Rapimento

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|Lexi's point of view|

Aprì gli occhi e vidi uno spiraglio di luce dopo chissà quanti giorni.

Cercai di muovermi ma delle corde legavano le mie gambe e polsi. Ero legata ad una sedia da chissà quanto tempo.

Sentì la gola secca e cercai di ingoiare più saliva possibile per farmi passare la sete. Quel posto era fin troppo caldo, e quello si faceva sentire ancora di più essendo ormai maggio.

«Lexi» sentì una voce e mi girai verso essa. Prima di riuscire a capire chi fosse ci misi qualche secondo per mettere a fuoco.

«Reagan?» domandai.

«Cazzo finalmente sei sveglia» disse avvicinandosi a me anche se a fatica.

«Dove siamo?» le chiesi e lei scosse la testa mentre armeggiava con le corde liberandomi da esse.

«Non lo so, e questo è un bel problema» disse passandomi un bicchiere con dell'acqua, che subito bevetti e finalmente sentì il mio corpo respirare di nuovo.

«Da quanto siamo qui?» le chiesi.

«Da giorni, non so bene quanti, mi sono svegliata solo un giorno fa. Ho provato a svegliarti ma eri come in trance» mi spiegò lei e mi limitai ad annuire.

«Non sono riuscita nemmeno ad avvertire Mattheo, la casa è ricoperta di incantesimi» mi spiegò e spalancai gli occhi.

Mattheo. Subito sentì il mio cuore battere più veloce. Mi stava cercando? Era già riuscito a capire dove fossimo io e Reagan?
Milioni di domande iniziarono a sfociare nella mia mente irrompendo così quella pace che si era formata nel mio cervello ancora intontito.

Sentì un rumore provenire da dietro la porta e scattai in piedi, stessa cosa fece Reagan. La porta si aprì con così tanta forza che sbatté contro il muro mostrando una figura.

«Ben svegliate ragazze» disse una voce profonda, che conoscevo benissimo.

«Dylan» sussurrai e lui mi guardò con un ghigno.

«Ciao Lexi» disse e si avvicinò a me, ma Reagan si mise in mezzo.

«Chi cazzo sei?» gli chiese e subito lo sguardo del ragazzo si fece serio e cupo.

«Non ti rivolgere così principessa» disse sfiorandole il viso.

La sua mano venne subito schiaffeggiata da quella della ragazza ormai adirata.

«Principessa un cazzo, leva queste mani e dimmi dove cazzo siamo» sbraitò Reagan.

«Però che caratterino» ghignò Dylan passando lo sguardo su entrambe.

Non lo riconoscevo più, non sembrava più lui. Non era il mio migliore amico, quello con cui avevo condiviso praticamente tutto.

Sospirai e tentai di calmare Reagan avvicinandomi al ragazzo.

«Dylan dove siamo?» gli chiesi con calma e lui ridacchiò.

«Fa molto pena vedere come ti fidi delle persone. I tuoi genitori non ti hanno insegnato nulla?» sghignazzò lui.

Mi irrigidì. Per quanto non avessi un buon rapporto con i miei genitori, nessuno è tenuto a parlare di loro.
Scattai in avanti e quasi lo presi per il collo, ma per via della differenza di altezza non ci riuscì e mi bloccò i polsi stringendoli.

«Non parlare della mia famiglia» ringhiai.

«Sennò? Non hai forze Lexi. Sei uno scricciolo in confronto a me, e non penso che tu voglia farti male» disse sempre con quel ghignò del cazzo.

Unpredictable |Mattheo Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora