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Iniziò così il racconto della vita di Anita. Non fu un semplice racconto, ma qualcosa che sconvolse per sempre la mia esistenza. Nonostante di lì a poco avrei potuto verificare sulla mia pelle la veridicità delle sue parole, ancora oggi mi appare tutto inverosimile. E credetemi, ne ho di buone ragioni per pensarlo.

"Tàmas, tu credi nei mondi paralleli?" mi domandò, senza abbandonare lo sguardo dal cielo stellato.

"Ho letto molti libri di fantasia al riguardo." commentai, facendo spallucce. "Ma ho pensato fossero quello che sembravano... storie di fantasie."

"Invece non sono libri di fantasia, almeno non tutti. Molti di essi sono una sorta di testimonianza."

"Testimonianza dei viaggi in mondi paralleli?".

"Esatto. Ma io e il mio popolo abbiamo sempre saputo della loro esistenza, fin dai primordi della loro nascita."

Inarcai un sopracciglio. "Il tuo popolo?" .

"Già. Siamo grandi esploratori, abbiamo scoperto quasi tutti i portali esistenti e abbiamo viaggiato in ogni mondo, conosciuto nuovi popoli, nuove culture."

"Quindi mi stai dicendo che tu provieni da un universo parallelo al nostro?".

"Proprio così." confermò. "E per nascondermi ho scelto proprio quello degli umani. Usciva da un evento drammatico e sanguinoso e la confusione in cui era immerso sembrava il nascondiglio ideale."

"Aspetta un momento." la fermai, non troppo convinto di aver capito bene. "Hai detto voi umani?".

"Si, perché?" .

"Stai dicendo che non sei umana?!".

Abbassò lo sguardo, accortasi di aver sganciato una vera e propria bomba senza la necessaria delicatezza. "Sembra assurdo, ma è proprio così."

"Certo che è assurdo!" esclamai. "E se anche fosse vero, come puoi dire di non essere umana? Sei uguale a me!".

"La maggior parte della nostra fisionomia è identica alla vostra, certo, ma ci sono alcuni aspetti fisici divergenti che tu non puoi vedere nel tuo mondo."

"Perdona la mia confusione. Ma se non sei un essere umano... che cosa sei?".

Mi sorrise. "Sono una creatura che è apparsa nel tuo mondo secoli fa e ha ispirato molte leggende. Se ti dico il nome certamente non ti dirà nulla."

"E che creatura saresti?".

"Una Chémna."

Riflettei. "Mai sentito."

"Se ti dico come ci chiamate voi, forse tutto ti sarà più chiaro. Nel tuo mondo siamo conosciute con il nome di fate."

In un'altra situazione sarei scoppiato certamente a ridere, ma in quel momento mi era impossibile. Non sapevo cosa pensare. Guardavo Anita e cercavo di capire se fosse pazza, una bugiarda o se stesse dicendo la verità ma, dopo tutto quello che era successo, sentivo di doverle almeno concedere il beneficio del dubbio.

"Dunque... sei una fata." - dissi, sentendomi uno stupido.

"No, sono una Chémna." mi corresse. "Le fate sono solo una leggenda che deriva dal nostro popolo."

"Quindi siete diversi."

"Diciamo che quello che hai letto nei tuoi libri non è del tutto vero."

"Per esempio?".

Rifletté. "Non possediamo una bacchetta magica."

Sorrisi. "Però avete una sorta di poteri magici."

"Esatto. E se te lo stessi chiedendo, abbiamo anche le ali."

"Le ali? Ma non le vedo."

"Te l'ho detto, nel tuo mondo il nostro aspetto reale viene mutato nel vostro."

Strinsi le labbra. "Per quale motivo?".

"Chiunque ha inventato il portale che conduce al vostro mondo deve aver posto delle regole molto ferree. Oltre gli altri portali invece, possiamo mantenere la nostra forma originale."

"Tornando alla tua storia... perché hanno ucciso i tuoi genitori e per quale motivo sei scappata dal tuo mondo?" domandai, sospirando. "E perché quell'essere ti sta cercando?".

Strinse le labbra, quasi per trattenere le lacrime a causa di quei ricordi dolorosi. "Come ti ho detto, siamo un popolo pacifico e curioso, dedito alla scoperta e ai viaggi. Ovunque siamo andati abbiamo insegnato ai popoli ospitanti le nostre arti."

"Che tipo di arti?".

"Mediche per lo più. La medicina mescolata con la nostra magia è servita per curare nei mondi in cui siamo stati le malattie più gravi. Cosa che non è possibile nel vostro mondo. Difatti, ho fatto di tutto per curare Sàndor, ma non disponevo dei miei poteri, per cui non ho potuto fare nulla per salvarlo."

A quanto pare i brutti ricordi si accumulavano. "Continua pure."

"Il nostro popolo è una comunità regia, governata da un Re e una Regina, il cui titolo si trasmette per via ereditaria, un po' come avviene nel vostro universo. Sai, la discendenza durava fin dagli inizi della nostra nascita. Mai un tentativo di rivolta, mai contestazioni. I sovrani sono sempre stati accettati e adorati, in quanto hanno sempre avuto a cuore il popolo piuttosto che il loro benessere."

"In questo caso i nostri mondi sono un po' differenti." - commentai ironicamente.

"Ma come puoi avere intuito." proseguì. "Qualcosa di terribile ha interrotto questi benevoli eventi. Anzi, qualcuno. Qualcuno che odiava la nostra indole pacifica."

"Era uno di voi?".

"Se così si può dire. Girano molte voci sulla sua nascita. Una su tutte quelle per cui i suoi genitori avrebbero effettuato uno strano rituale per renderlo forte e invincibile. Ma qualcosa andò storto e un'entità malvagia si impossessò di lui.  Eppure io non credo a questa storia e penso che la malvagità sia insita in lui sin dalla nascita. Le leggende alimentano leggende e quando un violento terremoto ha scosso la nostra terra proprio il giorno della sua nascita nessuno ci aveva dato peso ma ora, andando a ritroso nel tempo, ci si chiede se l'evento non fosse collegato. Ma ripeto, nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare qualcosa del genere; era uno di noi e crescendo non si notavano in lui segni di squilibrio o di megalomania. Crebbe forte, incredibilmente bello e possedeva delle ali stupende ed enormi, totalmente fuori dal comune. Ma avevano qualcosa di diverso dalle nostre."

"Cioè?".

"Erano nere come l'oscurità."

Sullo scalino nascosto nella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora