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A/N: Disclaimer: le età dei personaggi potrebbero non corrispondere con la realtà

CAPITOLO TRENTADUE
«Ora o mai più, Huang Renjun»

Renjun fissava il soffitto della sua stanza, sdraiato sul suo letto. Non era riuscito a prendere sonno dopo le parole di Jaemin e Jeno. Ormai era chiaro come il cinese fosse omosessuale, ma era davvero pronto ad affrontare una relazione a tre?

Aveva poco più di ventitré anni, ancora era presto, ma sapeva che di lì a pochi anni la sua famiglia gli avrebbe domandato cose riguardanti una possibile donna, un matrimonio e di una famiglia. E lui come avrebbe risposto?

Che era gay e fidanzato con due uomini? No, non poteva permetterselo.

La sua famiglia non lo avrebbe mai accettato, lo avrebbero disonorato, non lo avrebbero più riconosciuto come figlio. Le lacrime gli si formarono sugli occhi a quel pensiero.

Eppure non poteva farci nulla. Aveva amato uomini, primo fra tutti il piccolo Park Jisung, fantasticando successivamente anche su Jeno e Jaemin.

Adesso la sua cotta primordiale stava per sposarsi con una bellissima donna che anche Renjun ammirava, stava per avere il suo primo figlio, e lui era felice. Lo era davvero.

Miso era in gamba, la moglie e la mamma perfetta per lui ed i suoi pargoli.

Da quando lei era arrivata e si era segretamente fidanzata con Jisung, Renjun aveva lentamente perso interesse amoroso verso quel ragazzo. Ma non era geloso, affatto, le voleva bene. Tuttavia era invidioso della vita perfetta che i suoi quattro amici avevano.

Miso aveva tre fratelli che per lei avrebbero dato la vita, che hanno appoggiato l'idea del matrimonio e che avrebbero sicuramente amato quel suo primogenito. Jisung, come Miso, era stato sostenuto dal fratello ed i genitori.

Jeno e Jaemin erano accettati dalle famiglie per essere omosessuali fidanzati.

Renjun no.

Il biondo cercò di distogliere la mente dai pensieri, quindi accese il suo telefono e controllò l'ora: erano le tre e mezza del mattino e ancora stava decidendo se vivere una relazione speciale con due ragazzi speciali oppure continuare a rimanere nell'oscurità.

Tuttavia adesso rifletteva su altro: Jisung. Forse confessandogli il suo lungo amore lo avrebbe aiutato a capire cosa fare. Ma se lo avesse riferito a qualcuno per umiliarlo?

No, Park Jisung non era affatto quel tipo di ragazzo.

Sospirò. Ebbe un attimo di sicurezza in sé stesso che lo convinse ad alzarsi e silenziosamente ad uscire dalla stanza senza svegliare Chenle. Quando fu con il volto davanti al corridoio dedicò qualche attimo per riprendere fiato.

Il cuore gli batteva troppo velocemente. Camminò ancora in punta di piedi verso la camera di Jisung: già sapeva che Jeno era in quella del fidanzato.

Quando arrivò scorse una luce accesa proprio nella camera di Jaemin. Lo stavano ancora aspettando. Renjun sospirò, poi spostò lo sguardo verso la porta in cui sarebbe entrato. Si asciugò le mani umide sulla maglia del pigiama, poi sussurrò delle parole con voce minima.

"Ora o mai più, Huang Renjun" disse incoraggiandosi.

Bussò con tanta leggerezza che quasi credette che Jisung non lo avrebbe sentito. Attese qualche attimo, poi il minore gli aprì direttamente la porta.

A primo impatto il biondo sembrava stanco emotivamente, triste. Deglutì. Miso doveva mancargli davvero tanto. Jisung inarcò un sopracciglio, poiché non si aspettava una visita dal cinese a quell'ora presto del mattino.

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