Un canto malinconico

474 20 21
                                    

Voce narrante.

"Devi promettermi che ti ricongiungerai a lei, qualunque cosa accada".

Parole, solo parole. Niente di più niente di meno.
Parole che Sirius Black non aveva dato alcun valore.

Una promessa che non aveva mantenuto.
Ci aveva provato, per cinque anni l'aveva cercata e non ci era mai riuscito.

E tutti i giorni sentiva quelle parole, uscite dalla bocca di Remus Lupin, nella sua testa.

Le sentiva in ogni istante del giorno e della notte.

E anche lì, nelle mura di Grimmould Place, quelle parole echeggiavano come un'eco che rimbalzava sulle pareti per tornare da lui.

Dopo la guerra, Sirius era ritornato in quella casa, era solo; non vi era nessuno, nemmeno Kreacher.

Egli lo aveva spedito a lavorare nelle cucine di Hogwarts.
Si era tolto l'ultimo legame che gli ricordava la sua famiglia.

Aveva cambiato ogni cosa in quel luogo, aveva ritinto le pareti con dei colori tendenti al bordeaux e allo stile inglese.

Aveva buttato tutti i libri di magia nera dalla biblioteca di casa, aveva ripulito tutto dal ciarpame dei suoi genitori.
Le uniche stanze che non osò toccare, furono quella di Sira, chiusa a chiave ormai da anni, e quella con l'arazzo dove vi era figurato l'albero genealogico della famiglia Black.

E dopo aver fatto ciò, si sentì più leggero, ma fu una sensazione che durò solo pochi secondi.
Poiché si rese conto che non aveva più nessuno con cui parlare.

La guerra lo aveva segnato, e lo si poteva notare dal suo viso cupo e spento e non più spensierato come un tempo.

Certo Harry veniva a trovarlo molto spesso, ma anche lui aveva spiccato il volo come capo degli Auror, dove anche lui faceva parte.

Dopo la guerra si era ripreso il posto che gli spettava dopo aver finito la scuola e che non aveva occupato per via degli anni che aveva perso ad Azkaban.

Credeva che, una volta divenuto un
Auror, avrebbe trovato Sira molto più facilmente, ma così non era stato.

Solo nel settembre del 1999 egli aveva trovato una pista, che lo aveva condotto in una casa famiglia nel Westminster , dove una donna paffuta, con gli occhi color nocciola e vestita di tutto punto; gli aveva rivelato che ella era andata via un mese dopo aver compiuto la maggiore età e che era stata lì per quattro anni.

Sirius chiese ogni informazione sul suo conto, ma gli fu negata, non disse chi era realmente alla donna poiché la ragazza aveva detto a lei che i suoi genitori erano morti.

Sirius si rese conto di aver fatto un buco nell'acqua e ci ripensava seduto a capotavola, in un pomeriggio freddo di dicembre del 2000, nella sua dimora con il solo rumore del fuoco che scoppiettava nel camino alle sue spalle e che illuminava di poco il suo viso, chino su una tazza di tè ormai diventata fredda.

Era stanco e con un vuoto che colmava il suo petto.

Una sensazione non più estranea ormai. Sirius si odiava. Odiava il suo essere.
Odiava aver fatto una sciocchezza. Odiava non aver mantenuto la promessa fatta a Remus poco prima di morire.

Odiava la sua vita.

Aveva provato in tutti i modi a cambiare i suoi errori, a imparare da essi, ma non aveva mai avuto l'occasione di poterlo fare.

Anche se ora era libero, si sentiva imprigionato in una lunga e triste agonia.

Neanche con Harry parlava dei suoi mali, con lui parlava di tutto ma mai di ciò che gli affliggeva.
Ed ora che si avvicinava il periodo natalizio si sentiva a pezzi.

Lascia che ti salvi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora