Quando tornai in casetta, invece di complimentarmi con Serena per la vincita della sfida, invece di andare da Alex e spettegolare, il mio primo pensiero fu il letto.
Solo quando abbandonai la cucina piena di gente felice intenta a parlare delle loro impressioni, mi resi conto di quanto in questi settimane mi ero autoesclusa alle persone a cui volevo bene.
L'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento era capire. Cosa dovessi capire forse era proprio il fatto da comprendere. Ma avevo tutto il tempo del mondo per farlo.
Una cosa era certa, è partito tutto da quel giorno, quello stra maledettissimo giorno.___________
«Dove vai?» mi chiese Serena vedendomi attraversare la cucina con una giacca indosso e degli auricolari in mano.
«Vado a prendere un po' d'aria fuori» le risposi. Avevo solo bisogno di un po' di riposo.
Attraversai le camere e giunsi fino a quella gialla, dove da lì uscii fuori in giardino.
Per mia sorpresa non ero sola, seduto sui divanetti c'era già Christian, ma nonostante ciò non avevo voglia di andarmene.
Mi misi seduta vicino a lui pensando di non dargli fastidio, finché lui non si accorse della mia presenza.
«Se vuoi vado» mormorò tenendo lo sguardo fisso sul terreno.
«No chri, c'eri prima tu, anzi se vuoi vado io» gli dissi non pensando al fatto che gli avrei potuto dare noia.
«No tranquilla, stai pure» mi disse.
Notai in lui qualcosa che non andava, aveva un tono di voce molto diverso dal solito, quasi come se fosse triste per qualcosa e parlare fosse l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
«Christian tutto ok?» gli chiesi.
Si voltò dall'altra parte e non riuscii a vederlo in faccia.
Gli porsi la mia mano, quando era triste gli faceva sicurezza stringerla.
Appena sentì il mio contatto, capì la situazione, e si voltò verso di me. Mi strinse la mano e notai il sio viso spento.
Con l'altra mano libera gli alzai il mento per guardarlo meglio negli occhi. Era visibilmente triste per qualcosa, e a stento tratteneva le lacrime.
«Christian...» cercai di dirgli. Mi fermai perché sentii che stava stringendo più del solito la presa.
Stava davvero male.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai non lasciando il contatto delle nostre mani. Lui appoggiò la sua testa sulla mia spalla e sentii che le lacrime erano scese.
«S-scusa» mi disse singhiozzando.
«Tranquillo, sei libero di piangermi addosso quando vuoi» gli risposi accarezzandogli i capelli.
«No, tu ti meriti una spiegazione, scusami» disse insistendo.
Lo guardai in volto. In quei bellissimi occhi.
«Tu non mi devi spiegare niente, è normale avere un attimo di debolezza, il pianto fa parte di noi, non nasconderlo» gli dissi mentre con il palmo della mia mano gli asciugai le lacrime.
«Ilaria tu non ti meriti questo» stava borbottando.
«Oi, oi, Chri, ma che stai dicendo?» gli chiesi quasi arrabbiata.
«Tu eri venuta qua per rilassarti e io come un cretino ti piango addosso» mi spiegò.
«Saresti stato più cretino se te ne fossi andato» gli risposi.
«Ma non voglio fare il piagnone, p-per...» cercò di dirmi.
«Christian tranquillo, siamo solo io e te» gli dissi mentre lui si stava appoggiando al mio petto.
Una scarica di brividi mi attraversò la schiena, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.
«Io... m-mi dispiace» cercò di dirmi.
Lo abbracciai, riuscivo a sentire il suo dolore anche se non ne conoscevo la provenienza.
«Chri, guardami» gli dissi alzandogli il volto.
Lui mi guardò dritta negli occhi, i suoi erano gonfi e rossi a causa del suo pianto, ma lo stesso i più belli che avessi mai visto.
«Lo affrontiamo insieme, devi sentirti libero con me, non c'è motivo di scusarti per essere semplicemente stato te stesso» gli dissi «Non ti chiederò di parlarmene, può essere difficile, ma mi metto a disposizione per ogni cosa» conclusi.
«Grazie» riuscì a dirmi alla fine.
Solo dopo venni a conoscenza della morte del suo cane, al quale era molto legato, in più Mattia mi disse che era un periodo buio e quello aveva peggiorato tutto...
Quel giorno, gli rimasi sempre accanto, e capii che la cosa non mi dava fastidio. Ogni tanto sentivo la sua mano avvicinarsi alla mia. Mi stava facendo sentire utile, e tutte le volte che tra di noi avveniva quel contatto, i brividi tornavano sul mio corpo, ma non mi disturbavano.
_________
«Vieni a cenare o facciamo il digiuno solitario?» mi chiese Mattia entrando in stanza.
Mi ricconettei con la realtà e mi alzai dal letto.
«Arrivo»
Spazio autrice:
Come va? Spero bene, che ve ne pare? Fatemi sapere se vi piace la storia ❤.
STAI LEGGENDO
Più che semplice amicizia || Christian Stefanelli
Fanfictionplot: dentro la casetta di amici, si formano talenti, e non solo. Grandi amicizie possono nascere... o forse grandi amori? Ilaria, buffa, sbadata, timida e fin troppo pura per la sua età. Christian, fragile, testardo, timido e fin troppo poco conf...