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Arrivammo a casa e io entrai in camera mia.
Decisi di sistemare i miei appunti e tutti quei fogli svolazzanti, presenti sulla mia scrivania.
Il risultato fu solo peggiorare la situazione, dopo una mezz'oretta avevo letto e selezionato tutti i fogli, ma erano così tanti che ora oltre a esserci disordine sulla scrivania, ve ne era anche sul pavimento.  Un colpa secco mi fece sussultare e la voce di Abigail attirò totalmente la mia attenzione.
- Non ce la farò mai! 'Fanculo! - esclamò.
Risi: adoravo quando perdeva la pazienza per ogni cosa.
Mi alzai per andare a controllare.
Aprii la porta e la vidi con la testa fra le mani, con una sola cuffia nell'orecchio. Un quaderno si trovava per terra: spiegato il rumore e spiegata l'esasperazione.
- Cos'hai? - chiesi raccogliendo il quaderno.
Lei sospirò e alzò la testa. Mentre parlava di stava alzando in piedi. - Chimica. - sospirò. La fronte corrucciata. - Non la capisco e non la capirò mai! - si lasciò andare sul letto e ci sprofondò dentro.
La raggiunsi e la tirai su. - Vuoi vedere che se lo guardo io, trovo l'errore? - non mi diede risposta, osservai l'esercizio e girai gli occhi al cielo. Perché la gente non riusciva a stare attenta ai valori delle misure?
- Guarda. - Abigail si alzò, mi osservò e poi puntò i suoi occhi marroni sul quaderno. - Qua dice di trasformare la soluzione da grammi a litri, e tu non l'hai fatto! -
- Oh! - rise. - Non è colpa mia se non ci capisco nulla. - si grattò la testa, mentre rivolgeva il suo sguardo su di me.
- Bene, allora sarà mio compito aiutarti. - chiusi il quaderno e mi alzai. - Vieni con me. -.
Percorsi il corridoio e cercai di sentire il suo passo; sorrisi quando la sentii tossire dietro di me.

POV's Abigail.

Solo una volta ero entrata nella camera di Dylan: era buio ed erano le tre di mattina circa, quindi non avevo visto granché.
Alla luce del sole rimasi sbalordita: un'intera parete era ricoperta da mensole e sopra di esse vi erano tanti, tantissimi libri, molti sistemati in ordine di saghe e autori. Le pareti blu facevano risaltare le lenzuola bianche del letto e una mega scrivania, coperta da libri e fogli sparsi, era situata vicino alla porta. La camera era abbastanza piccola, ma intima e carina.
- Prendi quella sedia. - disse, indicando una sedia in pelle rossa. Obbedii e la avvicinai alla scrivania, accanto a lui. Il ragazzo spostò i fogli e aprì il mio libro di chimica. Iniziò a spiegare con calma e pazienza, non ascoltai molto però, mi focalizzai sulle sue labbra che si muovevano accennavano  un sorrisetto  compiaciuto.

- Bene, prova a fare questo esercizio. - disse dopo aver sfogliato un po' di pagine. Aprii il quaderno e dopo aver letto la consegna, mi cimentai nell'esercizio. Quando me lo stava correggendo, il mio cellulare suonò.
Era un numero sconosciuto. Misi la password per sbloccare il cellulare, quando Dylan mi diede uno sbuffetto dietro alla testa e mi prese il cellulare.
- Niente distrazioni! -
- Ma fammi vedere, può essere qualcuno di importante! - lui allungò il braccio in alto, lontano da me e io mi sbilanciai per arrivarci. Dylan si alzò e io lo seguii e riuscii a "placcarlo" facendolo cadere sul letto.
- Dai dammi il cellulare! - lui rideva e si dimenava per tenerlo il più possibile lontano da me. Alla fine riuscii a prenderlo e solo all'ora mi accorsi della posizione in cui eravamo. Il suo sorriso era così vicino, il suo respiro affannato così caldo sul mio viso e il suo petto che sbatteva contro il mio.
Mi inumidii le labbra e lo osservai avvicinarsi a me. Okay era chiaramente impossibile scansarsi. E poi avevo voglia di... di sentire le mie labbra sulle sue... mi sfiorò con il naso.
- Abigail. -
- Oh merda! Isaac. - disse lui tirandosi su da me. Si sedette velocemente sulla sedia e finse di essere impegnato a correggere il mio esercizio. - Sono qui, Isaac. - il ragazzo entrò nella stanza, guardò me sdraiata sul letto e poi Dylan, che alzò lo sguardo e gli fece un cenno. Isaac lo fulminò con lo sguardo.
- Ha telefonato Jorge, ha detto che Mitch ti ha inviato un messaggio con su scritto che Dereck oggi è a lavoro e quindi non devi andare. - sorrisi e lo ringrazia.
- Cosa state facendo? - chiese assottigliando gli occhi.
- Mmh ... chimica. Mi sta aiutando. -
- Mh mh... - disse prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta. Mi lasciai andare sul letto e presi il cellulare. Sbloccai il pin e lessi il messaggio di cui aveva parlato Isaac.

Mitch: Oggi c'é Dereck, per miracolo... quindi non venire. Oggi ho il giorno libero, esci con me?

Sorrisi al ricordo del nostro incontro. Decisi.

Io: certo. A che ora?

- Comunque l'hai fatto giusto... l'esercizio intendo... - Dylan spezzò il silenzio che si era creato.

- Oh meno male! - mi alzai e mi sedetti di nuovo vicino a lui.

- Allora oggi non lavori... facciamo qualcosa? -
Deglutii. - Io devo uscire con un ragazzo... -
La sua espressione divenne seria. - Chi? -
Respirai profondamente pronta per un'ennesima litigata. - Con... Mitch. -
Lui si alzò e iniziò a fare avanti e indietro nella stanza grattandosi la nuca nervosamente.
- Non mi vuoi proprio ascoltare vero? - chiese appoggiando le mani sullo schienale della sedia.
- Io... penso solo che potrà essere un buon amico. -
Sospirò. - Va bene Abigail. Esci con lui. Ma non venire da me se ti spezza il cuore. - detto questo uscì dalla stanza. Non capivo perché se la prendeva così tanto... insomma eravamo solo amici io e lui. E poi Mitch non è niente per me.  Però mi ero accorta che quando Dylan era uscito dalla stanza, un dolore al petto mi aveva avvolto. Il cellulare tremò e mi risvegliò dai miei pensieri.

Mitch: Ma anche ora... sono al parco.
Io: okay allora mi vesto e ti raggiungo.

Mi alzai e decisi di dimenticarmi di lui per l'ennesima volta. Mi misi un vestito blu abbinandolo con delle ballerine nere. Mi feci la treccia e mi truccai leggermente. Poi scesi al piano di sotto.
- Ehy, ma dove vai!? - chiese Marta sollevando i suoi occhi marroni dal computer.
Dylan era appoggiato al top della cucina e mi stava fissando, sembrava arrabbiato.
- Esce con Mitch la signorina! - affermò.
- Oh... okay, divertiti. - disse Marta ritornando al suo lavoro.
Riuscii ad uscire di casa e mi incamminai verso il parco. Non sapevo cosa dire. A volte mi piaceva Dylan, mi faceva ridere, era tenero... ma poi se gli dicevo che uscivo o vedevo qualcun' altro, lui cambiava e diventava irritante. Cosa dovevo fare? Erano passate solo due settimane più o meno... e io già stavo male solo al pensiero di altri due mesi pieni! 
Dopo dieci minuti raggiunsi il parco e riconobbi la sagoma di Mitch seduto su una panchina che stava fissando le persone passare davanti a lui. Più mi avvicinai più coglievo i particolari, come il fatto che aveva le cuffiette alle orecchie. Mi sedetti vicino a lui e presi una cuffietta, mettendola nel mio orecchio. La canzone degli Imagine Dragons "Radioactive" mi avvolse.
Lo guardai con un sorriso. - La adoro questa canzone! -
Ricambiò il sorriso e fu come un colpo al petto. Non l'avevo mai visto sorridere. Delle fossette grandi uscirono ai lati della bocca e i denti bianchi come il latte risplendevano leggermente alla luce del sole. - Anche a me piace. - respiró profondamente e chiuse gli occhi. - Adoro stare qua. Su questa panchina. I raggi del sole sono interrotti dai rami dell'albero e questo crea un'atmosfera... -
- Unica! - lo anticipai io.
- Già... - sorrise ancora. E rimanemmo così ad ascoltare canzoni e ad osservare le persone camminarci davanti.

ANGOLO SCRITTRICE:

Okay, non sono ancora partita e mi sono impegnata per farvi un  ultimo capitolo prima delle vacanze di Pasqua, ma questo capitolo non mi piace molto, insomma è veramente pietoso... perdonatemi e apprezzate lo sforzo ❤❤
Con affetto,
La vostra Baptivi.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora