Capitolo 27

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If everybody had an ocean across the U.S.A.,

Then everybody'd be surfin' like Californi-a.


Beach Boys, "Surfin' U.S.A."


CIÒ CHE È SCRITTO NEL DIARIO DI TEA


ANNO 2010

DICEMBRE

Città Grande


Il mattino seguente Daniel e Tea si alzarono di ottimo umore e, realizzando che la sera precedente, travolti dalla situazione, non avevano cenato, si precipitarono nella grande cucina di casa Dal Forte.

Saccheggiando frigorifero e dispensa recuperarono gli ingredienti per un'abbondante colazione, e Daniel insistette per dimostrare come gli anni trascorsi oltreoceano lo avessero reso 'il re dei pancakes'.

Tea rise e lo lasciò fare, trovandolo buffissimo: misurava gli ingredienti per l'impasto con aria così assorta da far sembrare quella semplice ricetta una missione interplanetaria.

Mentre apparecchiava la tavola, assorta nei suoi pensieri, sentì il bisogno di fargli una domanda. Quella domanda. L'istinto fu così forte che le parole le uscirono di bocca prima che il suo amor proprio riuscisse a frenarle.

"Hai avuto... molte ragazze, in questi anni, in California?" chiese tutto d'un fiato.

"Se ho avuto...? Sì... sono uscito... con alcune ragazze" confessò Daniel, smettendo di mescolare l'impasto per dedicare a quella risposta tutta la serietà che meritava. "Tre in tutto, nel corso di questi anni. Tutte molto diverse fra loro, e... tutte molto diverse da te." Guardò Tea, cercando tracce di risentimento per ciò che le aveva appena detto, ma lei sembrava serena. Daniel apprezzò quel suo atteggiamento e proseguì, riprendendo lentamente a lavorare ai suoi pancakes.

"Sam era molto bella. Maggie aveva un'intelligenza acuta. Jenny era un po' come le onde del Pacifico: travolgente. Ho cercato la loro compagnia sperando di lenire la tristezza che mi portavo dietro... Ma tu c'eri sempre. Eri una presenza invisibile che avevo costantemente accanto. Anche loro, ben presto, se ne sono accorte. E così, nessuna di quelle storie è mai decollata. Non ne ho sofferto, perché in fondo sono stato io ad allontanarle, sebbene inconsapevolmente. Non si può fingere di amare qualcuno quando l'amore ha già un volto ben preciso nella tua mente."

Tea buttò giù l'amaro di quella confessione insieme al caffè, con tutta la dignità di cui fu capace. Sarebbe stato un errore disperarsi per averlo immaginato insieme a un'altra, e altrettanto sbagliato sarebbe stato biasimarlo. Ora Daniel era lì con lei, e questo era tutto ciò che contava.

"E tu, Tea?" domandò Daniel con altrettanta trepidazione, senza alzare gli occhi dal piano cottura. "Per quanto il pensiero di te fra le braccia di un altro potrebbe uccidermi, devo chiedertelo: ti sei innamorata di qualcuno, mentre eravamo lontani?"

"Credevo di sì... ma mi sbagliavo" ammise Tea, posando la tazzina e girandosi verso Daniel. Rivolto verso i fornelli, lui continuava a darle le spalle. Forse non voleva guardarla negli occhi mentre ne parlava, ma in cuor suo lei sapeva bene quanto la sincerità fosse importante per lui.

Raccolse il coraggio necessario, e proseguì: "Loris non era una persona meritevole di fiducia. Volevo dimostrare a tutti i costi di essere andata avanti, ma ho finito col forzare una realtà che esisteva solo dentro alla mia testa. In quella storia ho cercato a lungo la potenza di un sentimento che non c'era. Sono stata cieca, o peggio, ho voluto esserlo. Per mesi ho accettato di vivere qualcosa che non era adatto a me. Ma poi ho compreso. A mie spese, ho imparato la lezione."

Non c'è una nuvolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora