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Okay emh... premetto che l'atmosfera si riscalderá un po'... in questo capitolo. Non lo so, voglio sempre avvisarvi perché ho paura che pensiate che certe scene siano troppo...spinte(?) Buh... buona lettura. Vi adoro.
P.s.: scusate se ci saranno presenti degli errori, ma non sono riuscita a correggere bene.

Da quando ci eravamo seduti a tavola, mia nonna mi continuava a lanciare occhiatine strane.
Io riuscivo solo a sorriderle e continuare a mangiare la mia pasta.
Alla fine parlò: - Allora... tu e Dylan vi conoscete da tanto? -
- Da una vita... - dissi, concentrandomi sulle forchette.
- Beh ci scommetto. - disse. - Dovete essere dei cugini tanto intimi per struscirvi nel corridoio della casa. - concluse.
Mi strozzai nel sentire quella frase e iniziai a tossire. Dylan si irrigidì e mio padre sbatté la punta del contello sul tavolo, rafforzando la presa.
- Cosa?! - lo sguardo di mio padre si spostava da me a Dylan, al quale uscì una risata nervosa.
- Sì... l'ha sbattuta contro il muro e si stavano per togliere i vestiti se non foste arrivati voi. - continuò mia nonna.
Mio padre tracciò dei tagli profondi sul tavolo con il coltello senza togliere gli occhi furiosi da Dylan.
- L'avete fatto in casa mia? -
- Nooo, papà. - dissi io.
- Sì. - mi girai verso Dylan. Cosa aveva detto? Ma teneva alla sua vita? - Non ho intenzione di mentirle. - deglutì a fatica. - Ma le è piaciuto e abbiamo utilizzato le protezioni... la maggior parte delle volte... -
- La... Maggior parte delle volte? - mio padre scandì le parole.
- Sì... sa nella fretta e nella passione non si pensa alle protezioni a volte. -
- Dylan ti conviene tacere. - mia mamma gli prese la mano.
Mio padre si alzò dalla sedia con il coltello in mano. - Tu come fai ad essere così tranquilla? Hanno fatto... cose in casa mia! - scoppiò, rivolgendo la sua attenzione a mia madre che era calma e serena.
- Non sarebbe stato romantico portarla in un Motel. - Dylan rischiava veramente la vita.
- Ora io ti uccido. -
- Papà... non è successo nulla. Insomma l'ho voluto io. - dissi, alzandomi dalla sedia.
- Quindi l'hai spinto a farlo? -
- Non proprio... -
- Eravamo eccitati. - mi interruppe Dylan. ma stai zitto?
Mio padre lo fulminò con lo sguardo.
- Andiamo quante volte tu hai scopato mia figlia nella camera degli ospiti?! Pensavi che non vi avessimo scoperto? Tutti quei lamenti. Si sentiva tutto. - mia nonna aveva una delicatezza nell'esprimersi pari a quella di un camionista ubriaco.
- Margareth io... -
- Non dire niente. Avevate la loro età è normale che vi calvalcaste come cani in calore. - eravamo tutti imbarazzati dopo le parole di mia nonna.
- Lasciali vivere in pace. Che scoprano il piacere del sesso. Io me lo sono goduto fino all'ultimo con tuo nonno.- ecco quelle erano le parole che ci tenevo a non sentire mai nella mia vita.
Mio padre deglutì a fatica e lasciò andare il coltello, che finì per terra con un tonfo ferreo.
- Se non usi protezione di castro a vita. -
Dopo di che prese il cappotto ed uscì di casa.
Mia madre sbuffò e lo seguì.
Mia nonna continuò a mangiare e ci sorrise. - Andate, faccio io. -
Questa donna mi aveva sconcertata.
Mi limitai a ringraziarla e a ritirarmi in camera sua.
- Che tipa... - commentò Dylan.
- Lasciamo stare. -
Accompagnai Dylan a lavoro due ore dopo e io mi incoraggiai ad andare a fare visita a Ethan e Aidan. Mi aprì il primo gemello e mi abbracciò.
- Ciao Ethan, come stai? -
Mi accomodai in salotto.
- Sono stato meglio. - disse con un sorriso tirato.
- Stiamo male tutti. Io non riesco più a godermi un attimo di felicità senza sentirmi in colpa. - ammisi torturandomi le mani.
- Perché mai? - a quelle parole alzai il viso.
- Non lo so. Penso: " come faccio a essere felice mentre le persone care a me soffrono? " -
- Abi, noi ce la faremo. Noi cerchiamo di essere forti perché è quello che vorrebbe Aaron. Vorrebbe che noi fossimo forti e che ci prendessimo cura l'uno dell'altro. - disse.
Aveva affrontato il problema meglio di me.
- Questo a volte mi fa sentire una merda perché mi fa apparire come uno con il cuore di ghiaccio, ma non è così, affronto solo la realtà in modo forte. Tutti noi lo facciamo perché è quello che avrebbe voluto lui. -
Gli sorrisi e lui ricambió.
- Ho smesso di fumare e sto andando a trovare Clary ogni giorno. Cerco di distrarmi e la cosa funziona, tanto anche. E... - si fermò, guardò un punto fisso e poi sorrise dolce. - ...Gliel'ho detto il "ti voglio bene"sai? Glielo dico tutte le sere prima di andare a dormire. - allargò il sorriso e mi guardò.
- Sei un grande. - dissi abbracciandolo.
- Non faremo il funerale. -
- No? -
- No. Lo cremeremo e libereremo le sue ceneri in un posto speciale. - disse, sempre con il sorriso sul viso.
Gli baciai la guancia e lo strinsi forte. - Tratta bene Clary. -
- Lo farò. -
Sorrisi e lo salutai, lasciando quella casa. Mi avviai verso la mia e mi fermai quando vidi Dylan nel cortile di casa mia.
- Che cosa ci fai qui? -
- Giorno vuoto, mi ha mandato a casa dopo avermi fatto aggiustare una moto. - sorrisi e lo baciai. Lui mi prese il viso tra le mani e quando si allontanò si mise a ridere. Mi mostrò le mani sporche di grasso.
- Merda. - mi aveva lasciato le manate sulla faccia.
- Mi sa che hai bisogno di una doccia. -
- Non mi faccio la doccia solo per due manate di grasso in faccia. -
Si avvicinò e mi sporcó anche le braccia.
- Sei uno stronzo. -
- Niente proteste e seguimi. -
Salimmo le scale ed entrammo nel bagno freddo.
Accese, con un rapido gesto della mano, l'acqua che iniziò a precipitare velocemente. Ritornò con gli occhi su di me, bramosi di vedere la mia pelle scoperta.
Si tolse i pantaloni e la maglia sporca di lavoro, poi mi fissò con un sorrisetto.
- Penso che dovresti spogliarti anche tu, se non vuoi entrare vestita - scherzò lui, indicando la stoffa che mi copriva ancora.
Acconsentì, e poco dopo, i miei vestiti, insieme a quelli di Dylan furono per terra.
Allungò la mano fino a toccare la mia, per tirarmi verso di lui e racchiudermi tra le sue braccia calde e forti, che amavo più di tutto.
La testa, che tenevo bassa, fu alzata abbastanza da far appoggiare le labbra del ragazzo sulle mie, in un dolce bacio passionale.
Quando le sue labbra smisero di muoversi sulle mie, Dylan si allontanò di poco e mi condusse nella doccia, seguendomi a ruota e tirando la tenda.
Le morbide labbra di prima, iniziarono a tracciare il contorno delle mie spalle, che si erano irrigidite appena Dylan mi aveva toccato.
Non importa se era già successo quello che stava per succedere, io ero sempre e dico sempre, costantemente agitata.
Il fatto di essere non molto esperta e tutto il resto, mi metteva a disagio, anche se Dylan provava a tranquillizzarmi.
Le labbra lasciarono l'area rigida del mio corpo e al loro posto, passarono le mani grandi e un po' ruvide di Dylan, che iniziarono a massaggiare delicatamente, mentre dalla mia bocca uscivano degli sbuffi, mentre l'acqua, ora calda, bagnava entrambi i nostri corpi.
Mi girai verso di lui e gli rubai un bacio prima di essere spinta leggermente contro il muro dietro di me. Inarcai la schiena a contatto con la superfice fredda delle piastrelle e una risata perfida gli uscì dalla gola.
Le mani umide del ragazzo passarono dolcemente sul mio corpo fino al mio fondo schiena, che fu afferrato e tirato leggermente su, non facendomi più toccare terra, esattamente come la prima volta che feci l'amore con lui. - Aspetta... - dissi tra un bacio e l'altro. Si fermò e mi guardò appoggiando la fronte sulla mia e prendendo fiato. - ce l'hai il coso? -
- Vedi un preservativo nelle mie mani? - rise e mi baciò il collo. - Da quanto non hai il ciclo. -
Ci pensai su. - Non ricordo. Ma mi sembra che mi sia già venuto questo mese. - dissi guardando le sue labbra. - Bene. Possiamo continuare? Penso che potrei morire se no. - risi e lo baciai.
Dopo qualche bacio veloce, il membro duro si insinuò nella mia intimità, senza il minimo dolore, muovendosi lentamente.
Sospirai e mi aggrappai con le mani, alle spalle larghe del ragazzo, per sorreggermi, più di quanto stessi già facendo lui.
Piano piano le spinte aumentarono e la mia stretta sui suo capelli bagnati si rafforzò dolcemente, eppure era tutto meno doloroso e piacevole.
Mentre i nostri bacini si scontravano più volte, le nostre bocche facevano lo stesso saziandoci a vicenda l'uno dell'altra.
I miei ansimi e i suoi suoni gutturali andavano a tempo e appena sentì un fastidioso buco nello stomaco, le mie unghie si conficcarono nella pelle di Dylan, facendogli stringere gli occhi del fastidio. Appena aprì gli occhi, fissando i miei, sussurrai uno "scusa", che lui accettò con un bacio.
Tra le sue ultime spinte, gemetti, insieme a lui e qualche secondo dopo il ritmo rallentò. Mi fece delicatamente scostare dalla parete e appoggiare nuovamente i piedi a terra.
- Non credo che mi stancherò mai di te e dei tuoi irresistibili gemiti - disse, soffiando sulla mia pelle bagnata e calda.
Le mie guance presero un leggero colorito rosato, trovando sempre imbarazzanti i commenti che faceva sui nostri momenti intimi.
Non proferendo parola, le sue mani presero la boccetta chiara dietro di sé, con dentro del liquido profumato di colore rosa. Appena aperta, la spremette tra le mie mani, che posizionai a coppa di fronte a lui, lasciandone andare un po' su queste.
Le fregai una contro l'altra, mentre Dylan mi guardava da sotto i capelli scuri e bagnati che gli cadevano sulla fronte.
Mi avvicinai a lui per provarlo a lavare, ma fui bloccata subito dopo.
Le sue mani presero i miei polsi, posizionandoli lungo il mio corpo.
Lo guardai confusa mentre si riempiva le mani di sapone, che invece di passarsele su di lui, le passò su di me.
Dal collo, alle spalle, fino al seno, dove indugiò.
Appena finì la parte superiore, mosse le mani più in basso, dalle natiche, abbassandosi per lavarmi le gambe e poi ai piedi.
Alzatosi, prese ancora un po' le prodotto profumato tra le mani, le abbassò, arrivando a toccare il clitoride, che stuzzicò abbastanza da far uscire dalla mia bocca quasi un urlo di piacere e sorpresa.
Le sue dita bagnate senza che me ne accorgessi, troppo concentrata dalla sensazione di piacere, sfregarono il mio centro, inserendosi poi dentro e  facendomi sussultare. Chiusi gli occhi di scatto, sapendo che Dylan mi guardava, con un leggero ghigno sul viso, il che quasi quasi mi piaceva.
La sensazione di piacere durò poco, le sue dita pomparono dentro di me, fino a farmi venire di nuovo e stringere le gambe intorno alle sue dita, perché ora mai infastidita dalla presenza dentro di me.
Appena finito il lavoro "intenso" delle sue dita, le tirò fuori, facendomi lasciare un leggero sospiro.
- Mi piace tremendamente vederti venire - disse con voce roca, facendomi aprire gli occhi e spostandomi sotto l'acqua, per togliere la schiuma che era rimasta.
Feci la finta offesa, per non essere stata io a lavare Dylan, ma durò poco, perché i suoi denti mordicchiarono un lembo della mia pelle sotto l'orecchio, facendomi ridere.
- A me piace tremendamente sentirti mugolare contro di me. -

ANGOLO SCRITTRICE:
Va bene, noi calmiamo gli ormoni ahahh almeno noi...
Bene. Ditemi.
Io... sprofondo nella paura di aver scritto un porno... perché sono stupida u.u
Come sempre ringrazio Alicecaciotta che mi ha scritto la parte... hot ahaha.
Va bene.
Vi voglio bene,
Baptivi arrossita.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora