BANG

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Voce narrante.
La vita può diventare bastarda in ogni momento, arriva subito al dunque senza lasciarti respirare.
Per Sira era stato così.
A dieci anni si era ritrovata catapultata in una verità che le era stata descritta diversamente.

Quando era piccola Remus le aveva raccontato del suo papà, e che le voleva tanto bene.
Che giocava sempre con lei, prima di essere rinchiuso in prigione.

Ma poi tutto cambiò, a dieci anni aveva scoperto che il suo padre non sapeva nemmeno della sua esistenza, che voleva che sua madre abortisse.

Che l'aveva abbandonata.

E da lì, qualcosa dentro di lei si era spezzato.
Aveva cominciato a combattere per essere più forte, cercando di nascondere le sue emozioni.

L'unica che trapelava era il suo odio verso quell'uomo che, a quattordici anni, era stata costretta a sorvegliare.

Lì, in quel lasso di tempo, in lei era cambiato qualcosa, era come se il suo cuore avesse ricominciato a battere, ma lo aveva represso con tutte le forze, e continuava a reprimerlo, tracciando i suoi polsi e il corpo con una piccola lama.

Si era tagliata ancora di più i capelli, facendoli talmente corti da far lasciare il collo scoperto.
Era mezza nuda, con indosso solo un pantalone rattoppato e il reggiseno, ora macchiati di sangue che sgorgava dalle sue ferite e che macchiava il pavimento del bagno, illuminato solo da una luce fioca che proveniva dalla città.
Ma la casa era tutta buia.

Aveva le mani appoggiate al lavandino e con una stringeva ancora la lama, respirando affannosamente.

Si sentiva schiacciata mentre portava l'arma sul polso sinistro, versò una lacrima e sussurrò "ora...potrò...finalmente...avere pace" e così dicendo tranciò la vena e un urlo agghiacciante echeggiò in quel piccolo appartamento.
Ma non passò molto tempo che Sira rise. Sorrideva raggiante mentre tranciò l'altra vena.

Si sentiva sollevata e rise ancora di più, come se il suo peso si fosse alleggerito.

Ma nonostante tutto non crollò in ginocchio, anzi, come se niente fosse, ella uscì dal bagno andando in salotto guardando fuori dalla finestra, portando la mano sul vetro, appannandolo con il suo respiro.

Guardò la strada.

Non vi era nessuno in quella notte funesta, neanche un'anima, ma non le importava.

A nessuno importava di lei, nessuno l'avrebbe salvata.
E non voleva.

Alzò il capo osservando la luna piena che illuminava il cielo con poche stelle che spiccavano, dandole degli spiragli diretti a lei.
"Mi dispiace, Remus" sussurrò per poi chinare nuovamente lo sguardo verso la strada.
"Quando il sole sorgerà, la mia vita sarà solo il ricordo di un tramonto passato"

Così dicendo poggiò la fronte sul vetro, aspettando la morte.

In quei minuti ripensò a tutta la sua vita.
Vide Remus che le insegnava a leggere, Malocchio che le aveva insegnato a combattere, rivide Tonks che le aveva insegnato la gentilezza.

Sira sentiva di aver deluso tutti loro.

Che lei era una delusione, un errore, una macchia che doveva essere cancellata.

E ora lei stessa stava provvedendo a ciò.

Ella aprì gli occhi e sospirò, riguardando la strada.
E lì, Sira, vide una figura che puntava lo sguardo dritto verso di lei.

Ella aguzzò la vista e lo vide nitidamente, sussultò e sbarrò gli occhi.
"No" sussurrò.

Sirius Black era dinanzi al palazzo e guardava la finestra con le labbra socchiuse, mentre osservava la figura di Sira alla finestra.

Non potè non notare le sue ferite sanguinant, e perse un battito.
"Che cosa hai fatto?" Sussurrò per poi vederla fare un passo indietro e scomparire nel buio.

Sirius non ci pensò due volte e corse all'interno del palazzo, imboccando le scale precipitandosi al primo piano, dinanzi ad una porta.
Senza pensare prese la bacchetta e pronunciò "Alohomora".

La porta scattò, e questa cigolò fino ad aprirsi completamente.

L'uomo entrò lentamente chiudendosi la porta alle spalle, brancolando nella poca visibilità che l'appartamento offriva, facendo attenzione a dove metteva i piedi.
Deglutì, ma imboccò il piccolo salone, lo squadrò di poco notando che era tutto sottosopra.
Alcuni libri erano sul pavimento e dei vestiti erano stati fatti a pezzi.
Egli ingoiò la saliva non appena vide la finestra ma non c'era nessuno dinanzi ad essa..

Strinse la bacchetta e cercò di avvicinarsi alla finestra, ma non ebbe nemmeno il tempo di farlo che sentì un rumore metallico provenire dal fondo della stanza.
Sirius girò la testa lentamente, e la vide.

Vide Sira a pochi metri che li separavano, con la pistola puntata verso di lui: le braccia che sanguinavano ancora di più, come i tagli che aveva sul corpo.

Ella aveva i capelli davanti alla faccia, unti e sporchi con dietro degli occhi stanchi ma pur sempre accigliati, mentre le labbra erano serrate e spaccate.

"Sira" disse Sirius in un sussurro quasi inudible.

Sira non si sminuì, lo teneva sotto tiro.
"Riponi la bacchetta e vattene" Disse fredda e cinica.

L'uomo non si fece intimorire dalle sue parole, ma acconsentì a mettere via la bacchetta, ma non si mosse.

"No, non me ne vado" disse e cercò di avvicinarsi a lei, ma Sira, in risposta, caricò un proiettile in canna.
"Credi che stia scherzando?" Chiese adirata.

"Gettala, Sira, non oseresti" ribatté Sirius con tutta calma, una calma che alla ragazza non piacque, anzi la fece rabbrividire.

"E tu che ne sai? Che ne sai di quello che posso fare o non posso? Di quello che ho fatto?
Tu non sai niente" sputò con tutta la collera che vi era nella sua voce.

Ma ancora una volta Sirius non si sminuì "io ti conosco" disse solamente.

"Tu mi conosci? Ma quante stronzate dici. No, io conosco te" disse e il suo polso cominciò a tremare e con egli la pistola.
Sirius notò questo particolare ma sapeva bene che ella non lo avrebbe fatto avvicinare, ma allo stesso tempo era conscio che il suo corpo stava cedendo per via delle ferite.
Doveva intervenire.

"Tu sei lo stronzo che si è scopato mia madre per poi non prendersi la responsabilità!" Esclamò furente.

Sirius sgranò gli occhi a quella frase "no, non è vero!" Esclamò a sua volta.

"Ah no? E dimmi come siamo arrivati a questo, eh? Perché sei qui?"

Sirius chinò lo sguardo e strinse i pugni.
"Davvero me lo chiedi?" Chiese l'uomo, ma Sira non osò parlare preferì ascoltarlo.

"Sono qui per riportarti a casa" disse e alzò nuovamente sguardo inchiodandolo a quello della ragazza, cominciando una lotta cruenta tra i due.
Ma Sira si morse il labbro inferiore e ribadì secca "non ho una casa a cui devo tornare, io non ho niente.
E tra poco neanche la vita.
Hai ragione, non sei tu quello a cui devo sparare" e così dicendo ella si puntò l'arma alla tempia.

"Sira, non farlo, ti prego".

"E perché non dovrei? Finalmente entrambi avremo ciò che vogliamo.
Io la pace, tu ti sbarazzerai di un errore che non doveva esistere in questa vita.

Non ha senso vivere su questa terra se non hai uno scopo.
Non ha senso vivere se non hai niente per cui farlo o per chi.
Tu mi hai condannato a questo, ma finalmente potrò riposare" disse con un sorriso che di felice non aveva niente.

Sira poggiò l'indice sul grilletto e lentamente cominciò a premerlo.

"NO!"

BANG!

BUONASERA a tutti, lo so, sono una grandissima bastarda a interromperlo qui, ma poi va a finire che rovino tutto eh.
No in realtà godo nel vedervi sclerare.
Detto questo noi ci vediamo presto.
Buonanotte

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