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Cos'era successo ieri sera?

Non dico di non ricordare nulla, ma avevo frammenti sconnessi nella mia mente.

Noi che cantavamo in strada, la musica alta, Federico che baciava il mio collo, bicchieri lungo il tavolo...

Aspetta, cosa?
Federico che bacia il mio collo..?

Adesso che ci penso meglio ha anche cercato di baciarmi le labbra...
Fortunatamente io l'ho fermato...

O sfortunatamente..?
L'ho fermato perché non volevo che mi baciasse? Oppure perché la mia mente è occupata da Kalvin in questo momento?

Scuoto la testa cercando di ritornare con i piedi per terra.
La camera è vuota, forse i ragazzi hanno preferito non svegliarmi dopo ieri sera...

Però avevo fame, così mi alzo dal letto, vado in bagno per darmi una sistemata, inoltre ieri non mi ero neanche struccata, l'eyeliner era tutto colato sotto l'occhio come anche il mascara e del rossetto rimaneva solo il bordo.

Mi lavo la faccia con l'acqua gelida, così da riprendermi un po', mi vesto e scendo le scale.

L'unico posto vuoto era accanto a Federico...
Mi sforzo di fare come se nulla fosse, come se ieri sera non fosse mai successa e che io e lui fossimo soltanto amici.

Appena mi siedo accanto a lui, Chiesa mi butta uno sguardo con la coda dell'occhio, io però cerco di evitarlo.

«Mia, neanche un buongiorno..?» era mio padre, che giustamente aspettava il mio solito bacio sulla guancia.
«Ehm.. Sì papà, hai ragione...» così mi alzo e lo saluto.
Ripensandoci, adesso non avevo più fame, Federico era strano e mi sentivo osservata in continuazione.

Ero gelida, non provavo emozioni, davanti ai miei occhi c'era solo una scena, la tequila.
«Non mangi?» dice Lorenzo.
«No, non ho fame...» dico io con ancora lo sguardo perso.

Fede si sentiva così? Così colpevole..?

Perché io sì.

È come se mi fossi buttata da un aereo senza paracadute, la discesa è bellissima, adrenalina pura e veloce, ma la caduta è devastante, mortale.

Il telefono suona, un messaggio.
Il buongiorno di Kalvin.
Lo leggo dopo.

Non potevo stare accanto a Federico, avevo bisogno di allontanarmi, avevo bisogno di spazio.

«Scusate, ho bisogno un po' d'aria» subito vado in camera, chiudo la porta alle mie spalle, e inizio a respirare, il fiato mi mancava, l'aria era diventata inesistente.
I miei occhi si riempiono di lacrime. Un attacco di panico.

No, ti prego.

L'ultimo che avevo avuto risaliva a due anni fa, perché adesso sono tornati?

Tutto gira intorno a me, mi lascio scivolare lungo la porta fino ad arrivare a terra e avvolgermi in me stessa.

Devo calmarmi.

Chiudo gli occhi e mi concentro solo sul mio respiro.

Sono qui.
Esisto.
Respiro.
Vivo.

Dopo un po' i respiri si calmano e le lacrime smettono di cadere.
Mi alzo da terra per sedermi sul letto ancora disfatto.
Mi prendo la testa fra le mani.

Cosa sto facendo?
Io ho già trovato la mia persona, si trovava a Londra, non qui a Coverciano.

Bussano alla porta.
«Avanti.»

109 || Federico Chiesa ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora