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«Allora, tra un paio di giorni dovrei partire per Coverciano, e non voglio lasciarti a casa da sola, magari stavo pensando che a te potesse fare piacere venire con me e rivedere i ragazzi, così anche per distrarti un po', che dici..?»
«Tra quanti giorni..?»
«Due..»

Due giorni.

«Va bene» dice la mia bocca prima che io possa fermarla. Subito me ne pento.
«Bene, sono felice» dice invece mio padre stringendomi il ginocchio. Oggi forse lo vedo sorridere veramente dopo un paio di giorni difficili, un sorriso vero, senza preoccupazioni ma con tante rassicurazioni, è felice, davvero, e dopo questo esce dalla stanza lasciandomi di nuovo sola.

No. Non va bene. Nulla va bene, niente va come dovrebbe andare, ma allo stesso tempo non volevo farlo preoccupare ancora.
Ma perché? Effettivamente, cosa non andava? Cosa non andava bene? Apparentemente nulla.

Io stavo bene, avevo un padre che mi amava più di qualsiasi altra cosa al mondo, avevo un tetto sotto cui abitare, ero al sicuro.
Infondo non sono queste le cose che contano davvero?

Ma davvero, cosa andava male?
La mia salute mentale? Il fatto di provare ancora qualcosa per qualcuno che non se lo merita e il provare qualcosa per qualcuno a cui invece non dovrei nemmeno pensare?

Avere due persone contemporaneamente in testa.

È davvero questo che non va?

Mi sento vuota, come dopo una tempesta, la terra è bagnata, alcuni alberi il vento li ha scaraventati a terra, le strade sfaddate dall'acqua.
Ma forse, il sole più luminoso non arriva dopo un temporale?
Mi sento vuota, ma non mi sono mai sentita così leggera.
La mia testa è così affollata da sembrare tanto libera, è andata in tilt. Blackout.
Finalmente sembra trovare pace e soprattutto silenzio, può dormire beata, e non mi sveglierà la notte.
Ma allo stesso tempo sto male, forse perché ho sempre saputo che sarebbe finita così, a niente, io che volevo proteggere entrambi, alla fine, mi sono ritrovata da sola, senza nessuno dei due, infatti la verità non fa male, ma quello che mi fa patire è l'inverno che si è precipitato così di botto, io avevo ancora le maniche corte, dunque sono andata a prendere di corsa una giacca.

Dov'è finita la vecchia me?

La ragazza sempre felice, spensierata, sempre energica, sempre pronta ad aiutare tutti, sempre razionale, sempre pronta ad affrontare qualsiasi sfida? Forse era tutto solo una maschera, forse quella non era mai stata la vera me, era una copertura da tutto il male che avevo dentro, ma forse è proprio ora che con tutto questo male io non mi sto più riconoscendo, mi guardo allo specchio e non mi vedo, non sono io, non mi riconosco.

Basta. Ho toccato il fondo, non posso più piangermi addosso, non posso permettere a due ragazzi di condizionare così tanto la mia vita, senza nemmeno vederli.

Devo ricominciare a brillare di nuovo, senza l'aiuto di nessuno, riflettendo la mia stessa luce. Ecco adesso devo solo ritrovarla quella luce.

Ho deciso. Voglio davvero andare con mio padre. Smettiamola di vedere solo i lati negativi che la vita mi offre, ma concentriamoci su quelli positivi.

Vedere Federico mi faceva male? Bene.
Ma invece rivedere tutti gli altri? Ciro e Lorenzo. Berna. Matteo, e poi come scordarsi di lui, Barella? Tutti mi hanno fatto passare le pene dell'inferno, ma non mi sono mai divertita così tanto.
Le notti insonni, le lunghe chiacchierate con Lorenzo, il conforto di Matteo che sapeva benissimo dire tutto con i suoi silenzi.
Tutte le risate fatte di cuore, l'ansia, l'adrenalina pre partita, i cori, l'azzurro, la nazionale.
Tutti, se pur in porzioni diverse mi hanno dato qualcosa che porterò sempre con me.

***

Il suono fastidiosissimo della sveglia mi fa aprire gli occhi.

Era il giorno della partenza, fortunatamente le valigie erano già pronte dalla sera prima.

109 || Federico Chiesa ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora