It's your right to laugh at me
And in turn, that's my opportunity
To feel brave
The Ark, "It takes a fool to remain sane"
CIÒ CHE È SCRITTO NEL DIARIO DI TEA
ANNO 2019
23 SETTEMBRE
Città Grande
Anche quel giorno aveva fatto tardi, e solo per accontentare un capriccio di Vittorio che le aveva chiesto di riscrivere quattro volte il verbale della riunione che si era svolta nel pomeriggio.
Rientrò a casa come una furia, stufa di sentirsi il burattino di quell'uomo gelido e della sua tirapiedi. Superò il portone a testa bassa e così piena di pensieri che senza accorgersene andò a sbattere contro la schiena del professor Severini, entrato un istante prima di lei, ritto in piedi a sfogliare le lettere appena ritirate dalla cassetta della posta.
"Oh. Mi scusi!"
"Umpf" grugnì soltanto lui.
"Arrivederci" chiuse lo scambio Tea, affrettandosi a pigiare il pulsante dell'ascensore. Ma rimase con l'indice sospeso a metà quando notò il cartello 'guasto' appeso sopra la pulsantiera.
"Non funziona!" gridò loro Tina, sporgendosi dal piccolo ufficio della portineria. Ho già chiamato il tecnico, verrà domani mattina! Buona serata signor Severini, buona serata signora Dal Forte!" cinguettò, tornando a ritirarsi nella sua stanzetta.
A Tea sfuggì uno sbuffo. Insomma, era proprio una giornata no. Ora le sarebbero toccati anche cinque piani di scale insieme a Mister Allegria.
Aveva sempre quell'espressione così sprezzante, e la bocca incurvata verso il basso, come se tutto gli desse fastidio. E non era certo un interlocutore prodigo di parole. Per tanti anni e fino a quel giorno non aveva mai trovato un solo motivo valido per impegnarsi in una conversazione con lui, pensava Tea salendo in silenzio i primi scalini col professore al suo fianco. Soprattutto dopo la figuraccia fatta quell'unica volta che ci aveva provato.
Eppure, la giovane quel giorno portava un peso così grande dentro di sé, ed era tale l'urgenza di liberarsene, che avrebbe chiesto di farle da confidente anche al carlino degli inquilini del terzo piano, se all'ingresso avesse incontrato lui.
Così, solo per liberarsi dall'angoscia, senza nessuna aspettativa di trovare sostegno, tra il primo e il secondo piano si lasciò sfuggire: "Posso chiederle una cosa, professore? Lei è un artista," buttò lì, senza attendere risposta, "lei ha fatto della sua passione il suo lavoro. Pensa che sia possibile dedicare la vita a un'arte? A qualcosa che si ama profondamente, pur correndo il rischio di girare a vuoto e di essere additati da tutti come dei falliti, o dei fannulloni?"
Raimondo la guardò di sbieco, indecifrabile come sempre.
"Qualunque essere con un minimo di sale in zucca prima o poi impara a mettere da parte i sogni e a vivere coi piedi per terra", sentenziò. "È così che si diventa persone rispettabili. Nessuno ha da ridire su chi si trova un lavoro comune, fa una vita mediocre e guadagna abbastanza da non pesare sulle spalle di nessuno. E d'altronde", proseguì con un filo di affanno, "a che pro... investire tempo ed energie in qualcosa di... incerto e per niente redditizio?"
"Già. Ha ragione lei", convenne Tea abbassando lo sguardo, ogni sua speranza di incoraggiamento definitivamente infranta.
"La maggior parte delle persone considera l'arte un passatempo" riprese però il professor Severini. "Quanti crede che si soffermino sul serio a pensare all'impegno, al bisogno di esprimere il proprio mondo interiore, alla... fatica del processo creativo, agli anni di studio che ci sono dietro a un pezzo ben eseguito? E, badi, non parlo solo della musica. Vale per qualsiasi... altra disciplina: la danza, la pittura, il canto, la recitazione, la scultura... vale anche per certi sport, per chi scrive libri o poesie, o per chi interpreta il personaggio di un film. Un breve applauso al termine di un'esibizione è spesso più il frutto dell'abitudine... che di un sincero... apprezzamento. Lei non è d'accordo?"
Erano giunti al terzo piano; il professore ansimava per lo sforzo, e Tea lo guardava di sotto in su, sempre più perplessa. L'uomo insisteva nel suo monologo e lei se ne chiedeva il motivo, dato che sembrava piuttosto a corto di fiato ed era costretto a prendersi una pausa ad ogni manciata di parole. Eppure c'era qualcosa nel suo discorso che la costrinse a prestargli attenzione fino in fondo.
"Poi ci sono... i casi in cui il talento viene riconosciuto, e celebrato, anche se spesso troppo tardi rispetto alla vita e alle... aspettative di un artista. E comunque, anche i grandi successi celebrati postumi spesso sono imposizioni culturali. Raramente ci viene insegnato a guardare oltre la superficie. Ma se ci affacciassimo... dietro al sipario, potremmo scoprire di cosa è fatta davvero una creazione: lacrime, sofferenza interiore, tempo prezioso, tentativi infiniti di giungere alla perfezione. È questo che ho sempre... cercato di insegnare ai miei allievi. Di non fermarsi alle... apparenze. Vale per l'arte, così come per la vita. In pochi apprezzano... il consiglio... pochissimi lo mettono in pratica. Io mi sono... battuto per ciò in cui credevo, e adesso che sono fuori dai giochi, mi merito di essere lasciato in pace, a riposare. Ma ho... parlato... troppo", rantolò Raimondo, aggrappandosi al corrimano e fermandosi a tossire prima di salire l'ultimo scalino del quinto piano, "e a lei... sicuramente... non interessa... tutto questo... divagare."
"No, no, anzi, mi scusi lei per averle fatto una domanda così sciocca. Ero presa dai miei problemi e l'ho coinvolta. Grazie per le sue parole. Mi scusi ancora, buona serata, la lascio riposare." concluse Tea, dandogli le spalle e avviandosi verso l'ingresso del proprio appartamento.
"E comunque", riprese l'uomo, "io penso... di sì."
Tea si voltò, fissandolo interrogativa, mentre lui maneggiava le chiavi della porta blindata e proseguiva il suo discorso, come sempre senza guardarla in faccia.
"Penso... che la risposta alla... sua domanda sia... sì." insistette lui, la voce ormai rauca. "Vale... sempre la pena di investire la propria vita in qualcosa che... che ci faccia sentire vivi... che ci faccia bruciare come... torce, invece di mettere a tacere i propri sensi e lasciarli... in letargo, buttando via il tempo... l'unico tempo che abbiamo. E ora... mi scusi, vado a... fumarmi una... sigaretta, per riprendere fiato. A... arrivederci."
La porta blindata si richiuse, inghiottendo dietro di sé il professore. Tea rimase lì, immobile, a riflettere sull'ironia della situazione, perché provava l'innegabile sensazione che in quel momento, dentro di lei, una porta invece di chiudersi si fosse appena aperta.
Quella sera rispolverò il proprio portatile, aprì una pagina vuota, e per la prima volta dopo un tempo infinito sentì di avere qualcosa da raccontare.
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Non c'è una nuvola
Romance✨ Wattys 2022 Winner ✨ Marzo 2020. Dopo un misterioso incidente sulle piste da sci, Teodora Guisan affronta la lunga convalescenza a casa dei genitori, in un piccolo paese di montagna, dove è costretta a trascorrere l'intero periodo di lockdown dovu...