16

1K 44 8
                                    

Stavamo sognando, di nuovo.
Anzi mi correggo.
Come direbbe Matteo "Caro diario di bordo, stavamo sognando, di nuovo."
Da quando è iniziato l'Europeo Pessina scriveva un diario di bordo, amavo la sua scrittura, era davvero un ragazzo speciale, mi ero tanto affezionata a lui.

Mio padre era veramente felice, ma lui già sapeva che avremmo vinto anche questa partita.

Ritornati in Hotel, saranno state le due di notte circa, noi non avevamo sonno, volevamo festeggiare, e soprattutto avevamo fame, eravamo affamati sia di cibo che di gloria.
Gli chef, gentilissimi si erano offerti di cucinare la vera pizza napoletana.
Ciro e Lorenzo però a quella frase storciono il naso, non erano tanto convinti...

Non ceniamo nella solita sala da pranzo, ma i camerieri sistemano un lunghissimo tavolo nel giardino dell'hotel, sotto le stelle.
Solo dopo mezz'ora la tovaglia bianca scompare, coperta da non sappiamo neanche quanti metri di pizza, gli occhi di Immobile e Insigne brillano.
Io mi siedo accanto a Federico e Matteo, poi si continua con Gigio, decisivo in questa partita, ma soprattutto festeggiamo la doppietta di Loca e il gol di Immobile.
A noi si aggiungono anche i cuochi e i camerieri, eravamo tantissimi lungo quel tavolo, più del solito.

Calici strapieni di vino e pizza in abbondanza, cosa vuoi di più dalla vita?

Berna per sbaglio fa cadere il bicchiere sul tavolo, facendo rovesciare tutto il vino, ma forse questo non è segno di fortuna? Così tutti ad uno ad uno intingiamo il dito nella tovaglia umida per portare qualche goccia di vino dietro l'orecchio e sul collo.

Lorenzo, ormai battezzato come "DJ della nazionale" continua con la sua canzone.
Era impossibile non cantarla.

Quindi, tra vino, pizza e brani sulla dieta si fanno le quattro di mattina e decidiamo di andare a dormire.

-

Il giorno dopo della partita è sempre rilassante, niente sveglia, niente allenamento, tutti potevamo fare ciò che volevamo.

Mi alzo alle undici e mezza, gli altri stavano ancora dormendo.
Un ricordo mi attraversa la mente per poi svanire l'attimo dopo, così entro in bagno, mi metto il mio costume preferito giallo, un paio di tovaglie, ciabatte e si esce dalla stanza.

L'hotel era ancora silenzioso, c'erano solo i camerieri e il personale.

Era una bella giornata, molto calda.
Percorro la discesa ed ecco che già intravedo la piscina al chiuso.
Stendo una tovaglia sul pavimento di pietra bianca mi avvicino al bordo e mi tuffo.

L'acqua era fresca, perfetta per mattine come questa, avrei voluto pensarci prima, dopo l'episodio con Federico me ne ero totalmente scordata, anche perché in questi giorni sono successe parecchie cose.

Amavo nuotare, da piccola, quando andavo a mare con i miei, non uscivo mai dall'acqua, mi ricordo che mio padre raccoglieva tutte le conchiglie che trovava sul fondale, e poi le portavamo a casa.
Mia madre invece si arrabbiava sempre perché non sapeva mai dove metterle.
Però a Roma, a casa mia, sotto il mio letto c'è una scatola che le contiene tutte, dalla prima all'ultima.

Mi mancano questi momenti in famiglia, ma stanotte dopo la partita, eravamo davvero famiglia.
Felici, spensierati, un po' alticci, ridevamo, cantavamo. Gioia pura.

Mi lascio trasportare dal movimento dell'acqua e dal filo dei ricordi, quando però decido di ritornare in Hotel e svegliare quei dormiglioni.

Mi avvolgo attorno il busto, il telo mare, apro la porta e con mia sorpresa sono tutti svegli, erano già le dodici e tra poco dovevamo pranzare.
«Buongiorno!» dico io con un sorriso.
«Buongiorno, dove sei stata?» mi chiede Lorenzo.
«In piscina» è l'ultima cosa che dico prima di entrare in bagno e lavarmi.

109 || Federico Chiesa ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora