31

8.1K 374 27
                                    

Buona letture scoiattoline.

No, quel libro non era adatto a me in quel momento e i miei pensieri stavano iniziando a soffocarmi
Era possibile? Era possibile che quel ragazzo mi aveva preso così tanto da diventare quasi un incubo per me? Non sapevo come reagire a quel pensiero. Mi era arrivato quel giorno, mentre osservavo Dylan che parlava con il meccanico. Io ero rimasta nell'auto a guardare da fuori. In un certo senso la mia autostima se ne stava andando a fottere in quei giorni. Sì, me n'ero accorta e non ne andavo fiera.
Sapevo che quel ragazzo stava diventando una mano che mi sosteneva, e questo in un certo senso non potevo accettarlo. Ma la mia determinazione stava iniziando a cedere e questo, in quel momento, mi fece uscire le lacrime senza controllo. Cosa mi stava succedendo? Avevo paura, paura che Clary e Aaron avessero ragione. Non ero più la solita cocciuta, ero la sfigata che stava diventando dolce e insipida.
Ethan entrò in camera mia senza bussare e io mi girai di scatto, cercando di asciugare le lacrime.
- Ti ho vista sai, è inutile. - si avvicinò a me.
- Almeno potevi darmi un po' di speranza... - lui rise e mi prese il viso.
- Cosa c'è? Non hai mai pianto così tanto Abi. Cosa succede? - quella visione di Ethan, così serio così preoccupato, mi faceva un certo effetto, non l'avevo mai visto così.
- Non lo so nemmeno io... - tirai su col naso mentre con la manica della grande felpa nera mi asciugavo le lacrime. Cercai di darmi un controllo. - Continuo ad avere paura, senza motivo. Ho quei pensieri in testa che io non riesco a...- una lacrima trasgredì le regole e uscì, la lasciai correre sul mio viso.
-Quali pensieri? -
- Penso alle parole di Clary e Aaron. Mi stanno divorando, perché non so se è la verità e oggi mi sono sentita cambiata, me ne sono resa conto. Prima di partire ero sbruffona e avevo le palle e ora sono qui a piangere come una scema. Hanno ragione. -
- Quei due stronzi non hanno per niente ragione. Solo perché sono andati a letto insieme ora si sostengono nelle loro puttanate a vicenda. - cosa? Come aveva detto?
- Sono andati a letto insieme? -
Ethan si scosse e mi guardò negli occhi. - Come, non lo sapevi? -
- No. Non lo sapevo. - strinsi i pugni. E sorrisi quando sentii la voce di Clary salutare mia madre. Mi alzai dal letto e andai verso la porta.
- No, Abi. Aspetta. - Ethan mi prese il braccio. Mi girai e lo fulminai con lo sguardo. - Lasciami. - con uno strattone mi liberai dalla presa e uscii dalla stanza. Scesi le scale in fretta e la vidi lì, in piedi davanti alla porta di casa chiusa. Mi dedicò uno sguardo accusatorio e non ci vidi più. Scesi gli ultimi scalini e la spintonai.
- Sei andata a letto con il mio migliore amico e non me l'hai detto? - urlai. La sua espressione era sorpresa.
- Come lo sai? - si intromise Aaron.
- Di certo non grazie a voi. Siete due stronzi. Mi accusate di essere cambiata, accusate Dylan di avermi peggiorata quando voi fate le cose dietro le mie spalle. Andate al diavolo. - la mia voce alta aveva attirato l'attenzione di tutti.
- Abi, non pensi di esagerare? - Clary mi prese la mano.
- No! Non esagero. La prossima volta pensateci prima di tenermi le cose nascoste. Anzi. Non ci sarà una prossima volta. - strappai dai collo la collana che mia aveva regalato anni fa Clary e gliela misi in mano. - Puoi tenerla. - guardai Aaron e i suoi occhi stavano fulminando qualcosa dietro di me. Mi girai e vidi Ethan che era appena sceso dal piano di sopra.
- Gliel'hai detto tu, stronzo! - urlò contro Ethan.
- Lui pensava che io lo sapessi. Perché avrebbe dovuto essere così. - feci per andare in camera quando la voce di Aaron mi fermò.
- Noi volevamo dirtelo alla cena, ma c'era Dylan e vedevamo che stavi di nuovo cambiando e non abbiamo avuto il coraggio. -
Mi girai. - Andate al diavolo tutti quanti. Mi fate schifo. - urlai. Poi salii al piano di sopra. Mi scontrai contro qualcosa di duro che mi abbracciò.
Dylan.
Mi portò in camera mia e mi adagió sul mio letto. Dopo qualche minuto lo sentii vicino a me, mi stava di nuovo circondando con le braccia e con la mano mi accarezzava i capelli.
- Quindi ero io il problema. Io vi ho fatto litigare... - la sua voce era un sussurro. Sospirò. - Mi dispiace di aver rovinato tutto. - mi alzai di scatto e lo guardai, anche se il buio mi permetteva solo di vedere delle sagome io avrei visto i suoi occhi anche nel luogo più scuro del mondo.
- Tu non hai rovinato nulla. Sono loro. Hanno iniziato ad accusarmi, ad accusarti, e mi hanno fatto stare di merda. Avevo talmente tanti pensieri in testa che non riuscivo nemmeno a godermi la tua vicinanza. Non mi sono nemmeno goduta il bacio tanto atteso dopo nove mesi... - lo sentii ridere. - A questo possiamo rimediare subito! - mi attirò a sé e le sue labbra si scontrarono sulle mie con dolce violenza. Erano morbide, più morbide delle altre volte. Dio, quanto mi piaceva quella sensazione. La sua lingua si intrecciava alla mia. La sua mano accarezzava il mio collo, allontanando i capelli lunghi. Quando mi scostai non potei fare a meno di mordermi il labbro inferiore senza aprire gli occhi. Avevo la paura che se li avessi aperti tutto sarebbe finito, io mi sarei svegliata e tutto sarebbe svanito.
- Ricordati che me ne devi ancora mille... - sussurrò, accarezzandomi la guancia con il pollice.
- Novecentonovantanove per l'esattezza. - dissi, rendendomi conto della scemenza che vi era in quella frase solo dopo averla detta.
- Mh mh... - mugugnò attirandomi di nuovo verso di sé.
Mi addormentai sul suo petto e quando mi svegliai lui non c'era più. Il panico mi accolse, con il braccio lo cercai alla ceca, accesi la luce della lampada e il mio cuore ebbe un tonfo. Cercai di capire se la mia paura era realtà, se era stato veramente tutto un sogno, mi presi la testa tra le mani e iniziai a sforzarmi di pensare.
Poi la porta si aprì e lui entrò.
- Ehy, sei sveglia.. i tuoi sono andati a dormire. - mi osservò. - Che cosa c'é? -
Mi ripresi. - Io sto impazzendo. -
Sospiró e si avvicinò a me. - Perché dici così? -
Gli raccontai tutto. Mi sfogai con lui facendo scappare alcune lacrime. Gli raccontai del sogno appena fatto, della paura che avevo provato al parco, della paura che avevo provato pensando che le parole di quei due potevano essere vere. Lui mi stava ascoltando e anche quando io finii di raccontare lui rimase in silenzio, osservandomi.
- Ora ti devo raccontare io qualcosa... -

ANGOLO SCRITTRICE:
Godo. Godo come una stronza. Finalmente Abi è ritornata quella di prima... con i suoi modo cordiali. Pff, ha fatto bene. Erano tanto bravi a parlare quei due e poi le tengono le cose nascoste. Stronzi.
Beeene. Hihi. Ditemi cosa ne pensate.
Con affetto,
Baptivi.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora