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Me lo sono scopato Federico.

L'ho detto davvero?

Qualcosa in Kalvin si è rotto, i suoi occhi sono spenti, non brillano, sono vuoti, non sono più pieni di me, forse perché ha davvero capito che mi ha perso, e forse perché ha capito che è stata tutta colpa sua, è stata colpa del suo trascurarmi, della convinzione di avermi quando più gli piacesse, della convinzione che io non me ne sarei mai andata.

Stavolta mi chiudo davvero la porta alle spalle, non lo volevo sentire più, non lo volevo vedere più, non volevo parlargli, non volevo ascoltarlo.

E neanche lei. Sarah, non me lo sarei mai aspettato da lei, lei che era sempre stata la prima ad incoraggiarmi, a sostenermi quando io avevo dei dubbi su Kalvin, lei che mi toglieva qualsiasi timore riguardasse la distanza, lei che era sempre dalla mia parte.

Mi ritrovo a camminare per le strade londinesi, senza una meta, girovagando, come un vagabondo, con la valigia tirata dalla mia mano.
Vedo la gente ridere, felice, io no.
Il cielo è stranamente azzurro e sereno, di certo non come il mio cuore.

Non passa neanche mezz'ora che il telefono squilla, lo esco dalla mia borsa, è lui, Kalvin.
Non aspetto neanche che il telefono smetta di suonare, ma gli chiudo direttamente, non posso neanche dire di avergli chiuso in faccia perché comunque non l'avrei vista da dietro uno schermo, non posso neanche dire che io abbia sentito la sua voce, non volevo sentire neanche una sillaba uscire dalla sua bocca, neanche una.

Che adesso stia con Sarah, libero, felice.
Che adesso sia Sarah a consolarlo nei suoi momenti brutti, che adesso sia lei a domare il suo veleno, la sua rabbia.
Che adesso sia lei a condividere le vittorie di Kalvin, che adesso sia lei ad esultare per un suo gol.
Che adesso sia lei a prendere il mio posto.

Io che con lei avevo condiviso tutto, adesso posso dire di aver condiviso davvero tutto, anche l'amore.

Mi perdo così tanto nei miei pensieri che solo ora mi accorgo che il sole è scomparso dietro le nuvole, e il cielo minaccia di mettere pioggia.

Ci mancava solo questo.

Devo cercare un posto dove ripararmi, ma non ce la faccio, i piedi iniziano a farmi un po' male nella parte della pianta e del tallone quindi mi siedo su una panchina per riposarmi.

Il volo di ritorno è tra una settimana.

Non posso restare qui, proprio qui, proprio nella città in cui tutto, in cui anche i muri mi parlano di lui, proprio per questo non posso fermarmi, proprio per questo continuo per la mia strada senza meta, in cerca di un posto, di un asfalto dove passare la notte.

Non posso aspettare, devo andarmene, vorrei andarmene ora, volare con delle ali di cera come Dedalo e Icaro e poi forse cadere per essermi avvicinata troppo al sole. Vorrei evadere dalla mia stessa pelle, dalla mia stessa anima, ma la cosa che mi fa ancor più ribrezzo è il fatto che nonostante io provi questi sentimenti di rabbia e tristezza, adesso dai miei occhi non esce una lacrima, zero, aridità pura, un deserto, forse è l'effetto per averne versate troppe, o forse...

No...

Forse mi sento quasi sollevata, ma perché? Come posso dire queste cose dopo aver scoperto un tradimento...? Cosa mi passa per la testa...?
Però io ho anche tradito, l'ho tradito... Con Federico...

Quel pomeriggio rimane indelebile nella mia memoria, è come se fosse stato impresso nella mia mente, come se quel ricordo fosse nato con me e non ha intenzione di lasciare il mio cervello, non può essere cancellato perché quel ricordo non è stato scritto con la matita.

Mi ricordo ancora tutto, gli odori, le nostre carni, lui, i suoi mugugni...

Basta.

Cosa mi succede?
In questo preciso momento Federico dovrebbe essere l'ultimo dei miei pensieri. E invece è in capo alla lista. È il primo.
Devo zittire al più presto questo mio flusso di coscienza o finirà per inghiottirmi.

Ecco che piove. Ad agosto. Goccioline d'acqua si catapultano verso il suolo, veloci, taglienti.
I miei capelli dopo neanche cinque minuti sono fradici, mentre i miei vestiti iniziano ad aderire al corpo.

Per tenermi impegnata e non pensare a nulla cerco dei voli di ritorno.

Con la testa china sul display del telefono i miei piedi mi portano alla metro londinese, scendo le scale e finalmente posso sedermi su una panchina, al riparo dalla pioggia.

Continuo la mia ricerca per tornare in Italia, ma niente, forse sarei dovuta rimanere una settimana qui, senza un tetto sopra la testa, senza lui.

Il mio dito continuava a muoversi sullo schermo del telefono, però quasi tutti i voli sarebbero stati fra tre, quattro giorni, ma proprio quando stavo per perdere tutte le speranze, eccolo, domani, 4 agosto, alle due del pomeriggio, solo due posti disponibili.
A me ne basta uno.

Posso tirare un sospiro di sollievo, il mio cuore si calma e i battiti diventano regolari, già la mia mente stava pensando a come avrei fatto e a cosa avrei fatto se non avessi trovato un volo di ritorno, ma fortunatamente questi pensieri vengono spazzati via in meno di un secondo.

***

Persone che vengono, persone che vanno, il rumore dei passi e delle voci mi sveglia.
Mi sento tutta indolenzita, la parte bassa della schiena mi fa male così come il collo, una panchina in ferro non è il miglior posto su cui dormire. La bocca è asciutta, e gli occhi pesanti.

Stanotte era un continuo via vai di gente, senza mai fermarsi, forse sono state più le ore in cui mi svegliavo che quelle in cui dormivo.
Se Dio me l'ha mandata buona, credo di aver riposato solo due ore, pazienza, riposerò in aereo, su una bella poltrona comoda.

Per un momento mi passa davanti gli occhi la scena di ieri, Kalvin e Sarah.

No, basta.

Ma purtroppo non basta.
Quando accendo il telefono mi ritrovo 23 chiamate perse e 35 messaggi da parte sua, per non contare i messaggi in segreteria lasciati da Sarah.

Voglio stare sola in questo periodo, non voglio nessuno, devo riscoprire me stessa prima di tutto, e soltanto dopo, forse potrei parlare con Phillips, ma ora no.
Deve capire che mi ha ferito, e spero di averlo ferito anche io.

Non avevo neanche fame, più pensavo a lui e più il mio stomaco si chiudeva, non mangiavo da ieri mattina, forse.
Anzi, ho un senso di nausea perenne, come se dovessi buttare qualcosa, ma non so cosa, una cosa che parte dal petto e si ferma in gola.

Forse è l'amore, non dico che ho chiuso con lui, ma in questo periodo non voglio che Cupido voli intorno a me, credo già di averne avute abbastanza.
O forse io l'amore non l'ho mai conosciuto.
Ma se allora io non ho mai conosciuto l'amore, cos'era quel sentimento che provavo per Kalvin? Come si spiega se non con la parola "amore"?

SPAZIO AUTRICE
SONO TORNATAAAA!
Scusatemi tantissimo per la lunghissima attesa, ma purtroppo non sto riuscendo a far combaciare molto bene studio e scrittura, ma tranquilli, non vi ho dimenticato, anzi, tutt'altro.❤️
DEVO PERÒ RINGRAZIARVI PER LE 19 mila VISUALIZZAZIONI E 1k DI STELLINE!❤️
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Come sempre spero che il capitolo vi piaccia, ci vediamo al prossimoo!

109 || Federico Chiesa ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora