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Era bello passare del tempo con Mitch, i suoi ragionamenti profondi e le sue parole giuste al momento giusto mi facevano sentire apprezzata, cosa che non provavo da più di due settimane. In quella casa le persone erano tutte occupate a godersela, persino i miei genitori... non che mi lamentassi di non essere più tanto calcolata dai miei, anzi più tempo stavo lontano da loro più tempo avevo per respirare. Ogni volta con loro era un: " Dove vai? ", " Cosa fai? " e " Con chi stai messaggiando? " e questo mi dava fastidio perché non avevo il mio spazio, i miei tempi... insomma questa vacanza mi stava sia piacendo sia deprimendo. Deprimendo perché Dylan stava complicando le cose, anche solo il fatto che poco tempo prima desideravo sfiorare le sue labbra e avere il suo corpo contro il mio... Deglutii, evitando di pensarci.
Mi stesi sull'erba alta e osservai il cielo dipinto di sfumature tra l'azzurro e il giallo.
- Che cos'hai? - chiese Mitch, stendendosi vicino a me. - Sei diventata tanto silenziosa... - - Pensavo... - Divagai nel tentativo di non dare peso ed importanza alla mia voglia di sfogarmi con qualcuno.
- A cosa? -
- A... - la tentazione era tanta. C'erano due motivi per il quale non volevo sfogarmi con qualcuno: uno, io non ero la tipa che si prendeva una cotta e lo andava a dire in giro, anche perché ero una ragazza che pur di ammettere di provare dei sentimenti per un ragazzo, piccoli o grandi che erano, preferivo farmi tagliare le dita dei piedi, e due io NON provavo niente per lui! Forse era solo attrazione sessuale o fisica. Ci pensai. Sì decisamente! Il mio cuore si alleggerì, lo stomaco si rilassò e il mio respiro riprese ad andare regolarmente quando riuscii a darmi una spiegazione logica a tutta quell'ansia. Ero fatta così, che si dava conforto, spiegazioni, consolazioni e consigli da sé. Non avevo bisogno di nessuno e quello ne era la dimostrazione. Sì, è vero, di solito potevo buttarmi giù, avere i miei dubbi, chi non li aveva? Ma ogni volta, mi consolavo e riuscivo ad andare sempre e comunque a testa alta, senza dare a vedere che in realtà c'ero rimasta male. Era difficile farmi piagere. Ogni volta mi facevo una domanda: " vale la pena piangere per una cosa così? " e il mio cuore diceva di no, diceva che io potevo essere forte e non lasciarmi andare.
- A niente, non pensavo a niente di importante...- risposi vagando come al mio solito.
Sorrise e mi guardò con i suoi occhi grandi e neri. - Stai mentendo! - disse, dandomi un buffetto tenero sul naso. Respirò profondamente e ritornò a godersi il cielo.
- Forse sei tu che non sai quello che vedi... - dissi io scherzando.
- Io so sempre quello che vedo. E ora vedo una bella ragazza con delle ansie addosso. Ne ha dato dimostrazione soprattutto il modo in cui strappavi i ciuffetti d'erba due minuti fa! - sorrise e mi fece l'occhiolino. - Ma stai tranquilla, so che il mio compito qua non è quello di farti sfogare, non sei la tipa, ora ti devo solo distrarre... - rimasi un po' sbalordita da come fosse in grado di conoscermi, di capirmi. Si alzò e mi tese la mano. - Allora? Andiamo? - mi chiese.
Gli diedi la mia mano e mi aiutò a tirarmi su dal prato. - Ma dove? -
- A casa mia. - sorrise. - Non vuoi? -
- Non saprei... - la mia concentrazione ora si era posata sul contatto della mia mano nella sua. Era forte e morbida e mi dava sicurezza.
- Dai, ci divertiremo. -

POV's Dylan.

Cosa fare? Stavo letteralmente impazzendo. Lei. Mi mancava lei. E io non sapevo come comportarmi, cosa fare quando lei usciva con quello stronzo. Quanto lo odiavo! Già il fatto che ci lavorava assieme mi mandava in bestia, ancora che passava più tempo con lui che con me peggiorava il mio umore! Era più o meno da mezz'ora che stavo facendo avanti e indietro nella mia stanza con la pallina antistress in mano. Non sapevo che altro fare. Pensavo, pensavo, pensavo e PENSAVO! Non sapevo fare altro e sapevo che finché non l'avrei vista entrare dalla porta della sua camera io non mi sarei dato pace. Mi ricordai di quando ero quasi sul punto di baciarla, di toccarla, di respirarla dentro di me. Dio,quanto mi faceva impazzire il suo odore, il suo corpo, le sue labbra e la sua innocenza. Sapevo che se l'avessi baciata avrei subuto voluto di più, ma almeno mi sarei tolto lo sfizio... quelle labbra carnose e rosse mi davano alla testa ogni volta che le fissavo. Basta! Lei non pensa a te. Se la fa con quel bastardo ora quindi evita per favore! Sta sera esci e festeggi a modo tuo, Dylan. Avevo deciso. Ero stanco di rimanere chiuso in casa a fare nulla.
- Dylan che fai, amico? - Isaac entrò nella stanza. Amico? Ripugnante. Solo quando si ricordava di me ero suo amico.
- Penso. Senti sta sera usciamo? -
Fece spallucce e mi fissò.- Come vuoi. Hai voglia di rimorchiare? -
Sorrisi e ricambiai lo sguardo. - Ovvio. È da molto che non caccio le mie prede e non vedo l'ora di gustarmene una. - lui rise e mi tirò un pugno sul braccio.
- Sono di accaio... - dissi riferendomi alle mie braccia.
Sorrise. - Pff... le mie di più! -
- Ma cosa stai dicendo? Scherzi? Vai da un oculista! - Isaac si tolse la maglietta e si mise davanti allo specchio. - Guarda che cosa ho io. Sono illegali questi due bambini. - disse mostrando le braccia nude e il petto. Mi tolsi anche io la maglietta e mostrai i miei pettorali decorati con vari nei. Lo spinsi via dallo specchio e mi ci piazzai davanti io. - Ma dai, sono più bello io. Guarda che roba! - dissi specchiandomi e aggiustandomi i capelli. Stavamo ancora "litigando" scherzosamente, continuandoci a spingere e a dire quanto eravamo belli, quando Marta entrò in camera. Ci bloccammo e diventammo rossi come peperoni. Il suo sguardo era tra l'incredulità ed il divertimento. - Buongiorno Genoveffa. - disse rivorgendosi ad Isaac. - Buongiorno Anastasia. - guardò me. - Lo so che preferite stare davanti allo specchio a spingervi e a dire quanto siete stupendi, ma Cenerentola ha preparato la merenda quindi muovete quei vostri sodi fondoschiena! - poi uscì dalla stanza, ritornando di sotto.
- Non so se ci ha offesi chiamandoci come le sorelle brutte di Cenerentola. - esclamai rimettendomi la maglia.
- Ma soprattutto chi è Cenerentola? - chiese sorridendo.
Risi. - Presumo lei. Ma si vede che la Fata Madrina non è ancora arrivata! - scoppiammo a ridere e ci spintonammo mentre ci dirigevamo in cucina. Come da piccoli.

ANGOLO SCRITTRICE:

Oh, questo è un vero capitolo! A me piace, non so a voi ahah fatemelo sapere!
Alloooora sono in montagna, ma fortunatamente internet prende se mi arrampico sui muri e la cartigenica c'é, tranquilli ahah.
Quindi amatemi, vi ho fatto un altro capitolo *¬*
Bene. Ora vado.
Con affetto,
Baptivi.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora