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CAPITOLO TRENTOTTO
«Vedo che ci tieni a quel Na»

Miso camminò piano piano, con passo felpato, evitando di fare ogni tipo di rumore. Erano le quattro circa del mattino; il silenzio regnava sovrano nel dormitorio, dove ogni tanto veniva contrastato da qualche starnuto o qualcuno che russava o starnutiva.

Quella era nient'altro che la notte della vigilia di Natale: il mattino seguente avrebbe acquistato dei regali per Jisung, per i suoi fratelli e per gli altri ragazzi, poi avrebbe fatto la spesa ed avrebbe cucinato. Ma era tutto una sorpresa.

Quella notte la ragazza non era stata capace di dormire. Fortunatamente, forse è meglio aggiungere.

Jaemin ancora non voleva lasciare la sua migliore amica, quindi aveva approfittato del credente Mark dicendo a Jisung di come la Chiesa parlava che, oltre al peccato carnale che tutti conoscevano, due fidanzati non avrebbero potuto dormire insieme prima del matrimonio.

Era vero? Ovviamente no, ma con la fantastica abilità del parlare che Na Jaemin aveva permesso che il povero Mark gli avesse creduto e, nonostante le varie bizze da parte di Jisung, anche Miso, cresciuta in una famiglia completamente cristiana e devota alla Chiesa, credette a quelle parole.

Jaemin non provava alcun tipo di sentimenti verso Miso se non un forte legame di amicizia. I due, infatti, nel corso del tempo, erano diventati come fratelli. Né Jisung, o Jeno e né tanto meno Renjun erano gelosi di quel loro rapporto. Lo trovavano carino e, talvolta, infantile.

Ed adesso eccola lì, stanca ed affamata, che toccava ogni tanto il suo ventre che si faceva, mese dopo mese, sempre un po' più prominente, mentre cercava di uscire dalla sua stanza senza svegliare il suo migliore amico. Magicamente ci riuscì.

Una volta richiusa la porta si avviò verso la cucina, senza guardarsi indietro, ormai troppo affamata per controllare delle possibili luci accese nelle altre stanze.

Aprì il mobile della dispensa alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, ma purtroppo si ricordò che il giorno dopo sarebbe dovuta andare a fare la spesa. Sospirò affranta, ma non si arrese, quindi aprì il frigorifero e ne prese una mela rossa.

La lavò con dell'acqua corrente, poi la assaporò, ormai troppo affamata. Appoggiata al piano di marmo della cucina, Miso notò che sull'appendi abiti era assente la giacca di Jisung, quindi, incuriosita, camminò con passo felpato verso la stanza di video sorveglianza, ma la trovò chiusa.

Sicuramente Baekhyun aveva le chiavi e, di certo, non lo avrebbe svegliato per quel banale motivo. Seguì, quindi, il suo istinto, proprio per questo uscì dal dormitorio e scese le scale verso una delle stanze da ballo.

Ne controllò un paio prima di notare una luce fioca da sotto la porta. Senza troppi pensieri poggiò la mano sulla maniglia, ma, per sua sorpresa, la serratura venne sbloccata dall'altra parte della parete. Quando la porta venne spalancata, Miso non si aspettava di trovarsi davanti il suo ex fidanzato.

Deglutì, sentendosi improvvisamente a disagio. "Miso" la salutò lui, troppo imbarazzato per guardarla negli occhi. "Chittaphon" disse lei, ricambiando.

"Che ci fai qua? Non credo sia qua per ballare con me" ironizzò lui, anche se ferito. Ancora non gli andava giù il prominente matrimonio e lei lo sapeva. "No, infatti" Miso aveva assunto, forse non pensandoci nemmeno, un tono irritato. "Cercavo Jisung"

Nessuno osava muovere un muscolo. Ten non voleva andarsene e Miso non aveva il coraggio di farlo. Lo temeva. "Miso-" l'uomo provò a parlare con tono pacato e dolce, ma lei lo interruppe seduta stante. "No" disse. "Ti prego, non con questa voce. Ho sentito troppe parole false con questo tono"

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