Come Fenice

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Sirius's pov.
Allora è così che si sente.
Non lo ammetterà mai, ma si sente smarrita.

So bene che non si fida di me, ed è atroce, ma lo comprendo.

Ma spero che capisca le mie vere intenzioni.

Non voglio farle del male, le ho già inflitto troppo dolore.

E quelle bende sono la prova di quanto lei sia fragile.
Era una rosa splendente quando l'ho conosciuta, era piena di spine, ma adesso è completamente appassita.

Non è stata curata come dovrebbe, non ha avuto l'amore che meritava, per colpa mia.

Anche se l'ho ritrovata, mi sento come se fosse lontana da me migliaia di lune eppure è qui difronte a me, che si protegge con una semplice coperta; cercando di nascondere il suo viso dal mio sguardo.

Ma io mi faccio più vicino cercando i suoi occhi ma senza successo.

Io sospiro, affranto, e impotente.

"Senti, Sira, so bene che questo è l'ultimo posto dove vorresti essere e altrettanto che io sia l'ultima persona che tu vuoi vedere, ma rifletti, d'accordo?

Decidi cosa vuoi fare, se vorrai andartene io non ti fermerò, ma sappi che ti terrò d'occhio da lontano.

Ho sbagliato, e voglio rimediare, se invece vorrai restare potremmo ricominciare da capo, solo io e te.

Ma è una tua decisione" detto questo mi alzo intenzionato ad andare via.
Ha bisogno di restare sola, di riflettere e anche io.

Devo escogitare qualcosa per iniziare a comunicare.
Devo distruggere quel muro che la circonda, non sarà un'impresa semplice, ma non intendo perdere questa sfida.

Dopotutto sono suo padre è mio compito starle accanto.

Spero solo che non mi cacci via nuovamente.

Ah...ma che dico.
Ora sono suo padre, ma fino a qualche giorno fa non ero nessuno neanche per me stesso.
E ora mi dico che sono suo padre?
Con quale criterio?
Con quale coraggio?

No, sono solo il mostro che l'ha abbandonata ancora prima che nascesse.
Questo posso essere.

Se sono o no suo padre, questo lo deciderà lei.

"Aspetta!"

La sua voce mi fa gelare sul posto con la mano tesa verso il pomello della porta.

Lentamente giro la testa verso di lei.
È seduta in modo composto sul divano, mentre la coperta le lascia scoperta metà del busto e i suoi piedi accarezzano lievemente il pavimento.

"Vorrei fare una doccia" dice poco più di un sussurro e con lo sguardo assente, non mi guarda, osserva il pavimento come se avesse paura anche di guardarmi.

Mi riavvicino a lei sovrastandola con la mia altezza, ma ella non accenna ad alzare gli occhi, ma io faccio un piccolo sorriso.
Bhe almeno mi ha parlato.

"Certo, vieni, ti accompagno di sopra" dico offrendole la mia mano, ma lei non sembra intenzionata ad afferrarla.

"Posso camminare con le mie gambe" dice in modo acido e si alza, cerca di superarmi, ma barcolla e la coperta le cade dalle spalle.

Le tremano le gambe e faccio in tempo a prenderla prima che cada.

Le circondo la vita con il braccio sinistro e con il destro le circondo le spalle.

"Non credo proprio".

Sira fa un verso di disapprovazione ma non oppone resistenza quando porto il suo braccio intorno al mio collo.

Lascia che ti salvi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora