Allooora... io non sapevo se farlo, ma l'ho fatto. Ho spoilerato la fine di un film bellissimo: " Il velo dipinto", ora ditemi, prima di leggere questo capitolo se volete che io lo cancelli... se no boh...
Okay.
Buona lettura.Entrammo nella piccola tavola calda che sembrava antica. Mitch mi prese la mano, sembrava eccitato all'idea di rientrare in quel locale. Quando spinse la porta i campanelli appesi poco sopra essa tintinnarono, annunciando la nostra entrata. Nel locare c'era odore di caffè e brioches. I tavoli erano disposti ordinatamente lungo la parete e ad ognuno di essi vi erano affidate quattro sedie. La mano calda di Mitch si strinse un po' quando una signora anziana uscì dalla cucina asciugandosi le mani bagnate sul grembiule. Alzò lo sguardo su di noi con un sorriso cortese stampato in faccia e questo se ne andò subito, trasformandosi in una faccia sbalordita.
- Io. Ti conosco... Mitch? -
Il ragazzo annui. La donna grassottella uscì da dietro il bancone e lo andò ad abbracciare.
- Oh, santo cielo. Ma quanto sei cresciuto! Eri uno scricciolo quando venivi. -
Il ragazzo rise. - Erika, l'ultima volta avevo quindici anni... -
- Già! - la donna aveva le lacrime agli occhi. Mi rivolse uno sguardo curioso. - E lei chi è? -
Mitch strinse di più la mia mano.
- Lei è... la mia ragazza. - divenni rossa. La donna si allungò per vedermi meglio, visto che mi ero nascosta dietro Mitch.
- Ma è bellissima! - mi allungò la mani e io gliela strinsi timidamente. - Beh, andate a sedervi. Io arrivo con il menù. - obbedimmo e Mitch mi guidò verso il tavolo vicino alla finestra.
Mi sedetti nell'angolo e lui vicino a me. Era strano, perché di solito ci si metteva uno di fronte all'altro.
- Come mai vicino a me? - chiesi, poi mi accorsi dell'arroganza che persisteva in quella frase e cercai di recuperare. - N-non che questo mi dia fastidio, ma io... ecco... -
- Almeno così riesco a baciarti. Mi sarebbe difficile farlo se fossi davanti a te. Dovrei superare il tavolo e non sarebbe bello. Quindi, mi sono messo vicino a te. -
Risi. - E tutto questo l'hai pensato in un secondo? -
- No. L'ho pensato in macchina, mentre raggiungevano questo posto. - rise, e le sue fossette si evidenziarono.
- Ma Jorge non si è lamentato per la nostra assenza? -
- Anastasia ha detto che se la sarebbe cavata anche da sola. - mi accarezzò la mano con il pollice. - E poi ha detto che Dylan le avrebbe fatto compagnia. - il mio stomaco si contorse.
Ma non ebbi il tempo di pensare che la signora, che se non mi sbagliavo si chiamava Erika, arrivò con i menù.
- Non so il tuo nome, però. - disse indicandomi, con un sorriso bellissimo stampato in viso.
- Oh, Abigail. -
Annuì e si allontanò.
Mitch rise. - Le piaci. - si girò verso di me e mi guardò negli occhi, poi rivolse uno sguardo alle labbra. - Come fai a non piacere? Sei bellissima. - mi baciò delicatamente le labbra, aveva quella stupenda delicatezza che senbrava un soffio.
Mi appoggiai al suo petto, sospirando. Erika ritornò con un foglietto in mano e una penna nell'altra.
- Allora cosa prendi Pulce? -
Ci pensai. - Mmh... prenderò una brioche e succo alla pesca. -
- Per me i soliti tramezzini, ma portami anche una tazza di caffè... -
- Va bene. - Erika se ne andò e ci lasció soli.
E poco dopo arrivò la nostra colazione.
- A che ora saremo al lago? - chiesi con la bocca piena.
- Dobbiamo fare un'ultima fermata. Saremo a casa per l'una... -
- Bene. -
Finito di mangiare e dopo aver salutato per ben dieci minuti Erika, risalimmo in macchina, ma questa volta con lo stomaco pieno.
- Ora Pulce dovrai aspettare un po', perché il posto è un parecchio lontano, ma è sulla strada per andare a casa. Quindi, mettiti comoda. - sorrisi e rovistai negli scomparti della macchina. Gomme da masticare, penne, fogli vari e alcuni CD tra cui uno degli Avicii. Lo misi nel lettore CD della macchina e "The night" partì. Abbassai nuovamente i finestrini e continuai a rovistare. Trovai anche un libro: " Il velo dipinto "
- Io ho visto il film, è bello e fa piangere. Il libro? - Mitch smise di cantare e diede un'occhiata al libro per poi ritornare con gli occhi sulla strada.
- Sì, il libro è bello. Una bella storia. Ma non ho pianto. Non c'era da piangere... -
- Ma... muore lui! Io odio quando muore la gente nei film! Penso sempre alla realtà, alla mia famiglia e odio pensare al fatto che mi potrebbero lasciare, perdere tutto. Ogni centimetro della mia vita sarebbe perduto e io non lo sopporterei! - una lacrima scese solo al pensiero. Mitch se ne accorse e lo vidi mettere la freccia ed accostare. - Ma che fai? -
Scese dalla macchina e venne verso la mia parte. Aprì la portiera e si inginocchiò davanti a me.
- Stammi ad ascoltare bene. La vita non finisce quando tu perdi una persona, non la tua. Ho sempre pensato che quella persona in particolare non voglia che tu stia tutto il tempo a rimpiangerla. Devi combattere e farle onore. E anche se tu perderai una persona, e mi dispiace dirlo ma sarà così Cucciola, altre persone ti staranno accanto, compreso io. Io non me ne andrò. Io starò con te. Sempre. Certo, solo se tu lo vorrai. Quindi evita di fare questi pensieri dolorosi perché sono inutili. Okay, Piccola? - con la mano destra mi asciugò la lacrima.
- Okay. - lo baciai e lo strinsi forte.
- Bene. Ora andiamo. - si alzò, chiuse la portiera e ritornò al posto di guida.
Il viaggiò continuò e le canzoni si esaurirono quasi tutte. Alla dodicesima Mitch si fermò.
- Siamo arrivati. -
- Dove siamo? -
- Ora lo vedra. -
Scendemmo dalla macchina e Mitch mi prese la mano. Mi guidò in un parchetto lì vicino ricco di alberi e con alcuni giochi. - Eccoci. -
Mi fissò e rispose alla mia faccia interrogativa.
- Ci andavo sempre con i miei nonni. Lo chiamavo " paese dei balocchi ". - Rise mentre ci sedevamo sulle altalene. - Che fantasia ne? Ma adoravo questo posto. D'autunno era pieno, coperto da foglie gialle e rosse e mi divertivo a farle scrocchiare sotto i piedi. Adoravo lo scricchilio che facevano. Di primavera invece, tutto questo prato era fiorito, stupendo e le margherite ricoprivano tutti quei campi. - indicò dei campi d'erba, decorati con alberi alti e stupendi. - Amo questo posto. Ma lo odio anche. Qua mio nonno ha avuto il suo primo infarto. Avevo quattorci anni. Mia nonna ci ha portati via e siamo andati in ospedale. Era inverno. - sospirai e gli presi la mano.
- Andiamo a passeggiare. -
Percorremmo i lunghi campi verdi, mentre lui continuava il racconto.
- Alla fine gli diedero un anno. Quando morì, ho finito i miei anni con mia nonna e poi me ne sono andato poco dopo che morisse. -
- Quindi il discorso di prima era detto su esperienza? -
- Tu che dici? -
Delle persone in tuta di ginnastica ci stavano raggiungendo. Mitch mi prese per il vestito a pois e mi attirò dietro ad un albero, verso di sé. E mi baciò. Il mio cuore non era andato mai così forte.
ANGOLO SCRITTRICE:
Allooraaa... ho allungato la storia, ho pubblicato in tempo come promesso ( @Josette ne sarà felice ) eee.. boh.
Commentate voi perché io non so che dire ahaha. Come vi sembra?
Con amore amoroso ( e non Alessandra - orribile direi come battuta ma amen -)
Baptivi ❤❤
STAI LEGGENDO
Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |
RomantikAbigail, una ragazza acqua e sapone e molto cocciuta, è costretta ad andare in vacanza nella casa dei suoi zii da lei sconosciuti. Non ne è molto felice dato che non conosce nessuno, ma presto le cose cambieranno perché in quella casa non c'è solo...