Capitolo 32

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And if I could turn back the clock

I'd make sure the light defeated the dark

I'd spend every hour, of every day

Keeping you safe


Calum Scott, "You are the reason"


ANNO 2020

18 APRILE, SABATO

Panesecco


Tea passeggiava in cortile con l'aria trasognata, tracciando lo stesso infinito itinerario in cerchio, ancora e ancora, leggera come una piuma e in estasi come un'adolescente in balìa della prima cotta.

A tratti si fermava e osservava il cielo azzurro. Il suo colore preferito, il colore dell'infinito. Il colore degli occhi di quello che, ormai ne era certa, era il suo grande amore, nonché suo marito.

Dal momento in cui l'incidente sugli sci aveva stravolto la sua vita, aveva perso tanto tempo ad angustiarsi per nulla, e invece ora si sentiva così piena di emozione, così... fortunata.

Abbassò gli occhi sul vecchio cellulare che stringeva fra le mani.

Il dado era tratto, dunque: aveva convinto sua madre a passarle il numero di telefono di Daniel, e lui era stato messo al corrente del fatto che Tea l'avrebbe chiamato presto. O meglio: l'avrebbe chiamato non appena si fosse sentita pronta a farlo.

Perché Tea, in effetti, al pensiero di fare quella telefonata non stava più nella pelle, ma allo stesso tempo era paralizzata dalla paura.

Eppure, quale motivo ancora poteva esserci per esitare?

La sua famiglia e Daniel stesso, negli ultimi due mesi, le avevano lasciato tempo e spazio, senza farle alcuna pressione. Ma recuperare la memoria non si era rivelato così indispensabile, alla fine: il suo diario l'aveva comunque guidata passo dopo passo verso la verità. Non restava che riafferrare il filo spezzato della propria esistenza e chiedere a Daniel se fosse disposto, una volta terminato il lockdown, a riprenderla con sé e ad accompagnarla nel suo cammino di guarigione.

Quindi, basta! Il tempo delle paure era terminato. 

Tea premette il pulsante verde e fece partire la chiamata.

Neanche due squilli, e subito rispose una calda voce maschile.

"Sono Tea. Sei... Daniel?" domandò lei, di colpo incerta.

"Sì. Sono io, Tea. Che bello sentirti, finalmente... non sai che sollievo. Come... come stai?"

"Bene! Benissimo! Voglio dire, molto meglio... ora" rispose Tea, che aveva i palmi delle mani sudati e si stava rendendo conto di non riuscire a gestire l'euforia e il tono di voce. "È un buon momento per te? Cioè, hai da fare, o puoi restare qui, cioè, lì, intendo... al telefono! Possiamo... parlare un po'?"

"Sarà sempre un buon momento, per te."

"Oh. Bene. Allora, ecco..." Tea si schiarì la voce. "Dunque. Ehm. Io, okay. È che... uff. Il fatto è che vorrei dirti talmente tante cose... ma non so da dove cominciare, o come fare..." ammise infine, candidamente.

"Bene, vorrà dire che inizierò io, allora" rispose prontamente Daniel. "E per prima cosa, Tea, voglio chiederti scusa. Non mi perdonerò mai per... per non esserci stato, per essere stato lontano da te e lasciare che ti accadesse quel terribile incidente. Mi dà il tormento. Non sai cosa darei per poter tornare indietro nel tempo, cambiare le cose, esserti accanto ed impedire tutto questo. Ma non è possibile, perciò... tutto quello che posso fare è sperare nel tuo perdono. Ma capirò se... se non vorrai concedermelo."

Non c'è una nuvolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora