Una missione inaspettata

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Voce narrante.
Sira e Remus fecero il loro ingresso nel salone dove si sarebbe svolta la riunione.
Al suo interno c'erano il signor Weasley e sua moglie Molly con i loro inconfondibili capelli rossi e i vestiti un po' rattoppati.
La signora Weasley le sorrise materna e la ragazza ricambiò con un cenno.

Il signor Weasley la invitò ad accomodarsi al suo fianco e lei accettò sotto lo sguardo attento di altre due figure che erano in piedi al lato del tavolo.

Un uomo possente e con sguardo freddo come il suo viso, guardava la ragazza con indifferenza.
I capelli lunghi e neri di costui sembravano unti al primo sguardo, e un naso adunco era molto imponente sul viso .
L'uomo era totalmente vestito di nero con tanto di mantello e aveva le braccia incrociate al petto.
Era Piton, uno dei docenti della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Insegnava pozioni.
E Sira ebbe il modo di conoscerlo tramite Moody e Remus.

Sira aveva studiato con lui le pozioni che Moody non poteva insegnarle.
E si era dimostrata anche molto portata per quella materia.

Piton, d'altronde, era ben conscio della situazione della ragazza, e provò comprensione per lei.
Sapeva del suo rancore verso suo padre ed era curioso di sapere come si sarebbe svolta la riunione in sua presenza.

Al suo fianco vi era una donna alta con un completo verde bottiglia, nel suo viso vi era un'espressione severa accompagnata da degli occhiali piccoli e tondi che incorniciavano il volto con molte rughe.

Era la professoressa McGrannit che, appena vide la ragazza, non poté non chiedersi del motivo per cui non avesse voluto frequentare la scuola.
La sua curiosità era prepotente dentro di sé, ma dovette soffocarla così come era nata.

Poco alla volta, il grande salone si riempì.
Arrivarono altri membri dell'ordine e, con passo a dir poco tremolante, fece il suo ingresso anche Sirius Black.

L'uomo era presente in modo fisico, ma la sua mente vagava, soffermandosi alla lama che poco tempo prima era sulla sua gola e gli occhi della ragazza gli riempivano la testa in modo frenetico.

Ma non voleva farsi vedere così combattuto dai membri dell'ordine, per cui fece un bel respiro, si aggiustò la giacca e prese posto proprio davanti a sua figlia che lo guardava in modo soddisfatto, con un ghigno sulle labbra carnose.

Sirius, però, non voleva altre sconfitte quella sera, per cui fece quello che sapeva fare meglio; ovvero rispondere, a sua volta, con un ghigno.

Sira si stupì del suo atteggiamento, fino a poco fa quell'uomo tremava di paura sotto il suo sguardo, mentre in quel momento sembrava completamente a suo agio.

La ragazza non tollerava il suo essere tranquillo.
Voleva tormentarlo il più possibile, voleva vederlo soffrire.
Come aveva sofferto lei.

Sirius continuò a guardarla negli occhi cercando di capire le emozioni di lei.
Ma gli occhi di Sira erano vuoti senza scintille di vitalità.
Era come se fossero morti, senza un'anima.

Entrambi si fissarono come due predatori che lottano per il territorio.

Proprio come due leoni che cercano di avere potere sull'altro in modo da dominarlo e conquistare il territorio che esso occupa.

Ma la differenza era che entrambi erano grandi cacciatori e non stupidi cuccioli.
Loro erano apprensivi, si studiavano, ma allo stesso tempo il loro gioco di sguardi era famelico.

Se Sira fosse stata una leonessa, ella, gli sarebbe saltata al collo e lo avrebbe morso con le sue fauci senza aspettare un'attimo.

Sirius era tranquillo la studiava senza volere niente, era molto incuriosito, ed anche se aveva saputo da poco che quella ragazza era sua figlia, ella lo incuriosiva.
E guardandola lui si sentì, in un certo senso, attratto.

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