24 ( Stilinski *¬*)

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OKAY, CAPITOLO 24=> IL MIO NUMERO PREFERITO E IL PERCHÉ L'HO SPIEGATO NEL TITOLO. OKAY PICCOLE FRAGOLINE, BUONA LETTURA.

- Abi... - una voce mi svegliò. - ABI! - si stava lamentando e con il braccio cercava di svegliarmi. - IL TELEFONO ABI! -
Senza aprire gli occhi lo cercai sul comodino e dopo averlo trovato, risposi.
- ABIGAIL MA DOVE SEI? - era la voce di Jorge. Ma che ore erano?
- ABIGAIL DOVEVI ESSERE A LAVORO DUE ORE FA. LO SAPEVI CHE FACEVI IL MATTINO! -
Dylan si girò verso di me ancora assonnato.
- Ma chi è? Vieni qui. - mi afferrò per i fianchi e mi attirò a se, sotto le coperte calde. - Scusa Jorge! Non volevo... -
Jorge non mi faceva parlare e continuava a urlarmi contro. Dylan si alzò e mi fissò. - Dammi quel telefono.- obbedii e stetti ad ascoltare. - Jorge... Jorge sono Dylan, senti... Sì, Abigail è stata male tutta la notte. - sorrisi. - Sì, sì domani ci sarà. - Alzò gli occhi al cielo e io mi stesi di nuovo osservando le sue smorfie. - Okay alle 15, va bene. Buona giornata. - chiuse la chiamata e lanciando il cellulare sul letto si ributtó sul letto.
- Allora? Che ha detto? -
- Era incazzato, ora lasciami dormire. -
sbuffai. - Quello l'avevo capito anche io, ma ha parlato di un licenziamento? -
- No! Ora mi fai dormire? -
- Okay okay... - sbuffai e mi alzai dal letto. Andai in bagno a lavarmi i denti e a sistemarmi, poi ritornai in camera. Sbuffai alla vista di quel ragazzo che si era addormentato nuovamente. Sorrisi e salii sul letto, saltai su Dylan e iniziai a sgrullarlo. - Svegliati dai! -
- Ma che palle! - stava ridendo. - Che cosa vuoi? -
Pensai a quello che era successo ieri, a tutto quello che era successo in quei gioni, a Mitch. Lo stavo tradendo? Sospirai e mi abbandonai sul materasso.
- Non lo so nemmeno io! -
Passarono un paio di minuti e poi sentii Dylan uscire dal letto, quando ritornò si posizionò sopra di me.
- La smetti di fare la drammatica? - era andato a lavarsi i denti, sorrisi.
- In che senso? -
- Nel senso che stai pensando a noi due come un grande sbaglio, un casino. -
- Io non so come valutarci... - iniziò a bacirmi il collo e la mia voce vacillò. - ... Vorrei essere solo tua amica, ma tu sei così...- deglutii a fatica.
- Mh mh... continua. - disse tra un bacio e l'altro.
- No Dylan basta. - si scostò e mi fissò negli occhi.
- Dylan sono fidanzata. - rise per poi mordermi un labbro.
- Abi, ma lo so che desideri me. -
Basta.
- Dylan per ora vorrei solo rimanere amica...- lui si fermò e mi guardò negli occhi, infine si spostò.
Dopo qualche minuto buono di silenzio, parlò. - Colazione? -
- Ma se sono le undici del mattino, Marta si incazza se lo viene a sapere. -
- Si, ma lei non lo saprà. Sono tutti andati ad una fiera. - ma perché nessuno mi diceva mai niente? Non mi volevano?
- Ah, allora okay. - scendemmo e preparammo la colazione. Pane, nutella e anraciata, poi ci posizionammo sul divano della sala appoggiando le cose sul tavolino.
- Cosa guardiamo? - optammo per un film americano di cui non mi ricordavo il nome. Parlava di un contadino che si arricchiva e diventava padrone di immense proprietà. Finita la colazione aiutai Dylan ad eliminare le prove, per poi ritornare in sala. Non sapevo cosa stavo facendo, non avevo ancora riflettuto su quello che volevo, non avevo ancora fatto un confronto tra Dylan e Mitch, ma sapevo che dovevo dirlo a Mitch se le cose si facessero più pericolose. No! Non succederà! Che cavolo, non ho intenzione di ferire nessuno e non avrei più permesso che Dylan mi baciasse. Anche se così facevo male solo a me. Sbuffai e mi allungai sul divano.
- Stai ancora pensando troppo. - disse lui dalla cucina.
- Credimi non ho ancora iniziato - sussurrai di modo che lui non mi sentisse.
- Allora, che facciamo? - arrivò lui e si appoggiò con le mani sul bracciolo del divano dove vi era appoggiata la mia testa standomi a dieci centimetri dal mio viso.

