Epilogo

192 13 4
                                    


Oh, it took a long long road to get here

It took a brave brave girl to try

I've taken one too many excuses, one too many lies

Don't be surprised, oh see you look surprised


Alicia Keys, "Brand new me"


ANNO 2020

AGOSTO

Città Grande


"Avevi ragione tu, Loris.

Nella mia mente ancora provata dagli ultimi avvenimenti, i ricordi faticano a riemergere.

Ma mi è bastato incontrarti una sola volta, due mesi fa, in quel bar, per comprendere quanto potente sia il legame che ci unisce.

Ho pensato così spesso a te, alle tue parole e al tuo sorriso, nelle ultime settimane. Mi hai sconvolta, corpo e anima, e non posso più liberarmi da questo desiderio.

Ho bisogno di rivederti, il prima possibile. Forse un nuovo incontro non sarà la chiave per aprire la mia mente su ciò che è stato, ma posso prometterti un nuovo capitolo, l'inizio di qualcosa di completamente diverso che sarà – spero anche per te – appassionato come ciò che ho iniziato a provare io.

Hai detto che in passato ci concedevamo delle fughe, dei viaggi insieme. Perché non ripartiamo da lì? Perché non incontrarci in un luogo tutto nostro, dove ricominciare a conoscerci?

L'ultimo weekend che volevamo condividere, quello che è terminato con la tragedia che ci ha ingiustamente divisi, lo avremmo dovuto trascorrere insieme in montagna.

Ti propongo di riprendere da dove le cose si erano interrotte. Conosco un posto speciale, un rifugio fra le vette sopra il mio paese di origine. È sconosciuto ai più, ma sono certa che saprà colpirti dritto al cuore.

Ti scrivo qui sotto le coordinate per raggiungerlo. Bada: ci si arriva solo a piedi, dopo una camminata mozzafiato. Non andremo insieme, perché questo sottrarrebbe magia al nostro incontro: mi troverai già lì ad attenderti.

Sorrido al pensiero del tuo arrivo in quel luogo remoto, dove la natura sarà la splendida cornice e l'unica testimone della nostra nuova unione..."


Daniel fece capolino da dietro la spalla di Tea, inarcando un sopracciglio.

"Non sarà un po'... troppo?" domandò perplesso, passandosi una mano fra i capelli.

Tea smise di digitare e si voltò a guardare il marito: "Ti ferisce? Possiamo lasciar perdere, se preferisci. Non avevo nessuna intenzione di..."

"No, no, tutt'altro!" la interruppe lui. "È solo che... è talmente palese che queste parole non potrebbero mai venire da te, Tea, che persino io mangerei subito la foglia."

Tea tornò a osservare il monitor con la mail pronta per essere inviata; poi si strinse nelle spalle.

"Naa," disse, "non è troppo. Non per lui, non per il suo ego. Lui non è te. Tu mi conosci. Ma lui... è talmente tronfio e sicuro di sé che inizierà a godersi il trionfo già dalla prima riga, te lo assicuro. Non ha fatto niente di illegale, altrimenti punirlo sarebbe stato più facile. Perciò..." concluse Tea, cliccando su invia, "perciò, ecco fatto. Solo come gesto simbolico. E da questo momento non voglio mai più sentire il suo nome."


*****


Tea aveva dovuto sbatterci la testa due o tre volte, prima di capire le sue intenzioni, ma alla fine aveva imparato così bene a interpretare il pensiero di Loris, che non poteva sbagliarsi. E difatti non si sbagliava.

Era un cupo e afoso sabato pomeriggio di fine agosto quello in cui Loris, sudando e maledicendosi per la fatica a cui aveva accettato di sottoporsi, risaliva lo stretto sentiero accidentato in direzione del rifugio Salvezza. Avrebbe dovuto fare delle ricerche più approfondite, quando aveva ricevuto la mail. Invece aveva dato retta a quella stupida di Tea e si era fatto trascinare lì dall'ingordigia e dal testosterone.

Prima che raggiungesse la vetta su cui era abbarbicata la baita, iniziò anche a piovere.

Loris grugnì. Gli dolevano i piedi, era già scivolato un paio di volte nel fango e non era del tutto certo che lo zaino coi suoi preziosi averi fosse effettivamente impermeabile. Come se non bastasse, un centinaio di metri più in basso, il cellulare aveva definitivamente perso il segnale.

L'unica cosa positiva di tutta quella sgangherata gita era che presto la bellissima sciocchina sarebbe tornata ad essere sua. Incredibile quanto il destino lo avesse favorito con i suoi piani. Se non fosse stato per l'incidente, portare a termine il suo ricatto sarebbe stato l'unico modo per averla un'altra volta per sé. Però non sarebbe durata molto.

Invece, ora, poteva manipolare quella mente ingenua, candida come una pagina bianca, imprimendo su di essa i ricordi e le sensazioni che più gli aggradavano. Non doveva nemmeno sforzarsi di mentire, era bastato il suo innato fascino per farla capitolare quel giorno di giugno in cui si erano rivisti.

Dopo tanta attesa il momento stava finalmente per giungere, e Loris fantasticava tra sé. Tea avrebbe dovuto farsi perdonare per quel seccante pomeriggio in salita. Per il resto del fine settimana la bella rossa sarebbe stata a sua disposizione. Non avrebbe potuto sfuggirgli, del resto. Nessuno sarebbe stato così avventato da lasciare il rifugio e ripercorrere in discesa il sentiero mentre imperversava la tempesta.

Nonostante le sue condizioni pietose, quei pensieri gli restituirono vigore, e Loris aveva un ghigno diabolico stampato in viso quando finalmente afferrò la maniglia e mise piede all'interno della baita lasciandosi alle spalle il temporale.

Nulla di ciò che si aspettava però lo accolse. Né Tea, né un grazioso bed and breakfast per amanti un po' folli e snob. Loris, incredulo, si guardò attorno, rendendosi conto solo in quel momento che la stanza principale della baita, quella in cui si trovava, era disseminata di sacchi a pelo, e realizzando che pochi altri servizi erano a disposizione lì dentro per garantire comfort e privacy.

Una ventina di paia di occhi lo squadrarono perplessi, poi i Lupetti scout si sciolsero in un fragoroso canto di benvenuto, segnando l'inizio di un lungo weekend da trascorrere insieme.

Qualcuno gli scattò anche una foto. Loris strizzò gli occhi, infastidito dal flash che portò al culmine la sua irritazione.


*****


Pietro diede una rapida occhiata all'anteprima sul piccolo monitor della macchina fotografica che aveva ricevuto in dono il giorno del suo nono compleanno. Chi gliel'aveva regalata gli aveva chiesto in cambio uno specifico favore, e Pietro si complimentò con se stesso per l'ottimo risultato ottenuto. L'espressione stravolta dell'uomo fradicio che aveva appena varcato la soglia del rifugio, impressa in quello scatto, era impagabile. 

Zia Tea e zio Daniel ne sarebbero stati sicuramente soddisfatti.



FINE

Non c'è una nuvolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora