Capitolo 4: Espressione

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«Ilaria, ho bisogno di una mano!» mi urlò Serena dalla camera.

«Scusami Sere ma sono in ritardo per le prove, chiedi a Carola» le dissi afferrando le ultime cose che mi servivano.

«Ok, buona fortuna!» mi ripose lei mentre stavo uscendo.

Non feci in tempo a ringraziarla che le mie gambe erano già fuori in giardino, mi resi conto di essere scalza, presi delle scarpe a caso trovate per terra che dovevano essere di Nicol.

«Ti rubo le scarpe scusa Nicol» dissi anche se probabilmente lei non mi sentì.

Uscii dalla casetta e corsi il più veloce possibile verso la sala relax.

Ripresi fiato anche se per poco e afferrai le giuste scarpe lasciate lì dalla mattina.

Vidi Matt e Gianmarco lì seduti ma non feci in tempo a salutarli. Uscii dalla sala relax, sempre correndo, e andai in palestra.

«Buongiorno» dissi ad Elena mentre stavo guardando l'orologio.

Ero puntuale.

«Scusi il ritardo» dissi spontaneamente lo stesso.

«Nessun ritardo, andiamo» mi ripose lei sempre gentilissima.

Presi fiato da tutte le corse che avevo fatto e iniziammo a lavorare sulla coreografia.

«So che ci hai lavorato con Sebastian se non sbaglio» mi disse.

«Sì» le risposi con ancora il fiatone.

«Hai corso?» mi chiese notando questa cosa.

«Sì, pensavo di non fare in tempo» le risposi.

«Mi raccomando, la prossima volta con calma, puntuale e calma» mi disse.

Annuii sapendo che avrei più dovuto farlo.

«Probabilmente ti starai chiedendo perché non c'è Sebastian o Veronica qua con te visto che la scorsa volta provavi con loro» mi disse Elena.

Non ci avevo nemmeno fatto caso...

«Veronica mi ha chiesto di curare l'aspetto espressivo, quindi non solo il viso ma anche tutta l'espressività del corpo» mi spiegò Elena.

«Sì, mi aveva detto qualcosa al riguardo, voleva più espressività da parte mia» le dissi.

«Bene, sono qua per questo» mi disse.

«Inziamo» mi disse.

«Ok» le risposi.

Non vedo l'ora...

«Partiamo con le prime serie di 8, fammele come le faresti, normali» mi disse.

Annuii, fece partire la musica e inziai a ballare fino a che lei non mi fermò.

«Ok, allora, partiamo proprio dalle basi» mi disse.

«Vedo che comunque la tua espressione è abbastanza naturale ma anche un po' dispersa se vogliamo dire» mi disse.

«Lo so» le risposi.

«Questo secondo me perché, contrariamente a canzoni che narrano una storia, che hanno un significato ecc. questa canzone, e quindi anche la coreografia, non ha un significato dietro grande» mi disse.

Continuai ad ascoltarla senza fiatare.

«Ad un certo punto dice: "Non tutto ciò che lucciaci diventerà oro", proprio alla fine dei secondi 8» mi disse lei.

«Quindi se proprio vogliamo trovargli un senso un po' ce l'ha, parla di questo ragazzo che sfuggiva dalle cattiverie del mondo. La coreografia, però, non ha lo scopo di raccontare ma soprattutto di animare, quindi l'espressività può essere più difficile da tirare fuori. Ciò non vuol dire che non serve, anzi. Devi avere un'espressività che coinvolge, che tira dentro, che rende Up il pezzo» mi disse.

«Ci sei?» mi chiese.

«Sì sì, sono completamente d'accordo» le risposi.

«Bene, quindi mettici quell'adrenalina che provi mentre balli, quell'emozione che hai, la carica che ti dà il pezzo trasmettila a chi ti vede, dai!» mi disse.

«Rifammela» mi disse.

La musica partì e ballai di nuovo, solo con più autocontrollo di quella che era la parte espressiva del corpo, capii l'importanza di alcuni movimenti e cercai di liberarmi il più possibile.

«Bene» mi disse Elena.

«Grazie» le risposi mentre riprendevo fiato.

«Io sono tenuta a giudicare, per quello che to facendo ora, il tuo modo di esprimerti, ma se posso darti un consiglio, su gli ultimi passo metti più dinamica, tendi a lasciarti andare e non mantenere la precisione dell'inizio anche alla fine» mi disse.

«Sì lo so, devo lavorarci, grazie» le risposi.

«Del resto va tutto bene, noi ci rivedremo tra un paio di giorni, lavoraci» mi consigliò.

«Certo lo farò, grazie» le dissi.

«Puoi andare» mi disse.

«Ok grazie, a presto» le dissi mentre stavo uscendo con tutte le mie cose.

Mentre andavo in sala relax vidi Serena  arrivare dalla porta di ingresso.

«Hey, com'è andata?» mi chiese.

«Bene, ho lavorato con Elena sull'espressione, è stata una figata!» le dissi.

«Sì Elena è fantastica, ora la devo vedere per "Voilà"» mi disse.

«Buona fortuna» le augurai abbracciandola.

«Grazie» mi disse lei.

Mentre si allontanava mi fermai per legarmi le scarpe.

«Rubi scarpe?» mi chiese Christian.

«Ah, sì, cioè no. Le ho prese in prestito perché andavo di fretta» gli dissi alzandomi.

«Ma come fai a sapere che non sono mie?» gli chiesi incuriosita.

«C'è scritto Nicol» mi fece notare lui.

«Ah, quindi vuoi dirmi che per tutto questo tempo sono andata in giro con delle scarpe con su scritto sopra il nome di un'altra persona?» chiesi retoricamente.

«Bhe sai, è il prezzo da pagare se non si usano le proprie» mi disse lui ridendo.

«Ringrazia che ho un piede piccolo, altrimenti ruberie anche le tue» gli dissi.

«Meno male» mi disse.

Si allontanò e me ne tornai in casetta Nicol probabilmente rivuole le sue scarpe.

Più che semplice amicizia || Christian Stefanelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora