Capitolo 2

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This is the end

Hold your breath and count to ten

Feel the Earth move and then

Hear my heart burst again

Adele, "Skyfall"


ANNO 2020

29 febbraio, sabato

Nordeno


Il cuore le batteva nel petto come un tamburo.

L'aria nella stanza d'albergo si era fatta soffocante, pesante come il senso di colpa che si trascinava dietro da quando era arrivata lì. Doveva andarsene al più presto oppure, Tea ne era certa, avrebbe finito col sentirsi male.

Si alzò dal letto e posò il piede scalzo sul parquet. L'intera camera era rivestita in legno chiaro e le lenzuola profumavano di pulito. L'avrebbe definita un rifugio confortevole e accogliente... se non si fosse trovata in quella situazione disgraziata.

Un ricordo improvviso la investì causandole una fitta al cuore. Attraversò la stanza in punta di piedi, silenziosa come un gatto, raccattando qua e là l'essenziale che le sarebbe servito una volta fuori. Sempre senza alcun rumore uscì di soppiatto e si richiuse la porta alle spalle lasciandosi sfuggire un lungo sospiro.

La sensazione di camminare su un campo minato la accompagnava ormai da tempo. Ogni suo gesto era teso, ogni passo poteva essere rovinoso, ogni sua scelta si stava rivelando, in un modo o nell'altro, sbagliata.

Ma doveva allontanarsi da lì. Aveva bisogno di stare sola con se stessa se voleva recuperare un minimo di equilibrio per non impazzire del tutto.

Scese le scale aggrappandosi al corrimano. La sua mente non era lucida; era convinta che l'aria fredda del pomeriggio le avrebbe restituito vigore.

Quando raggiunse il banco della reception, una giovane ragazza bionda che non aveva mai visto le sorrise. "Buongiorno signora, io sono Gloria. Come posso esserle utile?" le domandò.

Tea si morse le labbra, per un istante indecisa sul da farsi. Chiese un foglio, su cui scribacchiò un messaggio, lo lasciò alla ragazza, poi si informò sugli orari di apertura del negozio in fondo alla strada che noleggiava l'attrezzatura da sci.

"È fortunata, a quest'ora sono ancora aperti!" rispose la biondina. "Se ci va subito, credo anche che farà in tempo ad arrivare agli impianti di risalita. L'ultima funivia parte tra quaranta minuti, poi le corse saranno solo in discesa."

"Grazie, vado immediatamente allora..." rispose Tea con un filo di voce.

"Si sente bene signora?" chiese di nuovo Gloria, inclinando il viso. "Mi sembra un po' pallida."

"Ho solo bisogno di aria fresca" ribadì Tea, più a se stessa che alla receptionist, liquidandola con un rapido gesto di saluto e avviandosi verso l'uscita.

"Signora, signora, scusi!" la chiamò nuovamente la ragazzina, raggiungendola a grandi passi. "Le lascio il nostro biglietto da visita, sul retro c'è il numero da chiamare per la navetta. Si farà buio presto, non torni da sola."

"Grazie mille", disse ancora Tea, con un sorriso tirato, infilando il biglietto nella giacca imbottita.

Uscendo si tastò nuovamente le tasche. Nella fretta di togliersi da quell'impiccio, aveva lasciato quasi tutto in camera da letto. Aveva con sé solo un documento – sarebbe stato utile nel caso glielo avessero chiesto al noleggio – un po' di contanti, e il bigliettino da visita dell'hotel.

Meglio così. Aveva bisogno di isolarsi dal mondo.

Proseguì come un automa, pagando il noleggiatore e salendo sulla funivia.

Giunti in vetta, l'uomo che li fece scendere dalla cabina allertò gli sciatori in merito a qualcosa. Tea annuì senza ascoltare. Che problemi potevano mai esserci? Era una giornata serena, e anche se il sole stava per calarsi dietro le cime innevate, lasciando posto a una sera precoce, aveva calcolato di fare in tempo a completare la pista.

Agganciò gli sci agli scarponi, controllò che fossero stabili e partì.

Ma una volta lanciatasi lungo la discesa, col vento a sferzarle il viso, tutto sembrò diventare aleatorio.

Forse avrebbe dovuto ascoltare meglio quell'uomo lassù in cima, ricordare da cosa la aveva messa in guardia.

Forse avrebbe dovuto dare retta ai segnali del proprio corpo.

Forse sciare in quelle condizioni, senza riuscire a mettere a fuoco i propri movimenti, solo con l'obiettivo di liberarsi dal peso che le opprimeva il cuore, non era una così buona idea.

No, non lo era affatto.

Non lo vide, quel sasso sporgente, non capì nemmeno bene cosa stesse succedendo.

Sentì solo un dolore lancinante che le attraversò la testa da parte a parte. Vide, o le parve di vedere, il suo caschetto che rotolava via. E poi tutto fu buio.

Non c'è una nuvolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora