Capitolo 56: Sul finale

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Ilaria's pov

Io che quando recito scordo le frasi
Perché non c'è un ruolo che sappia indossare
La strada che ho scelto è la stessa di allora
Non voglio una vita semplice, lo grido ancora

Sai, mentre ti guardo io fermerei il tempo
Tu sei la risata di un uomo che ha perso
Tu sei la carezza che resta sul viso
Quando la notte mi alzo e mi manca il respiro

E sono sempre io che rovino tutto sul finale
Che allontano le persone
Ma poi da solo non ci riesco a stare
E poi d'inverno voglio indietro il mare
Ma poi d'estate non mi basta il sole
Tanto lo so che resta sempre uguale
Tu resti bella anche se mi fai male

Sei nel sole che brucia, ma che cerco ancora
Sei nel vuoto che uccide, ma riempie qualcosa
Sei fra tutti i miei vizi che rimpiango nel letto
Quando il cuore è veloce e la notte non dormo

E sei fra quelle risate che non tornano più
Perché tu mi fai male, ma sei sempre tu
E promettimi adesso che saprai sentirti
Non essere mai come gli altri
Tu devi riuscirci, tu devi riuscirci

E sono sempre io che rovino tutto sul finale
Che allontano le persone, aah

Nel bel mezzo delle prove della coreografia schiullò il telefono della palestra. Simone interruppe la musica e andò a rispondere. Ne approfittai per bere un sorso d'acqua.

«Vieni» mi chiamò Simone.

Mi avvicinai al plexiglas e mi spiegò ciò che gli era stato detto.

«Allora, mi dicono che ti vogliono in sala Oreo, c'è Raimondo che ti aspetta, noi qui recupereremo un'altra volta tranquilla» mi spiegò.

Raimondo? E che voleva?

Presi le mie cose e salutai Simone, dopodiché andai nella sala Oreo ed effettivamente ci trovai Todaro.

«Ciao Ilarietta» mi disse appena mi affacciai alla porta.

Entrai togliendo la mascherina e poggiai la borsa in terra.

«Ho interrotto le prove?» mi chiese.

«Sì ma avevamo finito in realtà» risposi anche se non era vero.

«Bene, sarò breve tranquilla» disse.

«Siediti pure» mi invitò a farlo. Lo ascoltai e mi sedetti sul pavimento a gambe incrociate.

«Come stai?» mi chiese.

«Bene grazie» risposi sempre più confusa da tutto il contesto che si stava creando. Ormai vedevo più volte Raimondo che Veronica.

«In primis ti volevo ringraziare» esordì.
«Mi è stato detto che se Christian è sempre dentro la scuola è anche merito tuo» affermò.

«Non ho fatto niente» risposi.

«Invece hai fatto, eccome se hai fatto, se non fosse stato per le tue parole sarebbe andato a casa» disse.

Rimasi stranita da tali affermazioni. Quali parole? Io non ho mai cercato di condivincere Christian e rimanere, anzi, sono sempre stata abbastanza favorevole all'idea che uscisse se per farlo essere felice.

«Mi ha detto che sentirsi dire in faccia certe cose gli è servito per capire il valore di questa scuola» continuò lui.

Certe cose? Ma cosa?

«Ma questo penso tu lo sappia già, ne avrete di sicuro parlato» concluse.

Annuii giusto per dare un segno di attenzione. In realtà stavo capendo abbastanza poco di quello che mi stava raccontando.

Non riuscivo a capire come potesse una frase come "a ma va bene se te ne vai" convincere una persona a non andarsene.

«Quando ti ha sentito dire che era una cazzata mi ha detto che ha aperto gli occhi e capito lo sbaglio, e per questo ti ringrazio» disse poi.

Solo in quel momento capii che Raimondo non stava parlando della conversazione che avevamo avuto io e Christian, ma bensì di quella che avevamo avuto io e Alex, che probabilmente lui aveva origliato.
Collegai che ciò voleva dire era che Christian era rimasto per me, perché sapeva, se aveva sentito tutto, quanto mi facesse male la sua uscita, e io non l'ho nemmeno votato per l'ammissione al serale.

Raimondo farfugliò qualcosa sul latino americano, cosa non so bene. Non ascoltai più. Feci finta. Annuii e ogni tanto emettevo dei "sì" abbastanza sussurrati.

Christian era rimasto per me. Per me che gli avevo detto in faccia di andarsene. Per me che senza alcun problema lo avrei lasciato andare. Per me che rovino tutto sul finale. 

«Allora ti saluto Ilaria, mi ha fatto piacere parlare con te» mi disse Raimondo.

Sorrisi, presi le mie cose ed uscii dalla sala Oreo. Andai immediatamente in sala relax, lessi il tabellone con gli orari e vidi che Christian era alle prove nel vecchio studio del pomeridiano, finiva tra 5 minuti.

Mi incamminai verso l'entrata dello studio e vidi Sebastian uscire.

Lo salutai e mi disse che avevano finito.

Entrai in studio. Una sensazione di vuoto raggiunse il mio stomaco. Tornare il quel posto dopo mesi faceva uno strano effetto. Ero come un serial Killer che torna sulla scena del delitto.

Tempo 2 mesi e quello studio su cui avevo sempre sognato di esibirmi si sarebbe trovato a kilometri da me. E tutto sarebbe diventato solo un ricordo sbiadito modificato dalla mia mente.

Mi feci coraggio e scesi i primi tre scalini verso il palco. I banchi erano stati rimossi.

«Che ci fai qua?» mi chiese Christian vedendomi scendere le scale.

Lo raggiunsi senza dire niente, poggai le mie cose per terra e gli diedi un bacio.

Lui lasciò cadere la sua borsa in terra e mise la mani attorno alla mia vita continuando quel bacio che era nato dal nulla ma conteneva tutto.

Ma poi da solo non ci riesco a stare
E poi d'inverno voglio indietro il mare
Ma poi d'estate non mi basta il sole
Tanto lo so che resta sempre uguale
Tu resti bella anche se mi fai male, Oh...

Più che semplice amicizia || Christian Stefanelli Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora