Capitolo 43 ~ Il nulla

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Sono passati alcuni giorni da quando mio padre è tornato nelle nostre vite, sconvolgendo tutti gli equilibri che io, mia madre e mia sorella, a fatica, avevamo finalmente raggiunto, eppure loro sembrano non accorgersene.

Solo io noto, infatti, certi piccoli dettagli, segno di come, in fondo, anche se si sforza di fingere il contrario, non sia cambiato per niente e il mostro che mi ha rovinato infanzia ed adolescenza, viva ancora in lui.

Ma nonostante ciò, la mia opinione riguardo alla proposta di Edo, di trasferirmi temporaneamente da lui, non è cambiata.
Certo, nella sua villa ci passo più tempo possibile, anche oltre i normali turni di lavoro e più di quanto già non avessi iniziato a fare da quando ci siamo fidanzati, ma per precauzione, a dormire, torno comunque a casa.

Lo sto facendo anche stasera, prima del solito tra l'altro, visto che Niccolò e Cameron, sono andati a trovarlo per una birra.

Quando però arrivo, stranamente, trovo tutto buio ed é allora che mi ricordo che mia madre e mia sorella sarebbero andate a cena con alcuni dei compagni di quest'ultima e relative famiglie.

Prima che faccia però in tempo a chiedermi dove sia finito mio padre, l'abat-jour del salotto si accende, rivelando la sua figura, sdraiata in modo scomposto sul divano e con una bottiglia di Whisky in mano.

«Ciao tesoro, bentornata.
Finalmente sei qui.... finalmente siamo soli»

«Padre, s..sei... sei ubriaco, è il caso che tu vada a dormire» affermo perciò, intuendo subito il suo stato.
Lui però non ha la minima voglia di arrendersi

«E perchè mai? Mica sono stanco e poi ho voglia di passare un po di tempo con te, visto che non ci sei quasi mai.
Tu no?»

Iniziando ad essere sempre piú preoccupata, io, comunque, provo ugualmente ad insistere
«Per favore, ho lavorato e sono molto stanca! Se tu non vuoi andare a letto, sta pure alzato, ma fai andare me»

«Ho detto di no! E ora siediti, che voglio parlare un po di questo tuo "lavoro"» ribatte però lui, con un perentorio tono di sfida.
E in fondo, dentro di me, lo sentivo, che prima o poi questo momento sarebbe arrivato, ma non per questo, sono meno agitata.

«No! Non lo voglio fare, voglio solo andare a dormire, quindi lasciami stare!» esclamo quindi io, voltandomi di scatto e dirigendomi, rapidamente, verso la mia camera, lui però si alza, altrettanto velocemente, dal divano e senza che me ne renda conto, mi aggredisce alle spalle, spaccandomi la bottiglia di alcool in testa.

Ed ecco che la testa prende a girare e dopo essermi toccata la nuca, vedo la mia mano sanguinare, perchè è essa a a farlo.
E allora, disperata, crollo a terra, inerme, ma lui non si ferma, il mostro che purtroppo, conosco ormai fin troppo bene, riemerge e inizia a picchiarmi
Calci sulle gambe e sulla schiena, uno schiaffo sul viso.

La mia paura più grande si materializza.

E grido, chiedo aiuto, piango, lo faccio con tutta la forza che ho, ma mio padre non smette, anzi, tutt'altro, rincara la dose, anche a parole.

«Cosa ho fatto di male per avere te come figlia? Una puttana che si è concessa ad un coglioncello.
Come hai potuto disonorarmi così?!»

«T..ti... ti prego, smettila... Padre smettila, mi fai... mi fai...» non riesco neanche a dire "male", che arriva l'ennesimo colpo, sta volta sulla pancia, mentre la testa continua a sanguinare e la vista mi si annebbia.

E alla fine, l'ultima cosa che ricordo, è lo sguardo in lacrime di mia sorella, che non so neppure quando sia arrivata.

Poi, il nulla.

Angolo Autrice
Ciao ragazzi e ragazze e benvenuti in questo nuovo capitolo, dove, proprio come leyla temeva, accade il peggio, ma sta volta, non voglio dire troppo, lascio commentare a voi.
E nulla, spero davvero che vi sia piaciuto, se vi va stellinate, un bacio e ci vediamo domenica con il prossimo 💖⚽🍰

Dribbling d'amore ~ Football & Love Series Vol.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora