«Fede...» continuo a dirgli, ma lui non sente, continua.
«Fede no..» cerco di parlare, ma lui continuava a baciarmi il collo, a scendere e salire con la bocca.
Lo spingo per allontanarlo da me.
«Federico no!» urlo.
Lui preoccupato, io furiosa. Furia che però mi inonda gli occhi, erano come un aquario riempito fino all'orlo, e anche solo una goccia in più poteva farlo precipitare a terra, romperlo e far buttare tutta l'acqua.
Ecco. I miei occhi erano così, pieni di lacrime, che anche con un solo battito di ciglia potevano uscire, scivolare sulle mie guance.
Ma il battito di ciglia non servì.
Erano state le parole che sono seguite a farle fuoriuscire dalle mie palpebre.
«Io non lo so... Davvero, non so cosa provi per Benny, se la ami o no, ma io so cosa provo per Kalvin, e lo amo. Quindi, ti prego, non farmi fare questo... Non farmi stare ancora peggio.. Ti supplico..»
La mia, più che un rimprovero, era una preghiera, lo stavo pregando di non farmi del male con la sua felicità, lo stavo pregando di non soffocarmi con il suo cuore, anzi, lo stavo pregando di darmi solo odio, e se non avesse saputo darmi quello, che fosse indifferenza, e se non sapeva darmi nemmeno quello, che fosse il nulla. Ma so che lui mi avrebbe dato tutto pur di vedermi felice.
Era odio quello che volevo da lui? Me lo avrebbe dato.
Era indifferenza? Me l'avrebbe data.
Era il nulla? Me l'avrebbe dato.
«Mia...» mi chiama.
«No Chiesa, no!» estraneo.
Non lo faccio neanche parlare, perché so che se avesse iniziato, io lo avrei perdonato per essere il ragazzo buono che è, e per l'amore che lui offre.Apro gli occhi.
Sospiro.
Ma cosa sto dicendo?
Mi stropiccio gli occhi per mettere a fuoco la stanza, il soffitto bianco, era blu, quasi nero, per il fatto che fuori fosse ancora buio.
Che ore sono?
Accendo il telefono.
2:11
Cosa? Mi sono addormentata solo quindici minuti fa..? Sembrava passata un'eternità di tempo...
Come al solito, per aiutarmi a dormire, esco fuori, nel giardino dell'hotel.
Stranamente non faceva caldo, si stava bene, l'aria era leggera e quasi fresca, piacevole.
Mi siedo sulla mia panchina nera, fredda all'impatto, forse un po' scomoda, ma era mia, nessuno ci si sedeva mai... Era sempre sola.Dopo neanche un minuto sento solo il mio respiro, nel mio petto il battito del cuore e i rumori degli alberi e gli animali.
Decido di alzarmi e camminare ancora.
Arrivo al campo di calcio, vicino la piscina, e mi sdraio a pancia in su, proprio al centro, nel cerchio col contorno bianco.
Sento l'erbetta verde che punzecchia la mia pelle, e la vista del cielo stellato mi rilassava.
Gli occhi si fanno sempre più pesanti, pensanti, fino a che li chiudo.
Dopo mezz'ora, credo, però sento dei passi calpestare il prato.
Mi accorgo di non essere più con la pancia in su, ma ora mi sono rannicchiata su me stessa.
Apro poco l'occhio destro per vedere chi fosse, ma non riesco a capire. La vista era totalmente appannata, e il sonno era troppo, per cercare di capire chi fosse.Lo sento soffocare una risata, forse, e poi coprirmi con una coperta, fino le spalle, e subito una sensazione di calore mi avvolge.
I passi si allontanano fino a scomparire. A non sentirli più.
-
Allungo il braccio destro per stiracchiarmi e sbadiglio.
Apro gli occhi e il cielo era ancora violaceo, saranno state forse le cinque di mattina, avevo scordato il telefono in camera, anzi, a proposito di camera, sarà meglio tornare in stanza prima che qualcuno mi veda qui.
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109 || Federico Chiesa ||
FanfictionE se l'anima gemella non fosse la persona che ti è sempre stata accanto? Saresti disposta a stravolgere tutto per amore? Dal testo: [...] «Magari non siete più gli stessi, forse l'amore non è quello di una volta, forse ti stai rendendo conto che la...