La tempesta di sentimenti

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Voce narrante.
Freddo fino alle ossa, era questo che Sira avvertiva, incapace di provare calore.
Tremava dalla testa ai piedi, battendo i denti freneticamente, odendo il nulla.
Tutto ciò che vedeva nella sua mente era l'immagine di suo padre che, ogni tanto, si sfocava come se egli si stesse allontanando.

Ma poi l'immagine svanì facendo spazio al buio.
Tutto a un tratto, Sira non sentì più il freddo, ma un lieve tepore a riscaldarla.
E si udí un leggero scoppiettare che ella riconobbe essere di un focolare.

Emise un piccolo mugugno soffocato dal vento, che soffiava prepotente al di fuori dell'antro.
La piccola Black strinse gli occhi leggermente prima di aprire lentamente le palpebre, ma quando lo fece si sentì spaesata e intorpidita.
Fissò la roccia che vi era sopra di sé che fungeva da tetto, illuminata da delle ombre arancioni che danzavano lente.
Sira girò lentamente il capo alla sua destra dove notò il fuoco che volteggiava in un cerchio di pietre bruciando della legna, scoppiettando leggermente.
La piccola Black si guardò intorno, notando il suo enorme borsone posato nel fondo della grotta.
Fu solo in quel momento che si domandò dove si trovasse; respirò profondamente e si levò a sedere con estrema lentezza.
Il suo corpo le sembró pesante come un blocco di cemento, era una fatica anche solo alzare un braccio.

Cominció a tremare dal freddo, talmente tanto che i suoi denti battevano.
Puntò lo sguardo verso il fuoco e cercò di strisciare verso di esso.
Non aveva la forza di muovere le gambe erano immobili e pesanti, come se fossero paralizzate.

Si fece coraggio e si avvicinò alle fiamme. Quei pochi metri che la separavano sembravano kilometri, ma ci badó ben poco.
Doveva scaldarsi.

Non appena ella fu vicino ad esso si lasciò andare sulle braccia poggiando la faccia al suolo.
Avvertendo quel poco di calore solo con la punta delle dita delle mani.

Cercó di mettersi in una posizione fetale, ma le fu impossibile muoversi ulteriormente.
"Maledizione!" Sussurrò leggermente.

Si sentì impotente, una sensazione scomoda per lei e, soprattutto, non più estranea.
Ma non volle arrendersi, aveva una missione da portare a termine.
Si sarebbe rimessa in piedi e avrebbe trovato suo padre.

"Io...devo...alzarmi" disse e strinse i pugni.
Fece un lungo respiro e pose i palmi al suolo e, lentamente si levò con le braccia.
Ma le Sue gambe non osavano obbedire ai suoi comandi.
"Forza..."

"Non sforzare il tuo corpo" disse, tutto ad un tratto, una voce rauca e profonda.

Sira saettó la testa verso il punto dove l'aveva udita, ovvero infondo alla caverna buia.
Non vide nessuno, ma ovviamente era scontato che colui che aveva parlato era nascosto nell'oscurità.
"Chi diavolo sei?"Domandò diretta.La voce si liberò in una lieve risata "sta tranquilla, non voglio mica farti del male, anzi è l'ultima cosa che farei". Detto questo, dall'oscurità emerse una figura incappucciata illuminata dalla poca luce che il fuoco emanava.
Sira deglutì ma non per questo cambiò la sua espressione cinica anzi, semmai, diventò ancor più penetrante.

Sira si prese poco tempo per studiarlo: era un uomo, questo era un fatto, ma il cappuccio non faceva mostrare segni di riconoscenza, eppure qualcosa in lui le faceva pensare di conoscerlo già.
Anche il suo tono di voce era familiare ma si disse che forse era la sua immaginazione a giocare brutti scherzi.
Non poteva essere lui, era caduto da un precipizio! Impossibile che sia sopravvissuto.

Il suo sguardo si incupì e lo chinò verso il basso.
"Che stupida" sussurrò, mentre riuscì a mettersi seduta e guardò il soffitto con aria afflitta.
"Perché ti insulti?" Chiese l'uomo avvicinandosi guardandola dall'alto, ma ella non rispose allo sguardo, anzi sospirò e rispose. "Per un'attimo, per un solo istante, ho pensato che fossi una persona che ho perso qualche giorno fa.
In verità non so neanche quanto tempo sia passato"disse posando lo sguardo altrove.

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