Accampamento

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Voce narrante.
Il calar del sole era ormai vicino, e delle nuvole colme di neve coprirono il cielo, minacciando di nevicare al più presto sulle teste della squadra di Auror, intenta ancora a camminare nel sentiero prestabilito.
Ma la meta era ancora lontana dal trovare tracce di un possibile fuggitivo; e con la neve fitta trovare prove o impronte era pressoché impossibile.

Sira, rendendosi conto della situazione in cui stavamo andando incontro, si affrettò a raggiungere Harry avanti alla squadra.
Il ragazzo era affiancato dalla guida di Oscar Taylor che teneva il passo indicando le direzioni da intraprendere.

Appena fu vicina ai due toccò il braccio di Harry e questo si girò a guardarla con espressione interrogativa.
Sira, vedendo che non proferiva parola, la prese lei.

"Harry, penso che dovremmo accamparci per la notte".

Harry la squadrò e poi rivolse lo sguardo nei dintorni "c'è ancora luce, possiamo camminare ancora un po' " disse Harry, propenso a voler continuare la camminata.
"In realtà non è il buio che mi preoccupa, ma la neve che calerà tra poco"ribadí Sira indicando il cielo sopra di sé.

Harry seguì l'indice della ragazza e guardò in alto.
Delle nuvole scure minacciavono di coprire l'intero cielo.
Harry guardò nuovamente la ragazza e domandò "dici che è una cosa sicura? Non abbiamo ancora trovato niente".

Sira lo guardò in modo serio e, alzando un sopracciglio, rispose"porta pazienza, perché con la fretta non concludi un bel niente.
È meglio accamparci prima che cominci a fioccare, altrimenti si metterà molto male" ribadí Sira, anche se il viso di Harry pullulava di puro dubbio, non osò ribattere nei confronti di Sira, perciò disse al gruppo che si sarebbero fermati per la notte.

La giovane si congedò dal ragazzo e si avvicinò alla signorina Lara, dove entrambe cominciarono a tirar fuori le tende per la notte.
Convenne per tutti di dividere la tenda con un compagno così da sembrare dei semplici campeggiatori agli occhi di chi poteva passare da quelle parti.

E mentre tutti stavano montando l'accampamento, Sirius Black non aveva fatto altro che osservare sia sua figlia che Davis.

L'uomo sapeva che qualcosa non andava in quella decisione tanto affrettata di volersi accampare.
No, c'era qualcosa che lo turbava, o meglio una sensazione che avvertiva sulla pelle, come se qualcuno li stesse osservando.

Certo poteva benissimo essere suggestione da parte sua, del suo preoccuparsi nel garantire l'incolumità di sua figlia.
Ma non poté non chiedersi se anche la ragazza avesse percepito quella sensazione di essere spiati.

Sirius, però, fece finta di niente e continuò a montare la tenda fino al suo completamento e nel frattempo lanciava occhiate torve a Davis che, di tanto in tanto, si permetteva di guardare sua figlia in un modo che a Sirius non garbava per niente; e prima che fosse calato il buio decise di fare visita alla ragazza nella sua tenda.

Prima di varcare la soglia, l'uomo ci riflettè per un secondo.
Non avevano parlato per niente da quando era cominciata la missione.
E questo pensiero lo rammaricò molto, quella sensazione di lontananza si fece di nuovo viva dentro di sé, dilagnando le sue viscere contorcendole.
Si rese conto che era dinanzi all'uscio della sua tenda non solo per parlarle della sensazione di essere spiati da qualcuno.

Si rese conto che era lì, perché sua figlia gli mancava.
Distanti pochi metri, ma lontani una vita.

Ed era l'ultima cosa che volesse.

Fece un lungo respiro profondo e finalmente entrò.
La tenda era più grande all'interno, come se fosse una piccola dimora.
Accogliente e angusta.
Dinanzi a sé vi era la giovane seduta a tavola intenta a mangiare un pezzo di patata cotta, e al contempo leggeva un libro.

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