3.

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R.

La casa all'interno era uno spettacolo.
Dietro la porta principale vi era subito la cucina, in legno scuro con paraschizzi in piastrelle bianche e marroncino, era enorme e al centro della stanza vi era un'isola in marmo bianco, che richiamava il bancone della cucina.
L'isola era alta, accompagnata con degli sgabelli azzurri e il frigorifero era in acciaio con degli schermi incorporati. L'illuminazione era naturale, infatti il sole passava attraverso una finestra immensa.
-Questa è la cucina. - disse Isaac. - E qui c'è la sala. -ci girammo ed entrammo in un altra stanza, anche questa enorme.
Vi erano delle poltrone e un divano molto lungo, posizionati da formare un quadrato e nel mezzo avevano un tavolino sopra un tappeto. La televisione era sistemata su un mobile e sopra erano sistemati altri armadietti appesi al muro.
Isaac mi mostrò anche il bagno e poi salimmo su per le scale e mi portò al piano superiore, aiutandomi con le valige.
-Questa è la mia stanza, scusa il disordine.- sorrise e chiuse subito la porta, pareva imbarazzato.
- Figurati. - dissi, per cercare di farlo rilassare.
- Qui, - avanzammo lungo il piccolo corridoio e aprì un'altra porta. - C'è il nostro bagno. -
- Questa casa è infinita... - sentendo la sua risata mi accorsi di averlo detto ad alta voce.
- Sì, lo so. Ma poi la memorizzerai, con il passare del tempo ti apparirà più piccola. -
Chiuse la porta del bagno e avanzammo verso l'ultima porta del corridoio.
- Okay questa è la t... - si interruppe quando si accorse che in quello che sarebbe dovuto essere il mio letto ci stava dormendo un altro ragazzo.
- Cazzo Dylan! Alzati! - il ragazzo, malgrado il sole che entrava dalla parte di vetro, sembrava dormire pesantemente. Era sotto le coperte con una gamba fuori dal letto e la metà testa sotto il cuscino, mostrando solo i capelli arruffati.
- Dai muovi il culo! - Isaac lasciò la mia valigia è si avvicinò verso il ragazzo, scrollandolo.
Dylan mugugnò qualcosa che non si capì.
- Che? -
- Ho detto di non rompere il cazzo! - disse lanciandogli il cuscino addosso.
Isaac sbuffò e gli tolse il piumone blu di dosso e io mi voltai, diventando rossa improvvisamente. - Dai che è arrivata mia cugina! -
- Beh, amico, la tua cuginetta non ha mai visto un uomo nudo. Ha due anni? - disse senza neanche abbassare la voce.
Risi, allibita. - Per tua informazione ne ho diciotto. E no vedere uomini nudi non è il mio passatempo preferito! - dissi cercando di trattenere la calma.
- Allora non sei come tutte le ragazze che conosco! Loro amano vedermi nudo. Girati pure, sono vestito. - obbedii e lo fulminai con lo sguardo.
- Non so che ragazze conosci, ma sicuramente non hanno buon gusto! - Isaac rise e Dylan fece un sorriso finto e antipatico.
- Bene! - intervenne Isaac. - Visto che andate d'amore e d'accordo ti piacerà sapere, Abigail, che questa è camera tua, ma dietro quella porta lì, - disse indicando un'altra porta di vetro oscurato. - C'è la camera di Dylan. Abbiamo un unico bagno, quindi lui dovrà passare dalla tua stanza per andarci. Avevamo pensato di fare il contrario ma Dylan non si sa cosa fa in camera sua. Avevamo paura che potessi vedere cose che noi um... -
La risata di Dylan eccheggió nella stanza, interrompendo Isaac.
- Dai, amico, la terrorizzi. -
Notai il ghigno che Dylan aveva assunto e notai anche il mio desiderio di spegnerglielo con un pugno in faccia. Sorrisi all'idea.
- Sistema pure le tue cose. Io vado a vedere che fanno i vecchi e trova il costume che quando hai finito andiamo in spiaggia. - disse andando verso la porta. - E tu... - indicò Dylan. - Tu togli tutta la roba e la trasferisciti di là. Lo dovevi fare già ieri! -
- Si mamma. - esclamò Dylan alzando le mani e Isaac gli mostrò il dito medio prima di chiudere la porta.
Guardai l'enorme armadio scuro che riempiva l'intera parete vicino alla porta, il letto era attaccato alla vetrata e ai piedi vi era un cassone in legno scuro.
Le altre pareti erano accompagnate da un comò enorme e una scrivania sopra la quale c'era un gigantesco specchio.
Naotai uno stereo nero sopra al comò e sorrosi. Aprii la valigia che era colma di libri e cominciai a sistemarli sopra alla scrivania.
- Mi sei sembrata da subito un topo da biblioteca. - sussultai dallo spavento.
Mi voltai verso Dylan, che era rimasto nella stanza a raccogliere le sue cose.
Sorrisi. - Senti, non mi conosci neanche. Solo perché mi piace leggere non vuol dire che mi devi definire così, perché se no io ti posso definire già uno stronzo. -
Rise e andò verso la porta della sua stanza.
- Te già non mi piaci e non solo perché stai occupando la mia stanza. -
- Neanche tu mi vai a genio. - ritornai al mio lavoro e cercai di dimenticarmelo. Dopo qualche minuto sentii la porta di camera sua chiudersi e potei ritornare a respirare. Dalle tasche della valigia sfilai tutti i miei CD e li impilai sul comò, vicino allo stereo. Presi quello dei Bastille " Bad blood " e lo avviai, alzando un po' il volume.
Quando avevo la musica riuscivo a fare le cose più velocemente e a rilassarmi.
Riuscii a farlo, finché dei pugni non iniziarono a battere sul muro e io puntualmente alzai ancora un po' volume. Dylan entro nella mia camera, spense lo stereo e mi fulminò con lo sguardo.
- Abbassa o mi verrà il mal di testa. -
- Oh scusami! I pugni sul muro non sono stati chiari! - dissi fingendo il mio dispiacere. Lo guardai e mi resi conto che aveva di nuovo il petto nudo.
- Abbassa e basta. - disse indirizzandosi verso camera sua.
- Puoi anche chiedere per piacere... -
Sbattè la porta dietro di sé.
- Perché hai qualcosa di meglio da fare? -
Certo che non era il modo migliore per trattare una nuova arrivata. Che scortese.
Riaccesi lo stereo, ma lo tenni a basso volume e continuai a sistemare la camera.
Sistema i vestiti nell'armadio e non ne riempii nemmeno metà, misi il computer sulla scrivania e i libri di scuola sul baule ai piedi del letto.
Alla fine sistemati il letto, cambiando le lenzuola in cui aveva dormito Dylan.
Stavo togliendo le lenzuola quando bussó Isaac.
- Aspetta, ti aiuto. - disse. Si schiarì la vice mentre toglieva le fodere dei cuscini.
- Senti, mi scuso per Dylan, lui è fatto così,, gli piace fare lo stronzo. E con te penso che abbia trovato pane per i suoi denti. - divenne paonazzo e sorrise imbarazzato: - Aspetta, non voglio dire che sei stronza pure tu... Insomma, io... -
Risi e lo aiutai a sistemare il piumone. - Stai tranquillo, ho capito. -
Rise e si rilassò un po'.
- Comunque ci farai l'abitudine. In fondo è simpatico. - disse.
- Dovrò scavare tanto mi sa. - dissi, senza rendermi conto di averlo detto ad alta voce.
Isaac rise. - Sì, mi sa di sì. - continuò a ridere.
- Che cosa hai da ridere così forte? - Dylan entrò in camera, sempre più imbronciato.
-Niente, andiamo in spiaggia. - Isaac si voltò verso di me. - Hai trovato il costume? -
Realizzati che sarebbe venuto anche Dylan e cercai in fretta una scusa, ma non la trovai perché il costume era appoggiato sulla scrivania e se si fossero girati e l'avessero visto?
- Oh sì, lo mette e vi raggiungo subito. - dissi infine.
- Bene, ti aspettiamo giù. - uscirono dalla stanza e io mi adagiai sul letto.
Le persone che mi coinvolgevano in un gruppo mi mettevano ansia. E se ci fossero stati altri amici che li stavano aspettando in spiaggia? Sarei stata quella nuova.
Cercai di calmare la mia agitazione e di pensare positivo; mi misi il costume rosso, meglio del nero che mi risaltava la mia carnagione color mozzarella, e mi guardai allo specchio. Mi sistema i capelli e guardai il mio viso, pensai che con il sole le miei lentiggini si sarebbero viste ancora di più e la cosa non mi entusiasmava.
Scacciai i pensieri brutti e andai giù.
Li trovai in cucina a bere del succo.
- Pronta? Possiamo andare. - disse Isaac, posando il bicchiere.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora