Al Cimitero

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Sira's pov.
Non è possibile.

Non può avermi trovato!

Ho fatto di tutto per far sì che non mi trovasse, che nessuno mi trovasse.

Corro il più veloce che posso imboccando le vie della seconda zona di Hammersmith.
Giro la testa alle mie spalle in modo da vedere se mi sta seguendo e fortunatamente non è così.

Spero soltanto che pensi che abbia sbagliato persona, ma ho poche probabilità che si convinca di ciò.

Giro verso un piccolo vico, ritrovandomi davanti ad un palazzo malconcio, ovvero il posto dove vivo.

Di fretta e furia entro nella struttura, la solita luce giallastra che si accende e si spegne, invade la rampa di scale.
Senza guardarmi indietro salgo al secondo piano, si sentono solo i miei passi, bhe non mi sorprende non ci vive quasi nessuno qui.

Arrivo finalmente alla mia porta, e porto la mano che ho libera nella tasca, prendendo le piccole chiavi.

Lentamente apro la porta ed entro nel mio piccolo appartamento tutto buio.
Non è un granché ma almeno sto all'asciutto.

Vi è un piccolo salottino con un divano, una libreria, e un televisore.
Alle spalle del divano vi sono il bagno e camera da letto.

Questo posto non ha una cucina, ma ho un fornello a corrente e un frigo.
Bhe meglio di niente.

Chiudo la porta alle mie spalle, poggio l'amplificatore per terra insieme alla custodia con la chitarra.

E anche questo giorno è volato, e non ho nemmeno raggiunto tutta la quota per pagare l'affitto.
Se farò di nuovo ritardo, sarò fottuta.

Ma al momento non voglio pensarci, devo solo lavorare un'altro giorno, pago questo benedetto affitto e poi mi troverò un lavoro come si deve.

Ma adesso la mia preoccupazione è un'altra.
Lui.

Il mio tormento.

È tornato.

Non dovrei preoccuparmi, tanto se ne sbatte di me, ma perché sono scappata così quando mi ha guardata?

Potevo benissimamente ignorarlo, ma non l'ho fatto, sono scappata come una bambina che ha visto il mostro sotto al letto.

"Cazzo!" Esclamo a gran voce e comincio a spogliarmi dirigendomi verso il bagno.
Lasciando i miei vestiti da qualche parte sul pavimento noncurante.

Mi piazzo davanti allo specchio, accendendo la luce, e sospiro guardando il mio riflesso.

Faccio veramente schifo.

Il mio corpo fa schifo, pieno di tagli e lividi.
Il mio viso è emaciato con delle occhiaie profonde come un cadavere.
I miei capelli hanno visto giorni migliori, ora mi sembrano un cespuglio ribelle e per niente ragionevole a voler sistemarsi.

Apro il mobiletto che è al mio fianco e prendo dei flaconcini.
Sospiro amaramente mentre leggo l'etichetta di uno dei flaconi.

"Antidepressivi".

L'unica cosa che mi hanno fatto andare avanti in questo ultimo anno insieme ai sonniferi.

È da cinque anni che soffro di insonnia, e mi sono procurata questi due medicinali per pura sopravvivenza.
E per procurati intendo rubati, ho dovuto, per forza.

Ho perso il conto su quante volte avevo deciso di farla finita, addirittura mi sono procurata un'arma babbana detta pistola, ma l'ho rimasta chiusa in un cassetto di un mobile, posto vicino al divano.

Lascia che ti salvi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora