Decisioni parte due

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Voce narrante.
Dopo la caduta del signore oscuro e la morte dei Potter, Remus Lupin si era rifugiato in una casa a Londra, lontano dal mondo magico, prendendosi cura di Sira.

L'uomo era molto provato dagli avvenimenti che erano successi ormai  già da un mese.
Lupin in una sola notte aveva perso i suoi migliori amici, si ritrovò solo senza nessuno su cui contare; almeno la piccola Sira, ogni volta che erano insieme, gli regalava dei sorrisi splendidi ed era questo che lo faceva alzare dal letto al mattino.

Ma durante la luna piena del primo mese che Sira viveva con lui, per Remus fu terribile.
Era stato costretto a incatenarsi nella cantina della casa dopo aver messo a dormire la bambina e aver insonorizzato la sua stanza.

Remus attese lì tutta la notte ulunando e graffiando il suo viso e le pareti che lo circondavano.
Una parte di sé urlava insieme al lupo.
Sfogava la sua frustrazione e il suo dolore, finché, al mattino, non si ritrovò nudo e senza più voce e con il viso umido e stanco e con nuove cicatrici da curare.

Da quano era spuntato il sole ed egli si era ritrasformato, non mosse un muscolo; era disteso a terra con il viso sul pavimento, era sveglio ma non voleva alzarsi.

La notte era stata molto più crudele, il destino era stato crudele, e per Remus Lupin ancora di più.
Aveva perso la sua famiglia, gli unici che in quella società, lo accettavano per quello che era.

Remus si abbandonò a quel pavimento sporco e umido, come se da un momento all'altro questo potesse inghiottirlo.
Voleva sprofondare con l'intenzione di non risalire ma più.

Ma poi si sentì un pianto provenire al piano di sopra e Remus si destò, aprì gli occhi di scatto mettendo a fuoco la cantina.
"Sira" sussurrò.

Si fece leva sulle braccia e si avvicinò al muro alla sua sinistra, mise un dito in una piccola crepa dove ne uscì fuori una chiave.
L'uomo la prese e la portò ai suoi polsi dove aprì le catene e caddero a terra in un tonfo metallico.

Remus con fatica prese una coperta posta poco lontano da lui e se la legò in vita.
Con passo lento arrivò alle scale e le percorse, aprì la porta e subito la luce del giorno lo investì.
Si ritrovò nel piccolo corridoio dove le strilla della bambina si facevano più forti.
"Arrivo, piccola".
Remus, si avviò verso una stanza posta accanto alla porta della cantina.

Sira era lì, in una piccola culla con delle tende bianche a coprirla con sopra una giostrina con delle scope e dei peluche di cani attaccati ad essa.

Remus scostò la tendina facendosi vedere dalla bambina che non smise di piangere.
L'uomo si chinò su di lei e la piccola Sira, per un momento, smise di piangere e inchiodò lo sguardo in quello del malandrino.
La bambina non vedeva ancora ma sentiva la presenza del suo tutore e questo la fece sor ridere, un sorriso che contagiò anche il mannaro, che la prese in braccio e la piccola Sira pose la testa sul suo petto entrando in contatto con la sua pelle calda e chiara.

Remus ebbe l'impressione che i loro cuori si sintonizzassero e andavano a tempo.
Almeno aveva lei, l'avrebbe sostenuta in tutto, non l'avrebbe lasciata.
Sentiva che poteva essere lui suo padre.

Non gli importava delle ferite nuove che vi erano sul suo corpo, lui non la mollava nemmeno per un secondo.

Remus si avviò in cucina dove mise del latte in un pentolino e mentre questo cuoceva, preparò sul davanzale della cucina, color ciliegio, un biberon.
Pochi minuti dopo la bambina si era calmata e mangiava con appetito tra le braccia del tutore seduti sul divano in salotto.

Dopo che ebbe dato da mangiare alla piccola, Remus la tenne con sé tutta la mattina che entrambi passarono sul letto dell'uomo.
Remus era steso su un fianco mentre Sira era poggiata sul materasso all'altezza del petto dell'uomo e giocava con la sua mano che egli teneva per aria sfiorando le piccole dita di lei che cercavano di afferrarlo.

Egli sorrise e le baciò la fronte; si era dimenticato della stanchezza, nella sua mente aveva rimosso il pensiero della notte appena trascorsa, non gli importava, era concentrato solo su di lei.

Era come se Sira avesse il potere di farlo calmare, una cosa che Remus non seppe mai spiegare.

Ma, tutto a un tratto, si sentì un bussare alla porta in modo precoce.
Remus scattò in piedi e prese di fretta un pantalone e una camicia  indossandoli di fretta e furia.

Il bussare se fece più forte e Remus convenne di lasciare la bambina nella stanza mentre egli andava ad aprire con passo lento e tremolante con la bacchetta tra le mani.

Il mannaro si avvicinò alla porta d'ingresso e strinse il pomello con la sua mano sinistra e con la destra puntò la bacchetta verso la porta, che aprì sedutastante.

Malocchio Moody lo guardava con serietà sul ciglio della porta, stringendo il suo bastone posto al suo fianco e con l'occhio magico che guizzava in tutte le direzioni.

"Vuoi farmi entrare o preferisci schiantarmi qui sul portico, Lupin?" Chiese annoiato.

Remus abbassò la bacchetta ma non la ripose, la tenne stretta nella sua mano destra e guardava Moody in malo modo.
"Che cosa ci fai qui?" Chiese diretto.

Malocchio, non rispose, lo scostò entrando nella casa e Lupin fu costretto a seguirlo nel salotto.
"Hey! Non mi hai risposto!" Esclamò accigliato mentre Moody osservava la casa.

"Sono qui per ordine di Silente" disse semplicemente, ma Remus sembrava non capire.
"Perché ti ha fatto venire?"

Moddy lo osservò con cautela e poi schioccò le labbra e parlò "per la bambina, Lupin" disse " non puoi tenerla".

Remus, a quelle parole, fu come schiacciato sotto ad un treno.
Si sentì mancare l'aria nei polmoni, non voleva credere a quello che aveva appena sentito, non poteva.

"C-come?"

"Hai sentito, al ministero è salito come primo ministro Cornelius Caramel e appena saprà che un lupo mannaro come te ha con sé una bambina te la confischeranno in quattro e quattr'otto.
Silente mi ha chiesto di evitare che tutto ciò avvenga".

Remus ascoltò in silenzio, non poteva crederecalle sue orecchie, era lui il suo tutore! Era lui che doveva prendersi cura di Sira, aveva fatto un promessa!

"Non potete, io sono il suo tutore sono io che devo prendermi cura di lei!" Esclamò infuriato.

Moody non si sbilanciò e disse "se non fossi un lupo mannaro sarebbe così, ma ahimé le cose sono molto complicate.
Silente vuole che la bambina sia posta in un luogo sicuro.
Se fosse per il Ministro l'affiderebbe ai suoi parenti più prossimi, i Malfoy, ma sia io che lui concordiamo che non sia una scelta saggia, sappiamo tutti che sua madre non vorrebbe questo.
Per cui, alla fine, mi sono offerto di tenerla io".

Remus rimase sbalordito e si lasciò cadere sul divano e si mise le mani in faccia.
"Marlene, mi ha chiesto di prendermi cura di Sira, gliel'ho promesso" sussurrò con tristezza.
"E lo farai" gli disse Moody, e questo basto a far alzare lo sguardo del mannaro verso l'auror.
"Non capisco".

Moody lo guardò intensamente e il suo occhio magico si fermò guardando le iridi dell'uomo.
"La custodia della bambina sarà affidata a me e tu, Lupin, potrai vederla quando vuoi.
L'importante è che non viva con te, ma per il resto puoi fare quello che hai promesso.
In parole povere dovrò sopportarti in casa mia, io non sono bravo con i bambini.
Quello che svolgeresti sarebbe una visita di cortesia, finché le acque non si saranno placate del tutto tu verrai poche volte a settimana e, man mano, potrai vederla tutti i giorni".

Per Remus ci vollero più di dieci minuti per capire quella decisione al quanto assurda e patetica, ma se il ministero avrebbe tolto la sua custodia per darla ai Malfoy allora valeva la pena accettare il piano di Moody e allevarla da lontano.
Sarebbe stato più difficile ma almeno la bambina l'avrebbe vista crescere e l'avrebbe protetta da tutti i pericoli e primo di tutti, si disse, se stesso.

Buona sera gente, lo so fa un po' cagare ma questo capitolo ci serve molto.
Giusto per farcvi capire meglio l'andazzo della storia, ma non temete ci saranno molti colpi di scena promesso.
Ora vi mando la buonanotte ciaoooo😘😘😘

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