Sono passate 2 ore da quando ho preso l'aereo, non so il perché ma il volo di ritorno sembra durare sempre meno rispetto a quello dell'andata anche se il tempo trascorso è sempre lo stesso.
Scesa dall'aereo non c'era nessuno ad aspettarmi, ho voluto io che nessuno mi venisse a prendere, avevo voglia di camminare, d'altronde avevo solo una valigia e il clima era piacevolmente fresco.
Amavo camminare da sola, perdermi per le strade di Roma, osservare gli alberi in fiore che sarebbero diventati succulenti frutti.Il sole stava quasi tramontando e il mio stomaco aveva bisogno di cibo, così mi diressi alla caffetteria che da sempre era la mia preferita, ormai ero diventata una cliente fissa, ogni volta che andavo lì, Antonio, il proprietario diceva
«Il solito?»
«Il solito.» Rispondevo.
Era un uomo sulla cinquantina, molto possente con una folta barba castana come i capelli, i suoi occhi si chiudevano in due spicchi ogni qual volta sorridesse, le sue dita callose erano attorniate da anelli massicci, all'inizio poteva intimorire, ma in fondo aveva un cuore morbido, era un gigante buono.
Mi sedetti al solito posto, accanto alla meravigliosa libreria in legno e alla grande finestra dalla quale mi piaceva guardare le persone camminare, quando ero più piccola osservavo la gente e provavo a indovinare le loro storie, se avessero sofferto per amore, se fossero felici, se stessero passando un brutto periodo.
Il profumo del cornetto mi riporta con i piedi per terra, era arrivato il "solito": un normale croissant fumante al cioccolato e un frappé al cioccolato con doppia panna e cannella.Un auto nera mi aspettava fuori la caffetteria, mi attendeva un lungo tragitto di tre ore che mi avrebbe portato a Coverciano da mio padre e la sua squadra.
Durante il viaggio in macchina mi addormentai ma appena arrivata, l'autista mi svegliò, presi la mia valigia e andai all'hotel ma con mia sorpresa non trovai nessuno, quando ad un tratto sentì delle urla di mio padre provenire dal campo.
Eccolo lì, pronto ad incitare la nazionale, le sue mani erano diventate rosse da quanto forte battesse le mani.
I ragazzi correvano lungo i bordi del campo con delle espressioni a dir poco serene, le loro maglie aderivano al corpo per il tanto sudore, erano esausti ma determinati, si vedeva proprio che amavano il calcio e il loro paese, avevano davvero tanta voglia di vincere.
Decisi di avvicinarmi, ancora con la valigia accanto andai ad abbracciare mio padre e gli diedi un bacio sulla guancia. «Sono tornata.» Lui come risposta mi strinse ancora più forte.
«Viaggiato bene?»
«Si tutto bene, adesso vado a posare le valigie.» Ero davvero esausta.
«Ma le presentazioni? Non avevi detto "Fra tre giorni"?»
Quella voce non apparteneva né a Ciro e né a Lorenzo, era una voce nuova, più acuta, più dolce, mi girai e notai un ragazzo di fronte a me, forse timido, mi diede come l'impressione che quelle parole fece per pensarle ma gli scovolarono spontanee sulla lingua, avrei giurato di vederlo un po' arrossire.
Era alto, capelli bruni che al sole rivelavano tonalità bionde, fisico non troppo scolpito ma asciutto, abbassai gli occhi sulla sua maglia "Chiesa".
Un'altra voce interruppe i miei pensieri.
«Fede, mi sembri interessato.» Disse un ragazzo ridendo. Lui a differenza di Chiesa aveva i capelli più chiari ed era un po' più basso, guardai anche a lui la maglia "Barella".
«Giusto, colpa mia, mi presento. Sono Mia Mancini, ho 20 anni e mio padre mi ha chiesto di passare gli europei con lui, quindi eccomi qui.»
«Ragazzi vi vedo un po' distratti, adesso continuiamo gli allenamenti.» Disse mio padre con tono un po' severo.
Salutai il mister e la squadra e andai nella camera che mi avevano assegnato, la 109, ancora non sapevo con chi fossi in stanza, ma già c'erano svariati borsoni e vestiti sparsi qui e lì, appoggiai la valigia su l'unico dei quattro letti ancora intatto e la disfeci. Aprì entrambe le cabine armadio, ma una era totalmente piena, quindi cercai di far entrare le mie cose in un angolino del secondo armadio e andai a fare un doccia, fino a quando sentii «È pronta la cena.»SPAZIO AUTRICE
Sappiamo che il capitolo è un po' più corto rispetto il primo, ma ancora siamo ai primi capitoli, il bello deve ancora arrivare ;), speriamo che per ora i capitoli siano di vostro gradimento.Se volete abbiamo iniziato a pubblicare anche su tik tok.
Ci trovate lì come @Fedex_Chiesa_pov
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109 || Federico Chiesa ||
FanfictionE se l'anima gemella non fosse la persona che ti è sempre stata accanto? Saresti disposta a stravolgere tutto per amore? Dal testo: [...] «Magari non siete più gli stessi, forse l'amore non è quello di una volta, forse ti stai rendendo conto che la...