A quella gara di ballo arrivai prima, il mio voto era un 9½ ed era molto lontano da quello di Dario, arrivato secondo, ma a me non importava.
Non feci nemmeno caso a quella classifica, l'unica in cui arrivai prima.
«Potete andare» quella frase mi riconnesse con la realtà.
Mi alzai dalle gradinate e non feci caso a nessuno, andai in camera mia, chiusi la porta.
Scrissi ai miei genitori di essere arrivata prima, spensi il telefono, e uscii dalla stanza.
Passai di fronte alla camera verde. Volevo entrare. Ma sapevo di non potere.
Christian stava male, aveva l'influenza, e mi era vietato avvicinarmi a lui, potevano farlo solo Mattia e Dario che dovevano dormire lì.
Rimasi a fissare quella porta chiusa.
Andai in cucina e presi la mascherina dal mio giacchetto.
Tornai di fronte alla stanza verde.
Puoi farcela, devi solo bussare.
Pensai che, dopo tutto, avevo passato di peggio con Christian, lui era lì quando come una disperata piangevo per il passo a due di Latino, io eri lì quando lui era triste per il suo cane.
Cosa può esserci di così diverso?
Feci un bel respiro e bussai.
Mi allontai dalla porta prima che Christian la aprisse.
Appena mi vide con la mascherina cercò di dire qualcosa.
«Lo so, non potrei, ma se tu stai lì - indicai un punto sul pavimento più o meno a 2 metri di distanza da me - e io qui, con le mascherine, non mi dovrei ammalare» cercai di spiegargli.
Rise.
«Non ce la fai proprio a stare lontana da me?» chiese ironico.
Anche se non ero in vena, feci un sorriso. In effetti non aveva tutti i torti.
«Mi mancavi» gli dissi.
«Non sono rinchiuso qua, ogni tanto esco, e mi puoi parlare» mi fece notare.
«Ma non è la stessa cosa, lo sai» gli dissi.
«Sì lo so...» rispose abbassando lo sguardo.
Ci sedemmo entrambi uno di fronte a l'altro con debita distanza.
«Cosa c'è di nuovo?» mi chiese cercando un argomento di conversazione.
«Non parlare» gli dissi.
Lui si ammutolì subito.
Rimasi ferma a guardarlo, era una cosa che facevo spesso, di nascosto però. La sua bellezza mi metteva tranquillità.
«Come stai?» gli chiesi alla fine dopo un lungo momento di silenzio.
«Di salute o... di anima?» mi chiese.
«Entrambe» gli risposi.
Cosa potrà mai cambiare?
«Di salute, lo vedi anche tu, un po' raffreddato ma sotto sotto sto bene» mi rispose con la voce nasale da influenzato.
«Di anima?» chiesi curiosa di questa sua distinzione.
«Un po' peggio»
«Non nego che mi manca vivere tra voi nella normalità, ma so che è per il vostro bene questo» mi disse facendo un gesto con le braccia per simulare la distanza.
Sorrisi alla sua spontaneità. La calma era tornata a governare su di me.
«Tu come stai? Mattia mi ha detto che in questi giorni non sei al massimo...» mi chiese.
«Già...» risposi con un po' di tristezza.
«Ti manco vero?» mi chiese lui sorridendo talmente tanto da farlo notare anche con la mascherina.
«No...» risposi cercando di mantenermi una dignità.
«Ti manco» affermò subito dopo lui.
Sorrisi abbassando lo sguardo.
«Anche tu mi manchi» disse con un tono molto naturale.
«Un po'» aggiunse cercando di togliere il sentimento dalla frase di prima.
«Perché devi essere così?» gli chiesi.
«Così come?» rispose un po' confuso.
«Bello» dissi. Le mie labbra si muosero da sole e la mia voce pronunciò questa parola senza accorgermene.
Perché l'ho detto?
Lui sorrise abbassando lo sguardo dall'imbarazzo.
«Potrei farti la stessa domanda» mi rispose.
Sorrisi io.
Pensai a cosa dire o fare a proposito, se c'era bisogno di una frase per stemperare, o se andava bene così.
«Se mi avvicinassi?» chiesi.
«Non puoi» mi rispose lui.
«Ma che sarà mai, tu stai guarendo, ho la mascherina e gli anticorpi forti...» gli spiegai.
La cosa degli anticorpi era totalmente inventata, non ne avevo la più pallida idea.
«Ilaria...» esordì lui.
«So di essere tremendamente affascinante, e non nego che anche a me farebbe piacere questo avvicinamento ma no» mi disse con una sfacciataggine nuova, che per ora non mi aveva ancora mostrato.
«Se me lo dici così» risposi.
Ci fu un silenzio in cui notai il suo sguardo. Aveva degli occhi bellissimi e ogni volta che li guardavo era come la prima volta, mi stupivo sempre del colore che cambiava ad ogni angolazione.
«Solo un pochino» disse alla fine lui concedendomi un avvicinamento.
Così feci.
«Ammetti che sei tu che non vuoi stare lontano da me» gli dissi.
Da dove arriva tutta questa sicurezza?
«Forse... chissà» rispose lui.
Mi prese la mano.
Deve essere difficile per lui questo periodo, isolato da tutti senza un vero contatto.
«Christian non puoi» gli dissi facendo notare le nostre mani.
«Dopo ti igienizzi, e poi, hai gli anticorpi forti no?» mi fece notare ridendo.
Mamma mia quanto mi faceva stare bene.
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Più che semplice amicizia || Christian Stefanelli
Fanfictionplot: dentro la casetta di amici, si formano talenti, e non solo. Grandi amicizie possono nascere... o forse grandi amori? Ilaria, buffa, sbadata, timida e fin troppo pura per la sua età. Christian, fragile, testardo, timido e fin troppo poco conf...