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CAPITOLO QUARANTA
«Non ti piace il Natale?»

Una musica non così lontana dalle sue orecchie la svegliò. O meglio, non aprì subito gli occhi, ma mugolò silenziosamente, rigirandosi più volte nel letto. Lentamente cominciò a sbattere le ciglia, affaticata dalla luce del sole che le penetrava le iridi.

Il suono si fermò. Capendo di non potersi più riaddormentare Miso aprì gli occhi e si voltò verso il comodino dove teneva il telefono. Lo prese, staccandolo dal cavo del carica batterie, poi lo accese: 9:23. Quello era l'orario.

Appena sotto quei grandi numeri aveva ricevuto tante notifiche, quindi sbloccò il telefono per visualizzarle. Erano sei chiamate perse da Jisung; due partivano dalle cinque di mattina e le ultime quattro erano dei minuti precedenti.

Doveva essere davvero preoccupato visto che Miso non lo aveva avvertito della sua assenza. Sapeva che avrebbe dovuto raccontargli un'altra menzogna. Sospirò, pronta a richiamarlo. Così fece, quindi portò il telefono all'orecchio.

Il fidanzato rispose dopo appena uno squillo. "Ji-" Miso aveva provato a chiamarlo con un diminutivo affettuoso, ma lui l'aveva interrotta. "Miso, Dio mio, mi hai fatto preoccupare!" esclamò, quasi lasciando un sospiro di sollievo.

"Mi dispiace di non averti avvertito, Sung" disse. "Va tutto bene, tesoro" la ragazza si sciolse a quelle parole affettuose. "Dove sei adesso? Hai bisogno che io ti venga a prendere?" domandò.

"Ho dormito da Haneul, mi ha offerto un posto a casa sua, insomma... ieri non è stata una bella serata" le sue parole erano sincere, alla fine non era una menzogna, si era solo astenuta dal raccontare tutti i dettagli fra cui il tentato suicidio dell'amico, l'aggressione, il falso biglietto.

"Chenle questa mattina mi ha detto che Renjun non era in camera. Neanche le sue cose lo erano"

"Già..." sospirò. Aveva parlato così a bassa voce che quasi credette non l'avesse sentita. Ci furono infatti altri secondi di silenzio. Jisung era preoccupato. "Qualcosa non va? Lo sai che con me puoi parlarne, Miso, sarò tuo marito a breve..." disse dolcemente, lasciando la frase in sospeso, attendendo una risposta.

Lei trattenne le lacrime, ricordando la paura che aveva provato quando Renjun aveva tentato di ucciderla. "Renjun ieri notte si è sfogato... e dopo molte chiacchiere ha deciso di partire per la Cina. Alla fine un mese di vacanze gli faranno solo più che bene, dopo quello che ha dovuto passare"

Aveva mentito, ma solo in parte. Amava Jisung, ma il piano era quello e non avrebbe potuto parlare di Renjun a nessuno del gruppo.

"Dove starà? I suoi genitori... insomma..."

"Sicheng gli ha offerto il posto a casa sua. In fondo sono amici da molto" disse. Ovviamente aveva parlato del piano solo con Winwin, e lui aveva felicemente accettato di coprire l'amico. Jisung mugolò, annuendo.

"Quando torni? Sia io che Jaemin volevamo parlarti di qualcosa di importante..." domandò. Lei deglutì. "Avevo pensato di restare qua fino a domani-" parlò, ma il biondo la interruppe. "Veramente... sarebbe piuttosto urgente..."

Jisung non aveva aggiunto dettagli: questo aveva fatto inarcare un sopracciglio alla ragazza. Miso sospirò, dispiaciuta di non poter passare la giornata con l'amico. Aveva paura che Renjun avrebbe potuto avere una ricaduta e tentare di nuovo il suicidio.

Scosse la testa, togliendosi quei pensieri dalla testa. "S-Si, d'accordo, sarò a casa per pranzo" disse. Jisung sorrise. "Tesoro parlerei con te per ore, ma-"

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