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Dovevo parlare con Mitch! Ora, subito. Entrai nel bar e Jorge mi venne in contro con occhi sospettosi.
- Stai meglio? - mi chiese.
- Sì. -
- Non ci sono rischi di infettare il cibo vero? -
- No, ma se non ti fidi me ne vado... -
- NONO... ti prego resta, il tuo amico là in fondo ieri ha fatto un casino con i clienti ed era stanco morto alla fine del suo turno. Dai, a lavoro! - sorrisi ed obbedii agli ordini. Avevo paura. Paura di parlare con Mitch di dirgli che stavo pensando troppo a Dylan, che forse lui non era adatto a me. Se pensavo a Dylan il mio cuore batteva a mille e se pensavo a Mitch il mio stomaco si stritolava.
Eccolo là. Con il grembiule nero avvolto in vita e lo straccio in mano che usava per pulire i tavoli vuoti.
- Ehy... - quasi sussurrai, speravo non mi avesse sentito invece si girò verso di me. Sorrise e lasciò la stoffa per abbracciarmi. - Ehy! Come stai? Meglio? -
Annuii, sciogliendo l'abbraccio e allontanandomi di qualche passo. Se ne accorse e mi osservò stranito.
- Che cosa ti prende? -
- Io... - il mio cuore mi faceva male tanto ero agitata e la mia voce vacillava. Respirai ed evitai di guardarlo in viso; non volevo deluderlo! - ... niente. Sono solo stanca. - dopo aver mentito, mi misi a lavoro.
Alle quattro del pomeriggio Jorge mi pagò e io aspettai Dylan fuori dal bar e quando salii in macchina ritornai a piangere come una cretina. Mi osservò e cercò di capire cosa mi stava succedendo.
- Perché piangi!? - urlava quasi e mi scrollava da un braccio.
- Niente, vai. Voglio andare a casa! -
Parcheggiò, dopo dieci minuti circa, nel giardino di casa.
- Ora mi parli? -
- E cosa ti devo dire, Dylan? Che non ho il coraggio di dire di no a Mitch? Che tu mi piaci più di lui? Che non riesco a scegliere? Beh ora sai queste cose. - scesi dalla macchina, sbattendo forte la porta.
- E me lo dici così? Anche prima della vacanza ti piacevo? - chiese, raggiungendomi.
- Mi interessavi. Ma poi ti ho visto con quella ragazza e ho lasciato perdere. - sorrise e mi fissò negli occhi.
- Abigail lo sai che io non vado più con nessuno tre mesi circa? -
- E quella tipa non conta?-
- No, perché... - si sedette sotto le scale. - Perché non ci sono riuscito. Pensavo a te e lei non mi eccitava. Mi dispiaque tanto per quella ragazza, perchè immagino la vergogna e il disagio nella cosa, ma non potevo farci niente. -
Sbuffai ed evitai di guardarlo. Mi stava praticamente dicendo che non gli si era alzato per colpa mia? Perfetto! Altri sensi di colpa.
Ero stanca. - Senti. È una cosa più grande di me... io non so cosa fare! Tu, sei una cosa troppo grande per me. -
Mi avviai verso la porta di casa, poi quella frase mi colpì il petto. - Abi, perché non riesci a dire di no a Mitch e a me si? - quella frase... era colma di verità. Non avevo la risposta, evitai di girarmi ed entrai in casa. Dovevo parlare con qualcuno. Per fortuna dentro quell'edificio trovai Marta, seduta sul divano. La raggiunsi e lei mi guardò negli occhi.
- Hai pianto? -
Annuii e mi sedetti vicino a lei.

POV's Dylan.

Non mi rispose. Continuò a camminare ed entrò in casa. In quel momento una macchina parcheggiò nel cortile. Era la macchina di Holland. Sbuffai e la osservai scendere dal veicolo. Bellissima, quei boccoli rossi, che di solito scendevano lunghi, ora erano raccolti in una coda scompigliata. Mi sorrise e io mi girai, avviandomi verso il giardino anteriore.
- Dylan! Dylan aspetta...-

POV's Abigail.

Le avevo spiegato tutto e lei si era arrabbiata. - Abigail, si Dylan e stronzo, ma tu non sai cosa ha passato. Non puoi parlare. -
- E allora spiegamelo. Per favore spiegamelo...-
Mi fissò negli occhi. - La mia migliore amica si chiamava Alice. Si era innamorata di un barista di una discoteca, Alex, attraente e sexy, ma troppo immaturo. Ogni volta li vedevo insieme e ogni volta Ali mi parlava di lui e del fatto che a letto andava forte. Sì, era una depravata quella tizia... - rise al ricordo di quella ragazza di cui mi stava parlando. - ...un giorno mi chiamò, dicendomi che aveva bisogno di me, che aveva paura. La raggiunsi senza pensarci due volte e quando arrivai mi confessò che era incinta di Dylan. Avevamo vent'anni, lei non voleva figli, era una ragazza che pensava solo a divertirsi non a una famiglia, infatti quando io le confessai, un anno prima, che aspettavo Isaac mi guardò male e con disgusto. Quel giorno mi disse che lo aveva detto ad Alex e che lui si era arrabbiato e l'aveva lasciata sola. Oramai non potevamo fare niente. E così la affiancai nel corso dei mesi e anche nel momento del parto, ma anche io avevo Isaac che ovviamente non poteva stare senza sua madre, quindi una volta nato Dylan io incontravo Sarah solo una o due volte al mese. Quando andavo a trovarla vedevo che Dylan era chiuso e ogni volta notavo che Sarah lo trattava male. Mi ero accorsa che quel bambino stava crescendo male. Una volta, le sentii dire una cosa orribile che Dylan non si è mai dimenticato: muoviti, bastardo! Mi stai rovinando la vita! Mi incazzai come una bestia e lei si mise a piangere dicendo che non era in grado, che in quegli anni aveva capito che l'essere madre non faceva per lei.
- Un mese dopo, mi ritrovai Dylan davanti a casa con le valige. Chiesi dove era la mamma, ma lui non mi rispose. E così iniziò a vivere con noi e dopo dieci anni lo adottai, visto che Sarah non si era fatta viva. - sospirò e si massaggiò le tempie. - Dylan non si è mai dimenticato di quella frase e ancora oggi so che piange dal dispiacere. Pensa di essere un errore, una delusione. -
Non sapevo cosa pensare, mi sentivo una vera stronza.

POV's Dylan.

- Cosa vuoi? Lasciami stare Holland... - ero oramai arrivato nello scantinato. Lì dentro vi era sempre l'odore di muffa e di chiuso, ma quel giorno l'unico posto dove potevo stare tranquillo era quello, almeno così pensavo, prima che Holland mi seguisse. Sentivo i suoi tacchi battere sul pavimento sporco, mi sedetti per terra e la osservai raggiungermi, si sedette anche lei sollevando leggermente il vestitino blu e osservandomi, cercando di capire.
- Dylan, non pensi che noi due dobbiamo parlare? -
- Non ho niente da dirti. - cercai di non fissarla negli occhi.
- Smettila di scappare da tutto e da tutti, cazzo! - alzai la testa di colpo, sorpreso dalle sue parole. Riprese a parlare, più dolcemente. - Ti prego parlami... -
- Smettila di rubarmi mio fratello! - scoppiai. Quelle parole mi uscirono come proiettili. Lei tirò su le spalle, sorpresa. - Io e Isaac eravamo una cosa unica, poi sei arrivata tu e puf, Dylan dimenticato. Devi... smetterla. -
- Io non pensavo... insomma. Non è colpa mia, io ci sono quasi sempre oramai, è vero, ma non ho mai impedito ad Isaac di parlarti. Se devi prendertela con qualcuno, allora é lui.
- la sua voce era comprensiva e le sue parole ovviamente erano piene di verità. Ovviamente!
Sorrisi leggermente. - Il punto è che lo vedevo perso dentro ai tuoi occhi, e io non ero abituato. Parlavamo, poi appena parcheggiavi la macchina nel nostro giardino io non c'ero più per lui. -
- Mi dispiace. Ti conviene parlargli... -
- Se gli parlo mi accuserà di usare Abigail e non ho voglia di sentirglielo dire per la milionesima volta! -
- Beh... se ci tieni a lei, dovresti combattere no? È così che dicono nei film, giusto? -
Evava ragione, dovevo parlare con Isaac una volta per tutte.
Uscimmo dallo scantinato e andammo a cercare insieme Isaac. Lo trovammo in camera sua e appena mi vide il suo sguardo divenne di ghiaccio. Sentii Holland chiudere la porta.
- Noi due dobbiamo parlare, vero!? -
- No. Non ti conviene parlare con me. - Feci una risata finta. - Avanti... è da molto che non parliamo. -
- Hai ragione. Lo sapevo che tu ci avresti provato con Abigail! Tra tutte proprio mia cugina? Che palle! Non hai limiti vero? -
- E tu invece? Pensi sempre che io sia un testa di cazzo. Vai sempre alle conclusioni affrettate, non pensi magari che io mi sia innamorato di questa ragazza? -
Rise, sistemandosi il ciuffo con la mano. - Andiamo, tu, Dylan O'Brien, che ti innamori di una ragazza? Non saresti credibile! Vero? -
Quando vide che non rispondevo e che non ricambiavo il sorriso, questo si annullò, trasformandosi in una smorfia sorpresa.
- Dylan non lo sapevo... - disse, sedendosi sul letto.
- Certo che non lo sapevi! Quando mai ti è passato per la testa di parlarmi, di chiedermi seriamente come stavo? Da quando c'è Holland hai perso la testa. -
- Ma cazzo dici? Non dirmi che non ti sono mai venuto a chiedere come stavi... -
- Si, lo hai fatto, ma non ti è mai veramente importato... -
- E ora lei lo sa che tu ti sei innamorato di lei? Glielo hai detto? -
- No... - ci pensai su. - ma penso che lei l'abbia capito... -
- Amico, devi dirglielo chiaro e tondo e subito, non sai che tra un po' parte? -
- COSA? Un po' quanto? -
- Tre o quattro giorni credo... -
Merda!

ANGOLO SCRITTRICE:
Bene. È finita la scuola. YEEEEEEE. E mi dispiace dirlo ma è quasi finita ormai anche questa storia... eh già... detto questo commentate, con affetto.
Vostra Baptivi ❤❤
P.s.: andate a leggere la storia " Tell me you want me " di @SaraArrieta5. La consiglio ❤

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora