E così ebbe fine la riunione, che rischiava di finire in modo drammatico. Christopher si era però rivelato un abile politico e, nonostante non avesse ricevuto troppe urla di gioia o acclamazioni, la sua rivelazione sul fatto di essere il Prescelto aveva portato verso di sé un buon numero di soldati, i quali si erano convinti della veridicità delle sue parole. Per il resto, regnava il sospetto e il timore riguardo a un piano avventato e lo stesso pensavo io, mentre abbandonavo la stanza cercando di passare incolume in mezzo alla ressa di soldati.
Uscendo incrociai nuovamente la ragazza dalle ali viola, la quale mi sorrise nuovamente. Chissà chi era, mi domandai. Rimasi fuori dal locale per parecchi minuti, fino a quando vidi uscire Christopher, seguito da Amos, il quale cercava inutilmente di farlo ragionare. Poco dopo avanzarono Karol e Rhys, il quale non mancò di donarmi l'ennesima occhiataccia. Poi, finalmente, fu la volta di Anita, l'ultima Cherna ad abbandonare la riunione. Non mi vide subito e pensai volesse restare da sola, quindi non la infastidii. E poi, era la sovrana, sicuramente non aveva tempo per me, specie quando c'era aria di battaglia. E in fondo chi ero io? Solo per il fatto di averla salvata dalla strada non avrei avuto un trattamento di favore. E invece fu proprio lei a cercarmi. Aveva un volto triste e stanco.
"Usciamo di qui, per favore."
Così facemmo e lungo il tragitto non spiccicammo una parola. Mi portò in una stanza che altro non era che un'enorme sala da pranzo. Effettivamente, nonostante non sapessi che ore fossimo, iniziavo ad avere abbastanza fame e quandi vidi alcuni servitori – cuochi e camerieri – venirci incontro, capii che anche Anita intendeva cenare, ma non nel modo che credevo.
"Andate pure." intimò ai servitori. "Penseremo noi alla cena."
"Ma..." protestò un ometto paffuto con le ali rosa.
"Niente ma. Andate, avete la serata libera."
Gli ometti si guardarono e parlottarono sotto voce poi, dopo aver fatto un inchino, si congedarono da noi. Pensai che quella paradossale situazione fosse dovuta al fatto che Anita, nei mesi passati a Budapest, si era abituata ad arrangiarsi da sola, senza richiedere i servigi di nessuno. Mi venne da sorridere e tutto sommato il suo atteggiamento mi faceva piacere, tenendo il conto del fatto che mai Anita aveva avuto atteggiamenti da principessina, mostrandosi sempre umile e volenterosa.
Cucinammo le prime cose che trovammo in cucina e cenammo attorno a un lungo tavolo, ma non ci disponemmo ognuno a capotavola come accadeva in passato, ma rimanemmo vicino, proprio come avveniva nella casa che avevo abbandonato per seguire Anita nel suo mondo.
"Sono una pessima Regina." mi confessò, rompendo finalmente il silenzio.
"Perché dici così?".
"Perché ho fatto una pessima scelta."
"Tu stessa hai detto di fidarti di tuo cugino." -le ricordai. "Qual è il problema?".
"Che tu non ti fidi di ciò che ha detto. In molti sono scettici."
Scrollai le spalle. "Non saprei... magari lui è davvero il prescelto."
"Avrebbe senso, ma..."
"Ma..."
Scosse la testa. "Non ne sono così convinta. Mi sembra troppo facile."
"Effettivamente sembra così inverosimile." le dissi io e lo pensavo davvero, anche se ciò significava confermare ancora di più le sue incertezze.
"Sai, credo sia cambiato." mi spiegò Anita. "Non era così testardo, così precipitoso. Forse questa storia del prescelto gli ha dato alla testa."
La nostra conversazione venne interrotta dall'arrivo del cuoco dalle ali rosa il quale, ben sapendo di aver ricevuto l'ordine di allontanarsi, si avvicinò timidamente. "Ehm, mi dispiace interrompervi Maestà, ma c'è una persona che vorrebbe vederla."
"Non voglio vedere nessuno." tagliò corto Anita.
"Nemmeno io?" cantilenò una voce femminile dal fondo della stanza. A quel punto Anita alzò lo sguardò e il suo viso mutò in un espressione di sorpresa e felicità.
"Ivana!".
Le corse incontro e l'abbracciò. La donna ricambiò, sorridendole teneramente. Io rimasi seduto, lungi dall'interrompere quel momento che per Anita doveva essere molto importante. Poi si staccò e le disse qualcosa sottovoce. La donna misteriosa alzò lo sguardo verso di me e insieme ad Anita vennero vicino al tavolo. Io d'istinto mi alzai in piedi, almeno questo mi aveva sempre insegnato mio padre. Alzati quando in una stanza entra una donna.
"Tàmas, ti presento Ivana. E' stata la mia balia a Corte. Diciamo che praticamente mi ha cresciuto lei."
Ivana mi sorrise e mi porse il dorso della sua mano. Cosa dovevo fare? Il baciamano. Afferrai timidamente la sua mano e avvicinai le labbra, poi mi tolsi di scatto, goffamente. La donna rise di gusto.
"Avevi ragione, Anita. E' adorabile."
Come prevedibile, arrossii. Osservai la donna che avevo di fronte, con grandi ali celesti che non si abbinavano al lungo vestito color cenere, che copriva un fisico praticamente perfetto, così come perfetto e tenebroso era il trucco scuro sul volto. A occhio e croce doveva avere una cinquantina d'anni, portati alla perfezione.
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Sullo scalino nascosto nella notte
FantasyIl soldato Tàmas, di ritorno dalla guerra, si imbatte nella giovane Anita, la quale si nasconde ogni notte su una scalinata di una casa apparentemente abbandonata. Tàmas decide di prendersi cura di lei, fino al momento in cui inizia a rendersi cont...