Marcia

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Voce narrante.
L'indomani venne più gelido del solito.
Sirius Black si era destato dal suo sonno all'alba.
Ma era come se non avesse dormito affatto, i suoi capelli erano disordinati  e il suo occhio era più scuro della sera precedente.

Egli si alzò e puntò lo sguardo verso il sacco a pelo ai piedi del letto.
Harry non c'era, e il giaciglio era ordinato come se il ragazzo non avesse dormito affatto.

L'uomo mise i piedi per terra, accorgendosi solo in quel momento che aveva addosso i vestiti della sera precedente.
Si alzò, noncurante del suo aspetto, e si avviò verso l'atrio della tenda, ma del suo figlioccio non vi era nessuna traccia.
Decise, dunque, di sedersi e attenderlo dinanzi a un buon tè rilassante.

Sirius si recò nel piccolo cucinino e cominciò a versare l'acqua nel pentolino attendendo che bollisse, ma gli fu talmente difficile concentrarsi su quello che stava facendo, poiché gli ritornarono in mente le scene della sera precedente, all'espressione delusa e colma di rabbia di sua figlia.

Si sentì un vero mostro, una sensazione che gli faceva ribrezzo.

Ci aveva provato ad essere un buon padre.
Si disse che quel ruolo non era adatto a lui, ma non poteva certo sottrarsi, per quanto quella salita fosse ripida Sirius era intenzionato a percorrerla.
Ma al momento era in una situazione di stallo, e non sapeva come continuare.

Andare a parlarle era escluso, l'avrebbe cacciato.

Forse era meglio terminare la missione per poi decidere il da farsi, e al sol pensiero egli sospirò pesantemente.

Spense il fuoco e versò l'acqua, ormai bollente, nella tazza con tanto di filtro.
Ritornò nell'atrio e sedette al tavolo cominciando a sorseggiare la bevanda, guardando un punto imprecisato della tenda.

"Sirius?" La voce di Harry lo fece destare dal suo stato catatonico, e si girò a guardarlo.
Il ragazzo aveva le vesti coperte di neve dalla vita in giù, i capelli erano scompigliati e il suo viso pullulava di stanchezza.
Ma Sirius non osò parlargli, nemmeno un suono uscita dalle sue labbra.

Il ragazzo sospirò pesantemente e sedette difronte all'uomo che aveva lo sguardo fisso sulla tazza.
"Senti...so che non vuoi parlarne, però io penso che questa situazione tu la puoi ancora aggiustare".

Sirius alzò di poco la testa inchiodando il suo sguardo accigliato, a quello del figlioccio.
"Non c'è più niente da sistemare, Harry, l'unica cosa che posso fare è attendere che le acque si plachino.
Che lei ritorni un pochino lucida".

"Cioè in pratica non vuoi fare nulla?" Chiese diretto "esatto, al momento voglio finire al più presto la missione e andarmene" disse austero finendo il suo tè.

Harry si grattò la nuca precocemente "d'accordo, fai come vuoi, io non voglio forzarti, ma credo che dovresti starle accanto".

"Mi caccierebbe solo via".

"Non puoi saperlo" a queste parole Sirius fece una risata priva di emozione e ribadí"tu non la conosci come la conosco io".
Il ragazzo chinò la testa, era vero non la conosceva benissimo, però era anche vero che voleva farli riconciliare.
Ma al momento doveva occuparsi di un'altra faccenda, ovvero Davis, ci aveva pensato per tutta la notte.
Non poteva passare su ciò che aveva fatto, stava mettendo zizzania nella sua famiglia, e nessuno poteva osare farlo.
Nessuno.

"Ok, allora ho fatto bene a mandare via Davis" disse con un sorrisetto.

Sirius lo guardò scettico, ad Harry intuendo la sua confusione riprese "beh è stato quello stronzo a dire a Sira di questa spinosa faccenda..."

"COSA!" Urlò Sirius a squarcia gola e si alzò di scatto "È STATO QUEL FIGLIO DI PUTTANA?!"

Harry a questo scatto d'ira da parte del padrino deglutì e non smise mai di guardarlo.
"Sirius, risiediti, per favore" ma l'uomo non lo ascoltò, anzi aspettò che riprendesse il discorso con la mascella serrata reprimendo l'impulso di scaraventare via la tazza.
"Sir, insomma chi poteva essere stato se non lui? Egli è l'unico che sa troppe cose su di voi, ha usato questa carta per farvi litigare ulteriormente!
Così ho convenuto di rispedirlo a Londra e di pregare Kingsley a togliergli l'incarico di Auror.
A sto giro mi ha rotto le scatole".

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