Capitolo 13: Telefonata

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«Pronto?» mi chiese dall'altra parte del telefono.

«Sono io» gli dissi, anzi, urlai.

«Ilaria!» mi salutò lui con entusiasmo.

«Alla buon ora» mi rimproverò dopo.

«Sai come funziona qua, hai un tot di ore, anzi mezz'ore, per parlare al telefono, e tu personalmente non sei una mia priorità» gli dissi un po' scherzando.

«Mi fa piacere, vuoi che ti attacchi in faccia?» mi chiese.

«No Matteo io scherzavo...» gli dissi.

«Umh, va bene, perché mi hai chiamato?» mi chiese.

«Ho bisogno di un motivo per chiamarti?» gli dissi.

«A quanto mi hai appena detto, sì» mi rispose.

«Ok è vero» ammisi.

«Ecco vedi, ti conosco troppo bene» mi disse.

«Ma il punto è un altro» gli dissi.

«Dimmelo allora, in questi giorni non sono mica diventato un indovino» mi disse.

«Se fai parlare ci arrivo» gli dissi.

Silenzio dall'altra parte, bene.

«Allora, stavo parlando con Christian prima» gli dissi.

«Sai chi è Chri?» gli chiesi in dubbio.

«Certo che lo so, è quello che ha ballato la canzone di Sfera» mi disse.

«Sì vabbe, io avrei detto di Madame ma ok, non è nemmeno questo il punto» gli dissi.

«Ti sbrighi?!» mi chiese stufo.

«Non pensavo che paralre con me fosse così noioso» gli dissi.

«Non divagare e arriva al punto» mi disse.

«Ok, ok, com'è andata la partita?» gli chiesi alla fine.

«Volevi chiedermi questo?» mi disse.

«Sì» gli risposi.

«E che c'entra Christian?» mi chiese.

«Mi hai detto tu di andare dritta al punto, e così ho fatto» gli spiegai.

«Ho capito ma ora sono curioso» mi disse.

«Anche io, quindi prima dimmi com'è andata la partita» gli dissi.

«La partita non c'è stata era brutto tempo» mi disse.

«Mi dispiace Matteo...» gli dissi.

«Sì, sì anche a me, ora dimmi di Christian» mi disse.

«Da quando in qua sei così pettegolo?» gli chiesi.

«Non girarci in torno, che è successo, ti ha fatto del male lo uccido» mi disse.

«Calmo calmo, non è successo nulla, abbiamo semplicemente parlato» gli dissi.

«Sicura, perché girano edit di voi due sui social» mi disse.

«Davvero?» gli chiesi sorpresa.

Entrò Mattia in stanza.

Lo salutai con la mano e gli feci cenno che stava parlando al telefono.

«Torno dopo» mi disse.

Annuii e poi risposi a Matteo.

«Comunque scrivi pure che non c'è niente tra me e Chri, ti pare? Lo conosco da tre settimane» gli dissi.

«Vabbe, ma che c'entra con la partita?» mi chiese.

«Stavamo parlando e nel frattempo abbracciavo un cuscino azzurro, tipo quello che mi avevi regalato tu con lo stemma della tua squadra, così mi sei venuto in mente e ho pensato di chiamarti» gli spiegai.

«Ah, tutto qua?» mi chiese.

«Te l'ho detto che non era nulla di che» gli dissi.

«Comunque sei stata carina» mi disse.

Sorrisi e poi mi accorsi che non poteva vedermi.

«Ci sei?» mi chiese.

«Sì sì, ora dovrei scappare, saluta mamma» gli dissi.

«Certo, ciao!» mi salutò e misi giù il telefono.

Andai in cucina da Mattia.

«Cosa volevi?» gli chiesi.

«Volevo sapere se mi potevi aiutare con la cena» mi disse.

«Certo» gli dissi.

«Che facciamo?» gli chiesi.

«La pasta» mi rispose.

Risi perché erano 3 settimane che mangiavamo, o pasta, o insalata

«Ma tipo delle piadine?» gli chiesi prendonone un pacchetto.

«Ok» mi rispose.

Iniziammo a cucinare.

«Non sapevo avessi il fidanzato» mi disse.

«Come scusa?» gli chiesi colta alla sprovvista.

«Prima parlavi con un certo Matteo» mi disse.

«Gli hai detto che tra te e Chri non c'era nulla, come se ti dovessi giustificare» mi disse.

«Scusa ma da quando ascolti le conversazione degli altri?» gli chiesi.

«Stavo solo passando di lì, non ho origliato» mi disse.

«Ah ah, certo» gli risposi.

«Non sviare l'argomento» mi disse.

«E che argomento scusa?» gli chiesi.

Non pensavo ci fosse una conversazione.

«Chi è Matteo?» mi chiese.

«Che te ne importa?» gli dissi.

«Dai, dimmelo!» mi supplicò.

«Ma anche se fosse, sei geloso?» gli chiesi.

«Io no, ma altri magari sì...» mi disse.

«E chi?» gli chiesi.

«Se non lo sai tu» mi rispose.

«Comunque» gli dissi.

«Matteo è mio fratello» gli rivelai.

Rimase un po' sorpreso.

«Ma tuo fratello non si chiama Teo?» mi chiese.

«No, io lo chiamo Teo, il suo vero nome è Matteo. Secondo te i miei genitori danno un nome da cane?» gli chiesi ridendo.

«E che ne so, hanno chiamato te "Ilaria"» mi disse.

«Non sei simpatico» gli dissi.

«Nemmeno tu» mi rispose.

Più che semplice amicizia || Christian Stefanelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora