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CAPITOLO DICIASSETTE
«Vattene!»

Il matrimonio era stato splendido: non troppo lussuoso, con tutti i membri della Sm Entertainment, i familiari di Baekhyun ed i fratelli di Chanyeol, ad eccezione di Jinwoo che si era rifiutato immediatamente. Gli ospiti erano ubriachi, ma si divertivano tutti: ballavano accompagnati dalle note del karaoke ed i cantanti di tutti i gruppi, che si impegnavano a divertirsi, ma anche ad intrattenere gli altri invitati e, soprattutto, gli sposi. La coppia era vestita con due smoking bianchi, contrastati dal nero delle loro camice: niente di troppo sfarzoso.

Jaemin era seduto accanto a Jeno, e si trovavano al tavolo con il Ceo dell'agenzia, assieme a Renjun e Jisung, che cullava fra le braccia il corpo addormentato della fidanzata. "Sei davvero sicuro di volerlo fare, Jisung?" domandò Renjun. "Ricordati che è un passo importante e forse è un po' troppo presto per te- per voi insomma" spiegò, riferendosi al matrimonio. "Voglio davvero farlo, non ho intenzione di lasciarla andare via da qui, finirebbe tutto quello che c'è fra noi e non voglio che accada" rispose il minore. "Anche se hai quasi ventuno anni, credo che dovresti avvisare la tua famiglia, come ha detto Renjun, è un passo importante, non puoi completarlo da solo" consigliò il ceo. "L'ho già fatto, ieri sera. E' per quello che ho preso la giornata libera: sono andato a casa dei miei genitori e poi da mio fratello, ne abbiamo parlato in modo molto approfondito, fino a che non hanno deciso di sostenere la mia scelta"

"Appena avrò fatto la proposta verranno a conoscerla, ma non prima, perché voglio che sia una grande sorpresa" disse il biondo, con le idee più che chiare. "A proposito di sorprese" parlò Jaemin. "Sono usciti gli elenchi dei MAMA" disse, mostrando la foto del foglio, fatta nell'ufficio del capo. "Né gli Nct, né gli Exo sono stati invitati ad esibirsi" sbuffò, mentre Jisung imprecava silenziosamente.

"Forse è meglio se ne parliamo un altro giorno" disse Jeno. "Jisung deve tornare a Seoul se non vuole che Miso, domani mattina, si svegli con un terribile mal di schiena, vista la posizione in cui si trova" rise, contagiando anche gli altri. Il biondo si alzò dalla sedia con il corpo della ragazza fra le braccia, fece per parlare, ma Jaemin lo precedette. "Si, Jisung, avvertiremo noi Chanyeol e Baekhyun, non preoccuparti" disse, lasciando perplesso il biondo, che si voltò, pronto ad andarsene, ma si ricordò di qualcos'altro, e, di nuovo, il compagno di stanza lo bloccò prima che dicesse qualcosa. "E sì, puoi dormire in camera mia, io andrò da Jeno! Ma adesso vai, prima che ti prenda a calci!" ordinò il maggiore dei due, ridendo. Il biondo gli fece un occhiolino di gratitudine e poi si diresse verso il parcheggio.

Era mattina, probabilmente le dieci, ma né Jisung, né Miso potevano saperlo, visto che continuavano a dormire come ghiri. Erano gli unici due che erano ritornati a Seoul, poiché gli sposi avevano prenotato delle camere di hotel ad Incheon per tutti gli invitati, quindi erano tutti rimasti a festeggiare fino a tarda notte. Jaemin e Renjun li fissavano dalla porta della camera: loro erano svegli da un po'. "Chi glielo dice che lei deve andare a scuola fra quaranta minuti e che lui deve incontrarsi con i suoi futuri cognati fra dieci?" domandò il minore. "Fossi in loro mi preoccuperei di più per Chenle, visto che hanno sbagliato camera e hanno sicuramente e beatamente scopato sul nostro letto per tutta la notte-" disse Renjun, ridendo. In lontananza si sentivano delle melodie uscire dalla voce del minore, Chenle, che si facevano sempre più vicine.

"Sei pronto a partecipare al miglior buongiorno della storia?" domandò il maggiore, sorridendo. Jaemin era confuso, così l'altro ragazzo decise di spiegarsi meglio. "Chenle è tornato adesso da Incheon, non sa che quei due sono sul suo letto!" esclamò in un sussurro, prima di prendere per un braccio Jaemin per portarlo nella stanza accanto. E quel momento, secondo il parere di Renjun, epico, era finalmente arrivato. Chenle varcò la soglia della stanza e, quando alzò lo sguardo dal telefono, sbiancò. "Yah!" gridò, svegliando sia Jisung che la ragazza che, quando aprirono gli occhi, gridarono, coprendosi con le lenzuola. "Come osate, voi esseri immondi, giacere i vostri luridi corpi nudi sul mio esile letto all'aroma di lavanda-" gridò in modo poetico facendo ripiegare dalle risate i maggiori nella stanza accanto. "Yah! Voi umili mortali come potete concedervi ai vostri atti di amore sulle mie preziose lenzuola!?" gridò ancora.

Mentre Miso non aveva capito mezza di quelle sofisticate parole, Jisung aveva un terribile mal di testa, dovuto al suo post sbornia della sera prima, e sentire le voci stridule di Chenle non lo aiutava affatto, così afferrò una sua scarpa sul pavimento al lato del letto e gliela lanciò, ma il cinese si abbassò in tempo, così da non prenderla in faccia. "Vattene!" ordinò Jisung con voce roca. "Park fottuto Jisung, sei un uomo morto, sappilo!" esclamò Chenle, puntandogli il dito contro, prima di uscire da quella che era la sua camera, assicurandosi di sbattere la porta.

"In che lingua parlava?" domandò Miso, ridendo. Jisung si unì alla risata. "Credo cinese, non lo so" rispose. "Capisci quella lingua?" chiese lei, perplessa, ma stupita. "Ma no! Infatti non ho capito una parola di quello che ha detto!" esclamò il fidanzato, ridendo. Renjun bussò alla porta, aspettando il permesso per entrare, che arrivò poco dopo. "Miso, fra mezz'ora devi essere a scuola per l'orientamento" disse il maggiore, facendola annuire con un sorriso. "Vuoi che ti accompagni?" domandò il cinese. "No hyung, è una bella giornata, credo che camminerò un po'" rispose cortesemente. Renjun le appoggiò l'uniforme, lavata e stirata, sulla scrivania, lasciandole tutto il tempo per cambiarsi. "Jisung tu devi sbrigarti, ti ricordo che fra cinque minuti hai... quell'intervista... con la dispact..." disse, in modo da farsi capire sul suo vero impegno, ma il minore capì subito. Informati i due ragazzi, Renjun uscì dalla camera, chiudendosi la porta.

Pochi minuti dopo il biondo era vestito, in modo casual ed informale, mentre Miso dava gli ultimi ritocchi all'outfit e al trucco. "Sei molto silenziosa, qualcosa ti turba?" domandò il maggiore, mentre la guardava. "A dir la verità si" sussurrò. "Avevo deciso di richiedere un visto per studiare qua" iniziò, mentre si avvicinava al fidanzato per guardarlo negli occhi. "Ma non me lo hanno accettato" sospirò. "Credo che fra poco tornerò negli stati uniti" disse tristemente, trattenendo le lacrime per non rovinare il trucco. "Non tornerai, ti prometto che troveremo una soluzione, d'accordo?" lui cercava di tirarle su il morale, senza raccontare troppo i suoi piani, e, fortunatamente, Miso gli sorrise.

"Forza è ora che tu vada" disse lui. "L'università non è così vicina, se fai con calma arriverai in tempo" la incoraggiò, schioccandole un bacio sulle labbra, facendola uscire. Quando Miso varcò la soglia della camera, Jisung lasciò andare un sospiro di preoccupazione.

Stavo scavando nelle viscere di google ed ho trovato questa foto- I mean, sposami, cazzo, facciamo dei figli no? Ma tipo vi immaginate i suoi futuri pargoli quanto diamine sarebbero gnocchi?!

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