POV' s Dylan.

Quegli occhi grandi, castani come terra fresca e chiari come miele mi fissavano. Erano circondati da ciglia lunghe, coperte da un po' di mascara nero. Le sue labbra carnose mi riportarono indietro nel tempo e mi fecero ricordare che per un paio di minuti erano state tutte mie. Non mi stancavo mai di quelle due rose umide sulla mia bocca.
- Non lo so, non ho voglia di alzarmi da questo divano ma non ho neanche voglia di starmene qua tutto il santo giorno! -
Sorrisi, vedevo che il suo sguardo fissava per pochi secondi la mia bocca, stando ad osservare ogni piccolo dettaglio per poi ritornare a fissare i miei occhi. Per tutto il tempo in cui lei era stata con quel bastardo io avevo pianificato questi giorni, il bacio e i momenti insieme. Me ne fottevo se lei era fidanzata o meno, voleva un amico? L'avrebbe avuto, ma a mio modo.
- Mmh... non hai voglia di alzarti, ma nemmeno di restare qui. - feci finta di pensare, portandomi una mano sul mio mento e giocando con i peli corti che mi stavano crescendo dall'ultima rasatura.
La sua smorfia era di incomprensione, cercava di capire quali fossero le mie intenzioni. La fissai negli occhi. - Abbiamo una soluzione per questo... - le andai vicino e con un movimento veloce me la caricai in spalle, leggera com'era non fu difficile, ma il tragitto dalla sala alla camera fu faticoso per via dei calci e i pugni di ribellione di Abi. Continuava a ordinarmi di lasciarla andare e a darmi dei leggeri pugni sulla schiena.
- Dai Dylan! Lasciami! - obbedii appena arrivai in camera, adagiandola sul letto.
- Ora vestiti. -
- Per andare dove? Non c'é niente da fare. - si lamento mettendo un broncio da bambina.
- Tu non conosci il posto, io sì! Fai quello che ti dico e taci. - Sbuffò e mi fece la linguaccia. - Andiamo in centro. Magari hai voglia di prendere qualcosa o ti piace qualche vestito... Non lo so, immagino che alle ragazze piaccia fare shopping, vero Maschietto? - scappai quando vidi che una scarpa stava per colpirmi in faccia.
- MASCHIETTO CI SARÀ TUA NONNA! -
- Non toccare mia nonna, brutta permalosa! - la sentii sbuffare nuovamente e non potei fare altro che ridere. Oh, sì ora ero felice. Felice di passare del tempo con qualcuno, felice di stare con lei. Ma sapevo che quella felicità non sarebbe durata per sempre, che qualcosa come al solito avrebbe rovinato tutto e io non l'avrei permesso, avrei lottato con tutte le mie forze per far sì che lei passasse del tempo con me, sempre se anche lei lo volesse. In quel momento resi conto che ero fregato. In quel momento mi resi veramente conto che quella piccola, buffa, eccentrica, permalosa e fragile, ma al tempo stesso forte e coraggiosa bimba aveva permesso che Dylan O'Brien per la prima volta si innamorasse.

ANGOLO SCRITTRICE:
Ciao piccole e stupende polpettine ripiene di ton- okay mi viene fame *¬*
Come vi sembra? Mi sento molto emozionata perché so che a voi piace la storia e... LALALALA
Okay, ditemi cosa ne pensate per favore e cosa volete che succeda.
Con affetto,
La vostra morbidosa Baptivi.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora