Capitolo 28

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This corner of the Earth is like me in many ways

I can sit for hours here and watch the emerald feathers play


Jamiroquai, "Corner of the Earth"


CIÒ CHE È SCRITTO NEL DIARIO DI TEA


ANNO 2013

MARZO

Città Grande


Daniel era tornato.

Era stato un enorme, felice cambiamento, che aveva restituito significato alle sue giornate.

Ma a Tea restava ancora da risolvere una questione spinosa, che le impediva di stare bene con se stessa.

Erano passati più di due anni da quando aveva perso il proprio impiego, e nonostante i suoi sforzi non era più riuscita a trovare un lavoro con un contratto stabile. Viveva ancora a Panesecco, a casa con i propri genitori, e il desiderio di rendersi al più presto indipendente era forte tanto quanto la vergogna che provava ogni volta che falliva nei suoi tentativi.

I contratti di pochi mesi con cui era stata ingaggiata nel corso di quegli ultimi anni le avevano permesso di rimediare uno stipendio mediocre, con il quale aveva contribuito alle spese di casa. E nei lunghi periodi di vuoto aveva fatto di tutto per far fruttare il laboratorio, svolgendo piccoli lavori di restauro per parenti e conoscenti, ma senza mai riuscire a far decollare la propria attività.

Spesso lo sconforto bussava alla sua porta, ma lei non aveva intenzione di arrendersi. Non ora che Daniel era al suo fianco, non ora che lui le aveva proposto di cercare una casa tutta per loro.

Il ragazzo, come da copione, era entrato a far parte dell'azienda di famiglia ricoprendo una mansione di responsabilità. E questo faceva avvertire ancora di più, a Tea, l'urgenza di contribuire anche con delle entrate proprie alla costruzione del loro futuro insieme. Non voleva che lui la vedesse come un peso, e per di più temeva il giudizio dei suoi genitori ancora più di quanto ne fosse spaventata anni addietro.


*****


Quel giorno luminoso di inizio primavera si era svegliata ottimista.

'Questa è la volta buona', si era ripetuta per tutta la mattina. Era uscita di casa subito dopo pranzo, addosso un completo sobrio e il solito velo di lucidalabbra, canticchiando fra sé. La giornata era splendida, il cielo era azzurro come non mai, la temperatura era perfetta e il viaggio fino a Città Grande era stato piacevole.

Quando Tea aveva varcato le porte girevoli del grande palazzo di vetro, il via vai nell'atrio l'aveva riempita di ulteriore euforia e sensazioni positive.

Dopo il primo colloquio, quello con l'ufficio Risorse Umane, era stata richiamata quasi subito per un altro incontro più tecnico. Il manager con cui aveva appuntamento quel giorno l'aveva ricevuta in orario, altro buon segno, e lei gli aveva stretto la mano sfoggiando un sorriso smagliante.

Eppure, meno di un'ora più tardi, eccola che riconsegnava il badge alla receptionist e si rituffava a tutta velocità attraverso le porte girevoli ansiosa di lasciare quel luogo.

Una volta fuori, Tea si voltò un'ultima volta verso l'andirivieni di persone che entravano e uscivano dal palazzo. Dentro di lei, la delusione bruciava mescolandosi alla rabbia.

Non c'è una nuvolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora