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Ero sola. In hotel, stesa sul letto a guardare il soffitto.

Perenne silenzio. Né una voce, né il cinguettio delle rondini, nulla, soltanto i raggi del sole che entrano dalla finestra e si scagliano sul pavimento bianco.

Kalvin aveva ricevuto una chiamata di lavoro ed era dovuto partire, lasciandomi qui, io mi ero offerta di accompagnarlo, ma niente, lui ha insistito che io continuassi la vacanza, la nostra vacanza.

Ma qui niente ha più senso senza di lui, sì, amo stare sola, ma non l'ho visto per un mese intero, e proprio quando abbiamo la possibilità di vederci, ecco che succede un altro imprevisto.

Sembra che il destino non volesse farci stare insieme.

È lì che però mi viene il lampo di genio.

Perché non fargli una sorpresa?

D'altronde gliene avevo già fatte tante, una in più non gli farà male.

So che non mi ha permesso di andare con lui perché pensava avrebbe fatto il mio bene, ma in fondo il mio bene era lui, anche se molte volte ci lanciavamo quasi i piatti pure. Però forse, il bello di una relazione è questo, litigare e poi fare pace, e poi mi sentivo ancora in colpa per le cose che gli avevo detto qualche giorno fa mentre stavamo aspettando il risultato del test.

Subito accendo il telefono, mettendo un fermo al flusso dei miei pensieri, e cerco qualche volo che da Mykonos mi porti a Londra.

Dopo una mezz'ora abbondante ecco che lo trovo. Tra due giorni alle otto di mattina, l'ora perfetta.

Questi giorni passati senza di lui sono diventati una routine, sveglia alle nove, piscina, pranzo, mare, cena, letto.
Un altro giorno, stesse cose.

***

Sveglia alle cinque, volevo essere puntuale e fare tutto con calma.

Per essere un po' più lucida e svegliare anche i nervi del corpo faccio una bella doccia fredda.
Scelgo qualcosa di comodo da indossare, una tuta grigia e una canotta bianca leggera, avrei dovuto passare circa sei ore in aereo, odiavo stare seduta così a lungo, ma per amore, questo ed altro.

Chiamo un taxi che mi accompagna direttamente all'aeroporto, e dopo il check in, mi imbarco sull'aereo.

Le hostess sono gentilissime e la colazione era ottima, porridge al cacao, solito londinese, ma io avevo fatto aggiungere al mio solito un pizzico di cannella.

A quel gesto sorrido, mi viene in mente il giorno in cui per sbaglio mi ero versata addosso il cappuccino sulla maglia e dopo Federico me ne aveva fatto trovare un altro, rigorosamente con una spolverata di cannella.

A volte avrei voluto chiamarlo, così, solo per chiedergli come stesse e cosa stesse facendo, come due amici, invece dopo la finale non ci siamo più sentiti.

***

Il viaggio non sembrava terminare più, avevo finito tutta la mia playlist e adesso stava iniziando da capo, avevo pranzato con delle fette di roastbeef, avevo completato tutti i cruciverba che avevo portato con me, e stavo iniziando a non sentirmi più le gambe.

Erano passate 4 ore, me ne aspettavano almeno altre due, ed io non ero ancora pronta psicologicamente a dover rimanere ancora seduta per molto, così per cercare di far passare più velocemente il tempo decido di addormentarmi.

Sembra funzionare, i miei occhi prendono subito sonno, anche dovuto al fatto che stamattina mi sia alzata all'alba.

Una leggera turbolenza però mi sveglia, per un attimo ho sentito il mio sedile tremare, ma nulla di allarmante, mi capitava spesso.

109 || Federico Chiesa ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora