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Prese l'asciugamano e ci avvolse entrambi in esso, mi appoggiai a lui per stare più comoda. Mi resi conto di quanto ero piccola in confronto alla sua altezza. Le mie piccole mani appoggiate sul suo petto caldo e grande.
Mi passò la stoffa sulla guancia e, alzando gli occhi vidi che un sorriso dolce gli abbelliva il viso di cui mi ero innamorata parecchie volte.
Sorrisi e chiusi gli occhi appoggiandomi a lui e facendo scivolare le mie braccia intorno alla sua vita.
- Mh... potrei restare così per sempre. - gemetti con gli occhi ancora chiusi. Il suo petto si alzò quando una risata tenera e bassa gli uscì dalla gola.
- Peccato che tuo padre mi staccherà i gioielli di famiglia non appena scoprirà che non abbiamo usato protezioni... - si infilò i boxer blu, per poi sistemarsi i capelli con un gesto della mano.
- E chi glielo dirà? Hai intenzione di farlo tu!? Digli anche che cosa abbiamo fatto e non trascurare i dettagli, mi raccomando. - lo schernii, mettendomi il reggiseno bianco panna.
- Non volevo mentire a tuo padre, volevo solo fare bella impressione. - giocherellò con l'orlo della maglietta, pensando alla cazzata che aveva fatto a cena.
Sorrisi e mi appoggiai nuovamente al suo petto.
- Tesoro, di certo ora ti rispetta di più. - mi alzai sulle punte dei piedi e gli lasciai un bacio sulle labbra. - Però la prossima volta punta all'argomento lavoro e sport come il resto delle persone normali. - mi infilai il resto della biancheria e dei pantalincini di jeans.
In un attimo non toccai più terra con i piedi e osservai Dylan sedersi sul water e sistemarmi sopra di lui.
- Domani dovrò andare a lavorare. - ammise deglutendo e appoggiando la fronte alla mia.
- Come ogni giorno. -
- Ci sarà anche Queen... -
- Ah. Ecco. - cercai di alzarmi da lui ma la sua presa mi tenne sulle sue gambe.
- Ehy... - cercò il mio sguardo e lo ottenne solo quando mi condusse il viso verso il suo. - Io voglio solo te. Te l'ho dimostrato molte volte. - rise e mi baciò le labbra. - Quelle cose nella doccia le faccio solo a te. - mi baciò di nuovo e io non potei fare altro che sorridere e arrossire, cercando di nascondere il viso dal suo sguardo.
- Sono serio, Abi. Non mi stancherò mai di dirti che i tuoi sospiri mi fanno morire. - il suo petto iniziò ad aumentare la velocità con la quale si alzava e si abbassava.
- Abi, lo sai che ti amo, sì? -
Mi girai e lo guardai negli occhi marroni e sinceri. - Certo che lo so. -
- Sto rischiando la vita per te... e le mie parti intime. - la sua faccia mi fece uscire una risata che rimbombò nella stanza umida e calda.
- Stronza, non ridere! - prese a farmi il solletico e continuai a ridere, finché non chiesi pietà.
Mi alzai dalle sue gambe con un gesto veloce e mi infilai la maglietta. Presi i panni sporchi con una mano mentre con l'altra presi quella di Dylan, grande e calda.
Buttai i panni nell'apposito cesto e guardai Dylan.
- Che facciamo ora? - chiesi, accarezzandomi le labbra con il pollice.
- Non so te, ma io sto morendo di fame. -
Rise e si avvicinò a me. - È l'effetto del buon sesso. -
- Vallo a dire a mio padre. - lui rise e mi seguì in cucina dove trovammo mia nonna intenta a leggere un libro con gli occhiali appoggiati sulla punta del naso. Alzò lo sguardo e un sopracciglio, accompagnando il tutto con un enorme sorriso.
- Tutto bene nel bagno? Sentivi degli strani rumori... - io arrossii notevolmente, mentre Dylan cercava di non ascoltare quelle parole.
- Ragazzi io vi stimo. Siete uguali a me e tuo nonno quando eravamo giovani. L'abbiamo fatto in tutte le parti della casa, e non solo... -
Mi girai e alzai una mano. - Okay... nonna, potresti... -
Sorrise e chiuse il libro. - Va bene, vado a leggere da un'altra parte, ma... mi piacete voi due, continuate così. - disse prima di uscire dalla stanza.
Mi appoggiai al ripiano del tavolo e ripresi a respirare.
- Almeno ho qualcuno dalla mia parte... - Dylan rise e mi prese i fianchi da dietro, prima di spostarsi per cercare qualcosa nella dispensa.
- Hai anche mia madre dalla tua. -
- Quella donna la amo immensamente... - disse, cercando qualcosa.
- Siediti. - ordinai spostandolo. Lui mi obbedì mi guardò posare sul tavolo il barattolo di nutella e il pane.
Si leccò le labbra e aprì il coperchio, spalmandone il contenuto un po' sul pezzo di pane per poi offrirmelo. Iniziai ad addentare quella delizia dolce.
- Sta mattina sei andata a trovare i gemelli? - chiese portandosi il pollice alla bocca per pulirsi dalla Nutella.
- Sì... -
- Come stanno? -
- Ho parlato con Ethan e pare stare bene. La affrontano benissimo e mi ha alleggerito il peso, sapere che stanno bene mi fa sentire meglio. - dissi prendendomi un altro pezzo di pane.
- Bene. -
Il cellulare di Dylan prese a squillare vicino a me. Quando vidi che era Isaac allungai una mano e risposi.
- Pronto? - Dylan non si scomodò e mi guardò con la solita faccia da " bramoso di Abigail".
- Abi? - Isaac aveva la solita voce amichevole.
- Ciao. Come stai? -
- Bene. Senti... -
- Lo sai che io sto bene con Dylan vero? - volevo mettere le cose in chiaro.
- Sì... - indugiò un po' nella risposta.
- E che non ti devi preoccupare di cosa facciamo vero? - Dylan mi si avvicinò e prese a baciarmi il collo.
- Sono tuo cugino non che tuo amico. -
- Ma non mio padre. Fidati di lui, testone. - cercai di trattenere le risate quando la sua lingua prese a farmi il solletico sotto il lobo dell'orecchio.
- Va bene. Ora passami quel cretino. -
Staccai il telefono dall'orecchio e lo passai al ragazzo, il quale mi lasciò un ultimo bacio veloce e umido sulle labbra per poi allontanarsi.
Osservai Dylan gesticolare mentre spiegava qualcosa al suo migliore amico. Era una cosa stupida, ma anche solo il fatto che di solito si accarezzava il collo per poi scompigliarsi i capelli corti con la mano mi faceva partire piccole frecce nello stomaco, che mi infliggevano teneramente la pancia.
Oppure quando con la lingua si inumidiva le labbra piene e perfette, per le quali andavo pazza.
Erano piccoli dettagli che riuscivo a cogliere e ad apprezzare.
Mi portai il dito sporco di Nutella alla bocca e aspettai che il mio ragazzo finisse di parlare al telefono, il che avvenne due minuti dopo.
Mi si avvicinò e mi guardò le labbra prima di sorridere.
- Sei sporca di Nutella. -
- Ovvio... - dissi imbarazzandomi. - Dove? -
- Qui. - avvicinò le labbra e con un gesto veloce della bocca mi pulì. Merda. L'aveva davvero fatto?
Sorrisi e mi portai le mani al viso cercando di non pensare a quello che era appena successo e evitando di far notare il mio rossore. Mi prese i polsi e li condusse dietro al suo collo.
- Scema. Smettila di vergognarti. - disse piano.
Mi aiutò a rimettere a posto, liberando il tavolo.
- Sai, pensavo di tenermi i soldi per comprare una casa. Tutta nostra. - ammise all'improvviso. Mi girai verso di lui.
- Tutta tua vorrai dire. -
- No no... ti voglio con me. - si appoggiò al ripiano della cucina.
- Ma io... ho la mia vita qui, cioè ho la scuola, gli amici... la famiglia. - quando pronunciai quell'ultima parola il mio cuore vacillò, Dylan faceva parte della mia famiglia... lui era la mai famiglia.
- Chi ti dice che io non cerchi una casa proprio qui? - chiese raggiungendomi e afferrandomi il bacino.
- E Isaac? E Marta? -
- Possono vederli anche una volta al mese. - assottigliò leggermente gli occhi dicendo quella frase e avvicinò la sua fronte alla mia.
Mio padre entrò nella stanza e senza alzare il viso dal telefono, allungò il braccio e puntò il dito verso Dylan.
- Togli le mani dal corpo di mia figlia. - poi continuò per la sua strada senza nemmeno dedicarci uno sguardo.
Alzai le spalle quando Dylan mi guardò con fare interrogativo.
- Mamma, lasciami stare. Dovevi andartene già ieri, eppure sei ancora qui. - disse mia madre entrando nella stanza, seguita da mia nonna, la quale ci lanciò uno sguardo di tenerezza prima di ritornare a protestare.
- Linzie, ti ho solo chiesto se si possono avere più canali nella mia televisione. -
- Beh, non si può. -
Mia nonna sbatté il bastone sul pavimento. - È così che tratti tua madre? -
- E ringrazia che non ti sbatta fuori di casa. - disse sua figlia, puntandole un dito contro per poi uscire dalla stanza.
Mia nonna lanciò un gemito di esasperazione e si sedette davanti al tavolo. - Ma non avete qualcosa di alcoolicamente forte? Cristo ho bisogno di bere. -
Risi e presi dal frigo l'unica cosa di alcolica presente in casa nostra e gliela misi sul tavolo.
- Latte? Mi prendi per il culo?
Merda ho bisogno di bere. - si alzò e andò in camera sua.
Sospirai e guardai Dylan. - Una famiglia normale, chiedo troppo? -

A cena il silenzio era imbarazzante. Vi era solo il rumore di piatti e forchette che si scontravano.
Dylan si schiarì la voce. - Amore mi passi il sale? - disse indicandolo. Risi leggermente quando mi accorsi che era arrossito per via del nomignolo che oramai usava di abitudine, ma solo quando eravamo noi due.
- Certo. - glielo passai e notai il viso di mio padre irrigidirsi. Un sorriso quasi sollevato gli si disegnò in volto subito dopo e le spalle si rilassarono.
Quando finii di sparecchiare indicai la camera con un cenno veloce del capo e Dylan capì alla svelta, annuendo.
- Abigail? - la voce di mio padre, ancora seduto a capotavola, mi chiamò.
- Sì? -
- Mi lasceresti dieci minuti Dylan, devo parlargli. - sbarrai gli occhi e osservai il ragazzo.
- Certo. - almeno non vi erano coltelli a portata di mano!
Con passo veloce raggiunsi camera mia e aspettai.
Di che cosa volevano parlare?
Che cosa avrebbe detto mio padre?
O fatto?
Che cosa avrebbe detto Dylan?
Si sarebbe sicuramente messo nei guai, cazzo. Ne ero sicura. Ero sicura che mio padre l'avrebbe cacciato fuori di casa e non avremmo più potuto vederci...
Dylan non aveva ancora capito quanto mio padre potesse essere severo. Soprattutto nei mie confronti, la sua piccolina che scopre il mondo del sesso con un ragazzo.
Sbuffai e iniziai a fare su e giù per la mia piccola stanza buia. Il mio cuore batteva forte e nervoso e il mio stomaco si rivoltava per via dell'ansia. Le mie mani facevano su e giù nervosamente sulla stoffa dei miei pantaloncini.
Respirai profondamente e mi stesi sul letto e quando toccai il materasso con la gamba destra, un debole dolore mi fece sussultare. Accesi la luce e notai un livido sul fianco.
Era la presa di Dylan. Vi erano segnati dei leggeri segni della sua mano grande sul mio fianco e così anche dall'altro lato.
I polpastrelli avevano lasciato il segno violaceo sulla mia pelle.
Quelle tracce fecero sussultare il mio cuore, ma in modo positivo, infatti non potei evitare di sorridere al ricordo di quell'esperienza sotto la doccia.
Dio, quel ragazzo mi stava facendo perdere il controllo di me stessa; un suo tocco, un suo sguardo, un suo bacio e la mia testa andava in tilt.
Dylan entrò nella stanza e io non riuscii a coprire i segni in tempo, i suoi occhi li osservarono e il suo viso assunse una smorfia preoccupata e disgustata. Si avvicinò e mise la mano sul mio fianco per assicurarsi che fosse stato veramente lui a fare quello.
Quando alzò lo sguardo e incrociò il mio, i suoi occhi erano velati di lacrime.
Scosse la testa più volte e si allontanò, era terrorizzato e dispiaciuto.
- Io... sono stato io... - indietreggiò da me cercando di deglutire.
Mi alzai e lo presi per la maglia.
- Ehi, tranquillo. Sto bene. -
- Merda, faccio schifo. Ti ho fatto male. - disse passandosi una mano tra i capelli.
- Dylan, se mi avessi fatto male ti avrei fermato. Ma, Dio, tu mi hai fatto sentire benissimo. - sorrisi e appoggiai la testa sul suo petto. - Ti amo, Dylan. E tutte le cose di te mi fanno impazzire, anche i segni che mi lasci sulla pelle. - mi alzai sulla punta dei piedi e lo baciai, attirandolo verso di me.
- Devo andare più cauto. -
- Così va benissimo. - dissi tra un bacio e l'altro. Si appoggiò sul muro e mi strinse a se.
- Quindi? Di cosa avete parlato tu e mio padre? -
- Ha detto che si è reso conto di quanto io tengo a te e che sono perdonato per averti... sverginata. - la sua faccia mi fece scoppiare a ridere. Raggiunsi il letto e mi lasciai andare.
- Oddio. Per fortuna! Ero così nervosa. -
- Tu? Io ho ringraziato Dio che non ci fossero armi appesi sui muri di casa. - si stese vicino a me e mi toccò un lato della bocca con il pollice.
- Dio, sto morendo di sonno. -
- Allora vieni. - mi prese tra le braccia e mi sistemò sul suo petto. Con una mano toccò ancora i miei fianchi segnati.
- Mi dispiace tanto. -
- Stai zitto e dormi. - lo baciai e chiusi gli occhi, prendendogli la mano e intrecciando le nostre dita.

ANGOLO SCRITTRICE.
Bene. Ogni volta mi devo riprendere dopo un capitolo ahah.
Sono così emozionata! Cioè 35, 7 k visualizzazioni? Che poi rido quando vedo che i commenti sono così tanti che non ci stanno sulla linea apposita. Oddio vi ringrazio tanto, come sempre è solo grazie a voi se siamo qui oggi ( riuniti per celebrar- no ahah okay la smetto )  al 46esimo. Capitolo... cioè COSA?
Ahaha alloora raccontatemi cosa ne pensate di questo capitolo abbastanza lungo ( 2221 parole * muore * ) e buh,
Come sempre vi voglio bene
Con grande affetto,
La vostra Baptivi.

Ps: ricordo che ho fatto un gruppo fandom su whatsapp e tante personcine carine carine ora mi stanno a inondarmi di messaggi ahahah
Se volete entrare contattatemi in chat privata. Bacio.

Mille baci sotto il sole | Dylan O'Brien |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora