per il freddo pungente e guardai all'interno, scorgendo una panetteria esteticamente perfetta, molto curata con mobili e ripiano in legno. Spostai lo sguardo verso la porta di ingresso, chiedendomi se fosse il caso di entrare, quando notai un foglio appeso. Quando lo lessi sobbalzai.
Cercasi aiutante.
Non potevo crederci, mi sembrava così inverosimile. Prima di farmi qualsiasi illusione, riflettei; magari avevano già assunto qualcuno e il proprietario si era dimenticato di togliere l'annuncio. Non diedi retta alla mia negatività ed entrai nel negozio.
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Sullo scalino nascosto nella notte
FantasíaIl soldato Tàmas, di ritorno dalla guerra, si imbatte nella giovane Anita, la quale si nasconde ogni notte su una scalinata di una casa apparentemente abbandonata. Tàmas decide di prendersi cura di lei, fino al momento in cui inizia a rendersi cont...