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OKAY OKAY. FERMI TUTTI.

HO TROVATO IL RAGAZZO CHE PIÙ SI AVVICINA AL MITCH DELLA MIA IMMAGINAZIONE. FRANCISCO LACHOWSKI È IL NOSTRO MITCH :) 
OKAY, HO FINITO. BUONA LETTURA PICCOLE PULZELLE

La seconda e ultima giornata passò veloce. Prendemmo il sole e poi dormimmo per l'intero pomeriggio. Insomma, che vi aspettavate? Adoro dormire di pomeriggio e svegliarmi alle cinque di sera, e così accadde. Mi svegliai e cercai con il braccio il corpo liscio e confortevole che per tutto il tempo mi aveva cullato e scaldato ma non lo trovai. Mi alzai, cercando di coprire una parte delle cosce con la maglia che mi aveva imprestato Mitch. Profumava. Di fresco e di bagnoschiuma al cocco, che avevo visto anche nella doccia. Guardai fuori dalla finestra e vidi che nel giardino vi era una macchina nera parcheggiata e Mitch in pantaloni che discuteva. Mi guardai allo specchio e mi sistemai il viso e i capelli, poi raggiunsi il mio... emh... amico? Ragazzo? Insomma LUI!
- ...ancora la mia vita? - gli sentii dire, man mano che mi avvicinavo.
- No, TU cosa ci fai qui? - disse una donna scendendo dall'auto.
- Questa casa appartiene a me! È mio diritto stare qui. E tu lo sai. - sentivo la sua voce rotta e notavo che aveva le mani chiuse a pugno. Gli accarezzai il braccio facendolo sussultare.
- Questo è ancora da stabilire...  -
Mitch alzò il viso e fissò la donna con sorpresa. - Che cosa vuoi dire? - assottigliò gli occhi.
La donna sorrise maligna e mi fossò con quegli occhi di ghiaccio. - Non l'hai saputo? Allora vuol dire che il mio avvocato non ti ha ancora avvisato. Il testamento di quel coglione è ancora da ricontrollare... -
- Quel coglione sarebbe tuo padre e l'unica persona che mi è stata vicina e mi ha dato supporto e amore! -. Continuava a chiudere bruscamente la mascella.
- Oh, ora non fare la vittima...- lo ripudiò con disgusto con un gesto della mano.
- Comunque ci vediamo in conferenza con il mio avvocato venerdì. Fino alle sue nuove parole e decisioni tu NON puoi restare qui. - diceva tutto con un enorme sorriso sul viso. Avevo il cuore che andava a mille dalla paura. Mi resi conto che ero mezzo nuda davanti a sua madre! Mi vergognai, ma non potevo rientrare in casa e lasciare da solo Mitch.
- Io non ci vengo dall'avvocato. Non con te. -
- Allora dovrai parlarne con lui. A me non interessa. E ora porta il tuo culo e la tua puttana fuori dal mio territorio. - alzai la testa e la fissai con gli occhi sbarrati. Puttana? PUTTANA? Veramente?
Il petto di Mitch era pieno di rabbia. Gli presi la mano. Lui si girò e mi afferrò per le spalle.
- Andiamocene ti prego. - mi sussurrò all'orecchio.
In un quarto d'ora avevamo caricato le borse, già pronte, in macchina. Salimmo in auto e partimmo. Mitch era furioso.
- Dio, che stronza! Lo fa apposta. Vuole rovinarmi, togliermi ogni pezzo di felicità che mi rimane! - stava urlando e battendo le mani sul volante. - Mi dispiace che ti abbia chiamato troia... -
- Puttana. - lo corressi io.
- Si, quello. È stronza! -
- Direi! -
- Ci ha rovinato la vacanza. -
- Io non penso... - dissi, ricordandomi della scena sotto la pioggia. Il mio cuore riprese a battere forte, ma cercai di non farci caso. Il sole puntava dritto sul mio viso. Mi girai verso i sedili posteriori e mi allungai a prendere gli occhiali da sole. Li indossai e vidi che Mitch mi fissava sorridente.
- Cosa? -
- Sei splendida! -
- Certo, se no non sarei la tua puttana! - la sua risata rimbombò nel veicolo.
***
Appena arrivati a casa Mitch mi aiutò a scaricare le borse e mi lasciò con un bacio. Entrai e vidi Marta davanti al solito computer.
- Stella! Ciao! - corse ad abbracciarmi. Mi era mancata tantissimo quella donna, ma me ne accorsi solo in quel momento.
- Ciao. Tutto bene? -
- Si, te? Sei abbronzata! -
Risi sciogliendo l'abbraccio. - Si si. I miei? -
- Sono a fare una passeggiata. -
- Ah, bene. Vado a posare queste cose in camera mia. -
- Si cara. Poi scendi a mangiare qualcosa, che mi sembri sempre più magra! -
Sorrisi mentre salivo le scale. Per lei anche un delfino obeso era magro! Naturalmente risi immaginandomi un delfino obeso.
Entrai in camera e posai le borse sul letto. Andai in bagno e mi guardai allo specchio. Ero messa abbastanza male, visto che non avevo avuto il tempo di truccarmi e mettermi a posto. Recuperai subito con un po' di mascara e un rossetto leggero. Okay, basta, in fondo non dovevo uscire. Era giusto per sentirmi serena con me stessa. Ritornai in camera e accesi lo stereo. Misi il CD di Enrique Iglesias e " El Perdon " partì a tutto volume. Iniziai a risistemare le cose, i vestiti nell'armadio e i libri al loro posto quando sentii il rumore della solita porta aprirsi. Mi girai e mi spaventai alla visione di Dylan. Aveva delle lunge ombre sotto gli occhi stanchi.
- Ciao. - dissi avvicinandomi a lui.
- Hey... - aveva la voce sottile era quasi un sussurro.
- Stai bene? -
- Certo. Come no! - poi si allontanò. Era arrabbiato.
Cercai di non pensarci e continuai a mettere in ordine.

POV's Dylan.

Si, certo sto benissimo! Tanto non lo sa che volevo chiamarla tutte le ore di tutti quei fottiti giorni che parevano non passare mai. Avevo paura. Paura che la violentasse quel bastardo. Fanculo. Fanculo a tutto. Raggiunsi il bagno e iniziai a spogliarmi. Accesi l'acqua della doccia, continuando a pensare. Avevo passato quei due giorni a non fare nulla, a starmene sul letto ad osservare il cellulare per decidere se chiamarla o meno. Avevamo pure litigato prima che lei partisse e... mi sentivo in colpa. Le cose tra me e Isaac erano una vera merda. Non mi cagava e... respirai ed entrai nella doccia. Era già da anni che mi facevo questi discorsi e sapevo che ad Isaac non fegava un cazzo, non più almeno, della nostra amicizia. Mi lavai e poi uscii dalla doccia, mi misi un asciugamano in vita e iniziai ad asciugarmi i capelli con un panno. Mi stavo osservando il petto quando Abi entrò in bagno. Divenne subito rossa in viso.
- Se volevi vedermi nudo bastava chiederlo. -
- No io... - iniziò a balbettare.
- Vuoi toccare? -
- No...-  deglutii a fatica. - Scusa.-  disse e poi chiuse la porta.
Quanto mi divertivo a vederla così nervosa quando mi vedeva a petto nudo. Era la seconda volta che capitava e i suoi occhi castani fissi sul mio corpo mi facevano impazzire!
Continuai ad asciugarmi, cancellando quei pensieri.
Poi tornai in camera.
- Dio, ma ti puoi mettere una maglietta addosso? -
Risi divertito.
- L'ho dimenticata in camera. Perché ti da fastidio? -
- Sì. Si molto. Io mica vado in giro in reggiseno! -
- E chi te lo vieta? - dissi entrando in camera.

POV's Abigail.

- LA MIA DIGNITÀ! - urlai per farmi sentire da quel presuntuoso. Che palle. Ogni volta era sempre odioso come pochi. Poi aveva detto che mi avrebbe aiutato in chimica e invece ero sempre nella stessa merda. Non capivo niente e le vacanze era praticamente finite! Dio, che strazio! Quando sentii la porta di sotto aprirsi e la voce di mia madre annunciare il suo ritorno, corsi letteralmente al piano di sotto ad abbracciarla.
- Ciao Tesoro! Sei tornata! Tutto bene? -
- Si tu? -
- Sì, a parte tuo padre sì. - quest'ultimo, che stava entrando in casa, alzò gli occhi al cielo.
- Cosa hai combinato questa volta? - chiesi con un sorriso in viso. Erano sempre così quei due! Si punzecchiavano a vicenda.
- Le ho detto che se non fosse stato per la Signorina Pascali, la nostra professoressa di matematica, io non l'avrei conosciuta e poi sposata... -
- Ma prima hai detti che avresti spostavo Carolina! La più troia del liceo! -
- Non era troia... - disse gesticolando. - Era molto... aperta! -
Certo. Ovvio. Le solite battute di mio padre. Scossi la testa e mi avvicinai al bancone per prendere delle ciliege.
Un corpo caldo si avvicinò a me.
- Dopo cena vieni con me. - Dylan prese una mela e poi ritornò su in camera sua.
Cosa voleva ora?

ANGOLO SCRITTRICE:
Sono riuscita a farlo più lungo. YEEEEEE.  Okay ora siamo nel CULMINE della storia. NON NE SIETE FELICI? Io si. Bene. Che cosa succederà ?* faccia da pervertita * DITEMELO CON UN COMMENTO. *¬*
Okay. Bene. Fatemi sapere.
Con affetto affettoso,
Baptivi.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora