Capitolo 45

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'Cause you give me something

That makes me scared, alright

This could be nothing

But I'm willing to give it a try


James Morrison, "You give me something"


ANNO 2020

2 giugno, martedì

Città Grande


Finalmente Tea si decise ad affrontare quella grande incognita della sua storia, telefonando alla EviFin e chiedendo di parlare con Loris, il quale, pur estremamente sorpreso, accettò di incontrarla.

Rivederlo sarebbe stato un po' come camminare su un campo minato: da un momento all'altro Tea avrebbe potuto scoprire informazioni che le sarebbero esplose addosso come una bomba.

Per questo la ragazza scelse un luogo neutro per il loro incontro, e nel mezzo dell'euforia collettiva delle riaperture, i due attesero che fosse possibile incontrarsi in un caffè di Città Grande.

Tea avrebbe voluto raggiungere la città in treno, ma Ruby aveva insistito per accompagnarla con la propria auto. Persuaderla non era stato facile ma alla fine, come sempre, la razionalità della sorella maggiore aveva prevalso. Trovava giusto che Tea si imbarcasse in quell'ennesima avventura che forse la avrebbe aiutata a ricordare. Tuttavia, dopo l'ultimo recente controllo medico in ospedale, i dottori si erano raccomandati prudenza per il rischio che le capitassero di nuovo capogiri o svenimenti.

Sebbene Tea si fosse mostrata ferrea nel proprio proposito di presentarsi all'appuntamento, quando Ruby la lasciò davanti a quel bar lo fece con una gran pena nel cuore. Non riusciva ad accettare che la sorella si fosse lasciata incantare di nuovo dalle maniere suadenti e dal fascino di Loris. La scelta, però, non era sua. Era Tea che doveva compiere quel passo e affrontare la questione con il diretto interessato. Così Ruby ignorò il nodo che le stringeva la gola, fece inversione e guidò verso casa.

Tea nel frattempo se ne stava in piedi davanti all'ingresso del locale in preda al disagio più totale. Rimuginava su quel momento da tutto il giorno, figurandosi mille scenari diversi. Non sapendo bene chi si sarebbe trovata di fronte, non aveva idea nemmeno di come presentarsi. Un eccesso di cura ed eleganza l'avrebbe fatta sentire una sgualdrina, orgogliosa di incontrare il proprio amante. Ma non voleva nemmeno farsi ritrovare sciatta e sconvolta. Alla fine aveva optato per la versione più semplice di sé, in jeans e t-shirt, scarpe comode, capelli raccolti. Niente trucco, solo il suo fedele lucidalabbra, che peraltro aveva già abbandonato da un po' le sue labbra, appiccicandosi irrimediabilmente al tessuto della mascherina.

All'inizio le era sembrato ovvio affrontare la questione faccia a faccia. Solo che, adesso che era lì, non era più così sicura di sé come si era sentita prima di uscire di casa.

Il suo cuore martellava all'impazzata mentre varcava la soglia del bar, e non aveva la minima idea di cosa dire all'uomo che avrebbe trovato lì dentro.

Mentre nella sua mente turbinavano questi pensieri, i suoi passi l'avevano ormai condotta all'interno del locale, e subito dopo, su indicazione del barista, aveva raggiunto il giardino sul retro, affacciato sul lago, dove erano stati allestiti i tavoli all'aperto.

Riconobbe Loris all'istante. Era impossibile non notarlo, bello com'era. Il viso perfettamente rasato, la pelle liscia, le labbra rosse come ciliegie.

Seduto a uno dei tavoli, con fare distratto faceva scorrere il pollice sullo schermo del suo smartphone.

Non c'è una nuvolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora