La foresta di Sherwood

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Voce narrante.
Un mattino uggioso vi era nei pressi della foresta di Sherwood.
Il vento soffiava tra le chiome degli alberi innevati e maestosi sussurrando leggermente tra di loro, portando storie e racconti che molti non odono.

Ai piedi della foresta vi era Harry Potter in compagnia di altri sei persone tra cui una donna.
Tutti erano vestiti con le proprie uniforme da Auror.
Alcuni sedevano su delle rocce, in attesa, altri erano in piedi con sguardo serio verso l'orizzonte, con i piedi affondati nella neve fresca.

Mentre Harry guardava un punto fisso, dando le spalle alla foresta.
E lì in lontananza si udì un pop di smaterializzazione, facendo così apparire i due Black che cominciarono a camminare con passo elegante verso il gruppo.

Sira camminava con passo deciso e con un'espressione dura in viso, e ad ogni passo la sua giacca oscillava con delicatezza al contatto con il vento.

Mentre non si poteva dire lo stesso di Sirius, che camminava con sguardo cupo e con il vento a scompigliargli i capelli.
Era molto teso, non voleva essere lì.
Non gli importava che era un Auror.
Non gli importava che era un suo dovere catturare dei latitanti.
Egli voleva solo prendere il polso di sua figlia e andarsene il più lontano possibile da quel luogo.

Più di una volta fu tentato di afferrare la giovane, ci aveva pensato e ripensato, ma fu tutto inutile non lo fece.
E quando arrivarono dinanzi al bosco un groppo in gola gli salì, e guardò la giovane al suo fianco con sguardo preoccupato.

Cercava di non dare a vedere la sua ansia, ma un rivolo di sudore gli colò lungo la fronte, nonostante fuori si gelasse dal freddo pungente.

Senza che se ne accorgesse, Harry entrò nel loro campo visivo con un'espressione serena e un sorrisino sulle labbra sottili.

Il giovane capo degli Auror si fermò dinanzi alla figura di Sira dove la salutò con una stretta di mano, gesto formale agli occhi di Sirius, ma non fece domande, dopotutto il loro era un rapporto solo di conoscenza al momento.

"Sono contento che entrambi siate qui" disse Harry "credevo che ci avreste ripensato" aggiunse inarcando le sopracciglia.

Sirius voleva tanto ribattere a quelle parole ma tutto quello che fece fu buttare aria dalle narici.

"Harry, tu mi hai chiesto aiuto e sarò lieta di farlo, ora illustrami i dettagli della missione" disse Sira in tono autoritario e fermo non degnando neanche di uno sguardo al padre.

"Ma certo! Vieni ti presento la squadra" e detto questo Harry condusse la ragazza davanti al gruppo, che si erano messi in riga.

"Auror, vi presento colei che sarà a capo della missione al mio fianco, Sira".

La giovane fece un passo avanti stando difronte alla scorta, come se fossero delle reclute e lei l'insegnante.

Gli Auror la salutarono con discrezione dandole il benvenuto nei ranghi della missione, ma uno di loro fece un passo avanti con aria altezzosa avvicinandosi alla giovane Black squadrandola da cima a fondo.

Era un uomo alto con capelli scuri, dritti come spaghetti che gli incorniciava i lineamenti del viso affilati, con un velo di barba a coprirlo.
Aveva la carnagione molto chiara, e la divisa faceva risalire il suo fisico magro e tonico.

Si guardarono per un'istante mentre l'auror si morse il labbro inferiore in modo malizioso e fece un piccolo fischio impertinente.
"Ma che bel zuccherino che abbiamo qui, siamo sicuri che è lei che dovrà guidarci in questa missione? Mi sembra fin troppo graziosa" disse scoccando a Sira un'occhiata ammiccante e per niente rassicurante.
Ma Sira non si fece intimorire e gli riservò un sorriso furbo, che l'uomo colse come un segno di conquista, ma Sira aveva tutt'altri piani.

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